Alla fine non ci sarà nessun giudizio universale.
Non come è stato presentato fino a oggi, comunque.
Ci sarà semplicemente un gigantesco cinema da qualche miliardo di posti, sullo schermo del quale a turno verrà proiettata la vita di ciascuno, i suoi pensieri, le sue azioni quando lontano, le sue emozioni e sensazioni, le sue scelte, le sue scommesse e i suoi impegni, rispettati e non.
Ma nessun giudizio superiore, nessun verdetto, solo la visione per la prima volta pubblica di tutto ciò che in vita ci è precluso delle persone che abbiamo avuto intorno e accanto, perché oltre a quanto percepibile con i soli 5 sensi che ci (vi, io ne ho qualcuno in più) sono stati dati.
Alla fine di ogni visione il pubblico potrà trarre le proprie conclusioni prima di passare alla biografia successiva e sarà tutto un piovere di "l'avessi saputo...avessi visto...io credevo che...io ero certa che...fossi stato presente...avessi intuìto...ma perché non l'hai detto..."
E grandi martellate sulle palle della sala tutta per quella vita di occasioni sprecate che il 90% della sala si è dannata per anni per definire una vita consapevole, ma che consapevole lo era solo se per consapevole si intende consapevolmente basata su quelle tre cose che si credeva di aver visto, di aver capito, di aver compreso, di aver spiegato.
A sé stessi e alla sala tutta.
Nessun giudizio universale, nessuna punizione, niente di niente, fine film e tutti a casa.
A smazzarsi il proprio carico di rimpianti e rimorsi sfornati caldi caldi ai quali non si era in alcun modo preparati quando si entrò nel cinema spavaldi perché certi di non essere in procinto di vedere nulla di nuovo, nulla di sconosciuto, nulla che non si sapesse e del quale non si avesse sempre avuto perfetta padronanza e consapevolezza.
Una nuova seconda vita che in alcuni casi sarà peggio di qualsiasi inferno, motivo per il quale non ci sarà nessuna pena aggiuntiva ulteriore.
Si era entrati per giudicare il film, si uscirà film.
Per chi non era preparato, sarà devastante.
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