20 aprile 2012

A bocce ferme

L'intuizione è nient'altro che il deja-vu di un ricordo, il ricordo è la cola il deja vu è la mentina che ci butti dentro, l'intuizione è quel che avviene un secondo dopo, anche in termini di wow-effect e di probabilità di sporcarsi.
Non esiste il genio ma una lunga sequenza di cose da fare per le quali ci si prepara a colpi di crash-test convinti che avverranno come da calcoli, non capita sempre ma le volte che sì tu le centri al millimetro.
Sintetizzando il principio per cui se una cosa l'hai vista non puoi averla vista due volte -ed è ovvio che la seconda per prelazione non può che essere quella diversa tra le due- figurati tre che è il minimo per fare statistica, ti prepari all'arrivo di tutto può essere affidandoti al puro e semplice caso che poi altro non è che, a differenza di numerose credenze popolari, il terreno a te più consono e quindi usuale o viceversa se non ci credi poi tanto.
"noi siamo quelli a cui non è andata bene" ho detto ieri.
Quindi siamo quelli a cui è andata fin troppo bene, per quel fatto là della irriproducibilità, se così si può dire.
E infatti io a quaranta (quasi) anni ci sono arrivato più incazzato con me stesso che con gli altri e significa essere caduto, ma dalla parte giusta, quella che non ha urgenze perché non ti ferma il tempo.
Ad altri non è andata altrettanto bene e non riesco davvero a immaginare come dev'essere quel buio né credo di volerlo andare a scoprire.
Diciamo di poterlo
Guardo da fuori il male ed è una sensazione nuova di smarrimento-orientato perché non so come si maneggia ma so che non è mio, un punto a smarrimento un punto a orientato, bravi stringetevi la mano.
Non lo sto facendo io ed è oggettivo, due punti a orientato, un applauso a orientato.
Mi sta accadendo davanti e io non so cosa dirgli, nel senso proprio di non spetta a me trovare qualcosa da dirgli.
E sono un genio o una lunga sequenza di cose da fare perché ho avuto l'intuizione di non mettere nemmeno una parola che anche solo lontanamente possa rendersi appiglio riuscendo contemporaneamente a mettere giù quella che per me è invece una vera e propria mappa.
Inutile, quindi fine a sé stessa, ma comunque esercizio di stile.

7 commenti:

  1. Dopo averlo analizzato come un frammento di Eraclito, l'unica, evanescente epifania: più che déjà vu, de nouveau vu?

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    1. Eh appunto.
      Eraclito.
      Lo dicevo, io.

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  2. Lulalù01:00

    Io non ho capito niente ma mi mancava ''la stanza dei bottoni'' Aspettavo solo di ri-vederla per darti il mio Bentornato! :-)

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  3. Anonimo18:51

    E' la sensazione del superstite, di chi non tornerebbe mai indietro per portare con se gli altri nemmeno fosse stata una sua promessa. E questo perché consapevole che la fortuna non sorride due volte.
    E dunque no che le bocce sono ferme, ma corrono su un piano inclinato che spinge verso altre esperienze e persone più leggere fossero anche capaci di stimarti solo per il template. Questo significa essere sani. Gioiscine.

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    1. Lamadonna.
      Hai centrato non meno di una 50na di punti precisi diversi.
      Siamo in tanti là fuori.
      Poi certo, l'anonimato (che mi sta benissimo non stare a preoccuparti non ho interesse né voglia di sapere chi sei) mi impedisce di escludere che semplicemente tu sappia, ma preferisco pensare che invece sia solo questione di essersi banalmente capiti nel profondo millimetro.
      Il problema è che a questo punto non so se complimentarmi o essere dispiaciuto per te.

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    2. Anonimo12:18

      No, non sapevo perché non ho questo tipo di confidenza nel dialogo con lei da moltissimo tempo. Ma avendolo letto sopra l' ho sintetizzato per chi, del suo giro, pareva in difficoltà. Mi dispiace per lei, dunque, non siamo in tanti, ma si goda lo stesso ciò che per troppo tempo le e' stato negato. Io vado a vedere le previsioni meteo.

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