25 novembre 2004

Alfonso

Alfonso merita due righe solo per lui.
Perché quel giorno le ho regalate tutte a Lila e alla sua felicità.
Perché era talmente tanta che mi aveva fatto dimenticare persino la mia.
La mia però c’era.
C’era eccome.
E dopo diversi giorni infatti è sempre qui.
E allora adesso che ho detto a Lila quanto sono felice per lei, per lei nel senso di quello che mi da anche solo il pensiero di lei, dico ad Alfonso quanto sono felice per lui, per lui nel senso di quello che mi ha dato il suo pensiero per me.

Alfonso è uno di quelli che hanno finito di soffrire ieri.
Ieri nel senso che si vede che non soffre più, non come ieri almeno.
Che vuol dire non soffrire più.
Per fortuna.
Alfonso è uno di quelli.
Che ha il viso di uno che ha finito di soffrire ieri e per questo ancora non ride e non balla di nuovo come l’altro ieri, e sorride riservato e parla a bassa voce e chiede scusa prima di chiederti se può regalarti una cosa di tuo papà.

Di quelli incredibili.
Di quelli che il viso è dolce.
Ecco perché si vede che non soffre più come ieri.
Poi non ride e non urla e non salta.
Però ha il viso dolce e lo porta in giro per centinaia di chilometri solo per incontrare altri visi dolci.
E quella voglia lì, chi soffre oggi, non ce l’ha.
Ecco perché Alfonso ora non soffre e ha il viso dolce.
Domani magari riderà, anzi, sicuramente, però intanto oggi è dolce, e per questo non ha niente da invidiare agli altri.
Mentre ero nella chiesetta ad aspettare che Lila mi dedicasse il suo primo libro, un uomo col viso dolce mi ha avvicinato e dopo avermi chiesto se ero io Bruno (l’ha pronunciato con la U, lo ricordo benissimo), mi ha detto:
“Ho una cosa per te, ho trovato un libro di tuo papà. Se non ti dispiace te l’ho portato perché sapevo di trovarti qui”.
Se non mi dispiace.

Io non sapevo.
Io non immaginavo.
Nessuna mail, nessun preavviso, nessuna traccia.
Non potevo sapere.
Ero lì per Lila.
“Ho qui con me un libro di tuo padre. Però non volevo distrurbarti, che ho visto che sei con gli amici e allora ho aspettato che finissi con loro per non distrubare”
per non disturbare.
Me che sono andato subito dai miei amici a dir loro cosa mi era appena capitato all’improvviso e inaspettatamente e non sono nemmeno riuscito a farglielo capire come lo provavo io.

Sabato mentre ero in una chiesetta un uomo col viso dolce mi ha avvicinato e mi ha regalato un libro di mio papà.
Chissà da dove viene Alfonso con quel libro.
“Sai Bruno, non sono di Torino, ma il libro l’ho trovato là”.
“Ma dai, Torino.
Anch’io sono di Torino, pensa.
Anche mio papà era di Torino, pensa.”
Eh si.
Eh già.
Io e mio papà siamo di Torino.
“Eh certo, Alfonso. In effetti per statistica, sapendo che lui viveva a Torino, è più probabile trovarli sulle bancarelle torinesi, non ci avevo mai pensato”.
Per statistica.

Sabato mentre ero in una chiesetta un uomo col viso dolce che arrivava da torino mi ha portato un libro di mio papà.
Quell’uomo mi ha scritto una mail per ringraziarmi di quelle due righe dell’altro giorno.
Lui che mi ha regalato cento pagine ringrazia me per due righe.
Mi ha scritto che ha avuto voglia di leggerlo e che per questo è tornato là dove ha trovato il libro e ne ha trovata un’altra copia che ha comprato per lui.
Su una bancarella in Via Po, ha detto.

Sabato mentre ero in una chiesetta un uomo col viso dolce che arrivava da Torino mi ha portato un libro di mio papà trovato su una bancarella in via Po e dopo avermelo regalato è tornato sulla stessa bancarella e ne ha trovato un altro per se.

Io non credo in Dio.
Non sono religioso.
Di nessuna religione.
Per questo non divido le cose in terrene e sovrannaturali.
Divido le cose in belle e meravigliose.
Che è pure di più, visto che non c’è niente di sovrannaturale.
È tutto vero.
Tutto così.
Perfettamente umano.
Meravigliosamente terreno.
Fisico.
Di quelli che quando accadono li puoi toccare.
Puoi stringere loro la mano.
Così se rimangono lì, puoi sentirne il calore, se volano via puoi aggrapparti e seguirli.

Grazie Alfonso.
La casa alla quale rinunciai come eredità, se non ricordo male, era in via Po.
O forse mi convinco solo che sia così, per essere, come dicevi tu, felice.
che le cose belle accadono.
Ed è perché so che accadono, che scelsi di non volere nulla di suo che non stesse in una mano.
E, come vedi, accadono.

11 commenti:

  1. Solo. Meraviglioso.

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  2. utente anonimo11:58

    Accadono!
    Si...
    :)
    LiLa

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  3. Anche tu sei molto fortunato: hai tante persone meravigliose intorno che vogliono la tua felicità! ... Alcuni te la donano a piene mani,altri contenuta in piccoli scrigni di carta e parole! ...

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  4. ...già... accadono.

    buongiorno!

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  5. in una mano ci possono stare anche tantissime cose.. di quelle che non si vedono.. di quelle che una volta che le hai li.. nella mano.. poi sei capace di portartele nel cuore..

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  6. utente anonimo13:34

    Sisi! confermo tutto! che quando è venuto oltre con quel libro in mano aveva l'aria (bru vuoi l'espressione poetica?)... incantata! cioè aveva il sorriso incantato! evviva le belle storie! mi

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  7. utente anonimo16:34

    ciao mi.....
    Mi ha fatto piacere vederti....
    E mi spiace che poi non t'ho piu visto...ma ero in CONFUSIONE TOTALE!!!!
    LiLa

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  8. utente anonimo19:04

    ciao lila! anche a me ha fatto piacere! poche pagine per finire il libro che sto leggendo e poi aprirò il tuo!!! :)

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  9. Certo che accadono :-*

    (e se fossi in te cercherei il numero di telefono del proprietario della bancarella di Torino, che forse potrebbe segnalarti quando trova i libri del tuo papà...)

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  10. In effetti si.

    Tanto ormai il mio numero ce l'hanno già i bancarellisti di milano...

    Possiamo anche espatriare.

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