18 gennaio 2010

Ginjina come se piovesse

Lisbona è disabitata.
Trovare un palazzo con finestre aperte di giorno e illuminate di notte è impresa ardua e gioco che ci ha impegnati, senza successo, per 4 giorni.
Non mi credevano, ho lanciato la sfida, ho vinto.

La grande azienda multimondiale, a conclusione di cerimonia di premiazione che ha consegnato a enne uomini felici premi in busta contenente 5/8000 euris in stock option più 5/8000 euriss cash più Rolecs più penne oro varie ed eventuali il tutto cadacranio a numero persone a tre cifre, ha chiesto un momento di calo festa per attenzione e partecipazione di millemila partecipanti a dramma di Haiti chiedendo raccolta offerte per sostegno alla quale l'azienda stessa avrebbe aggiunto di suo la stessa cifra raccolta tra i partecipanti.
Modalità di raccolta: insalatieri a uscita centro congressi disposti a corridoio, inevitabili insomma.
Anticipo l'uscita per non dover attendere che uscissero le duemila persone per varcare la soglia e fumarmi la sigaretta più incazzata dei 4 giorni causa incidente in diretta che ha vanificato la perfezione alla quale avevo lavorato giorno e notte.

Essendo appena fuori dalla porta e quindi all'uscita del corridoio dell'obolo forzato, assisto al versamento dell'obolo dei vincitori dei mille mila euro cadacranio.
Immaginavo carta che volava, vengo svegliato da tutto un titinar di monet(t)e.
Ad un veloce calcolo visivo ho stimato che ad Haiti, comprensivi del doppio aggiunto dall'azienda, dovrebbero arrivare dai dodici ai quindici euro.

Ho spiegato all'agenzia per la quale lavoravo il motivo per il quale loro non sono diversi dal cliente al quale lastricano la strada per l'inferno, la regista mi ha rimproverato di non essere ancora riuscito ad accettare la realtà.
Preferisco darmi della merda umana ogni volta, piuttosto che dirla normalità e gioire per la missione compiuta, le ho risposto.
Quando mi ha detto che ci vediamo al prossimo lavoro perché il cliente mi rivuole ho risposto "bisogna vedere se vorrò io".
"Perché non ti sei trovato bene con loro?" mi dice.
"Parlavo dell'agenzia" rispondo.

Andiamo avanti così da 15 anni, ci vedremo alla prossima, io darò loro delle merde, loro daranno a me dell'illuso idealista, ci compreremo una casa a testa e guarderemo le immagini del prossimo Haiti per capire come potrebbe essere pensato un logo che rappresenti la tragedia, insieme alla bontà, insieme alla grandezza dell'azienda che regala milioni di euro ai dipendenti e ne raccoglie 15 per i poveri neGri prima di salire sui pullman per andare a festeggiare l'anno in crescita a colpi di centrotavola da 100 euro cadauno.

Ho proiettato immagini che potrebbero tranquillamente essere il prossimo reportage di Report.
Anzi, se non sbaglio già ne avevano fatto uno.

Al risveglio oggi mail di ringraziamento del cliente con accento su mio lavoro personale.
Figurati, volevo rispondere, per molto meno c'è chi parte per l'Iraq e va a sparare alla gente in fila al mercato o a quel che ne resta.
Del mercato, dico.

Ho la netta sensazione che prima o poi in qualche aeroporto in qualche buco di culo di mondo incontrerò per caso mio padre.
Quello dei due che si è dato per morto e invece è vivo, intendo, non quell'altro che è morto ma finge di essere attivissimo.
Ho la netta sensazione che quel giorno morirò d'infarto fulminante pur essendo preparatissimo all'impatto.
Roba complicata da spiegare, ci vorrebbe uno psicologo ma l'ultima volta che ho parlato con quella di famiglia è lei che ha chiesto a me come gestirsi il resto della ciurma.
Auguri, le ho detto.
Io con i malati di mente sono un portento solo dai mille in su.
Per meno di mille non scendo manco più dal letto.

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