13 maggio 2009

Era un commento ma la mia nonnina sta meglio in un post

L'altro giorno per esempio mi raccontava (ultimamente i racconti di quel periodo sono tornati d'attualità) di quando arrivò la prima volta nella sua prima casa, quella in cui abita tutt'oggi.

Mi raccontò che essendo una delle prime meridionali, l'intero palazzo la guardava con sospetto, nessuno la salutava, tutti avevano timore, nessuno oltrepassava il confine.
Poi un giorno accadde che lei andò in ospedale a partorire ma perse il bambino e quando tornò a casa scoprì che quelli del palazzo avevano raccolto pochi soldi per farle trovare quantomeno dei fiori.

Lei altrettanto titubante decise di fare una piccola cosa: fece un caffè e andò a bussare alla vicina per offrirglielo.
La vicina accettò e si sedettero in cucina a parlare.
Da quel giorno, ci diceva l'altra domenica, sono 54 anni che ogni volta che una del pianerottolo fa il caffè bussa alle altre per quei dieci minuti di parole tra un letto rifatto e un pranzo cucinato.

Mia nonna oggi tiene in piedi il palazzo.
A Torino hanno questa caratteristica qui: sono stanziali.
In quel palazzo in 54 anni sono cambiate forse due famiglie, al massimo tre, le altre sono le stesse identiche persone che vissero l'arrivo dei primi frigo negli appartamenti, delle prime lavatrici condivise con le vicine.
Lei vive sola e cucina, cucina un sacco, cucina per tutti.
Quando fa un piatto ne fa sempre tre e i due in avanzo li porta a un vicino piuttosto che all'altro e gli altri fanno lo stesso perché hanno imparato da lei.
Oggi che accanto a lei è arrivata una famiglia spagnola, mi diceva che per la prima volta forse assaggerà la paella perché la sua vicina per ricambiare le sue lasagne le ha promesso che le farà assaggiare la cucina spagnola.

Tiene in piedi il palazzo in termini di relazioni sociali.
Un palazzo dove abitano le stesse persone da 60 anni è un palazzo con un altonumero di anziani soli perché vedovi.
Lei è una delle poche ancora attive e autosufficienti e per questo fa da capitano della nave.
Ha il calendario con segnati tutti i compleanni e tutti gli onomastici di tutte le persone che conosce, siano famiglia o amici o solo vicini.
Lei è così, al mattino guarda il calendario per sapere a chi tocca, alza il telefono e gli regala un pensiero.
Se è del palazzo mette su la pentola e gli organizza una festicciola di compleanno per quattro cinque persone.
"le mie vecchiette", le chiama.
Il natale e il capodanno non si sgarra, si fanno a casa sua quasi fossero riunioni condominiali.
Lei mette su lo zampone, due lenticchie, fa qualche chilo di pasta a mano, accende su rai uno e chiama le sue due/tre amiche sole, che grazie a lei non sono più sole.

Quando vai a trovarla ogni cinque minuti le suona la porta.
"Rosa ti serve qualcosa, Rosa ho fatto il pollo, Rosa mi faresti l'orlo ai pantaloni di mio marito, Rosa vado a far la spesa ti serve il latte, Rosa lo vuoi un caffè" ogni cinque minuti, un numero di "contatti" al giorno che io non colleziono manco in un mese.

Quando torna al paese per l'estate, i sei mesi all'anno che passa in calabria, il palazzo si sente smarrito.
Ogni volta che torna è un via vai pazzesco di gente che viene a dirle che è contenta che sia tornata perché quando non c'è nel palazzo manca un perno, le sue amiche smettono di uscire di casa e di incontrarsi perché gli manca "la piazza".

Oggi parla della sua vicina spagnola come si parla dei nipoti, perché è una coppia giovane che sta "provando" a farsi un futuro.
Porta loro da mangiare e tiene loro la bambina, loro le promettono di farla viaggiare almeno attraverso la cucina spagnola.

Oggi fa quello che è stato fatto a lei il giorno che ricevette quei fiori per il bambino perso.
Un palazzo multiculturale, si potrebbe dire.
Uno dei palazzi con più relazioni umane che abbia mai visto in vita mia.
Un contenitore di gratitudine reciproca e vite rese meno sole e più ricche grazie a un campanello suonato senza timore.

Fascisti del cazzo, scompariste tutti oggi sfido chiunque a dimostrare che il mondo non sarebbe migliore.

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