16 ottobre 2012

Quanto ci giochiamo questa volta sulla ruota della sua vita, sei mesi?

Una delle mie specialità era la risposta istantanea e fulminante, finché mi hanno mostrato le conseguenze, i morti e i feriti.
Il trucco è stato mostrarmeli come un prezzo da me considerato pagabile, vestendoli così di volontarietà e dolo.
Non lo erano, erano conseguenze dell'inadeguatezza di un mondo che all'immediatezza della verità non ha difese da opporre, ma alla conta la somma era lo stesso imponente e il peso conseguente, così la prudenza è stata naturale e il silenzio conseguente, dal momento che la risposta istantanea e fulminante vive di un solo elemento che la prudenza non modera ma dissolve: quell'immediatezza possibile solo se non ci si sofferma sulla conta, e relativa selezione, dei morti e feriti se non al prezzo di vedere il dolo farsi innegabile, varco al quale la difesa del mondo ti attende per divenire efficace.

Chi è perfetto entro un secondo è maldestro e fuoriluogo dal secondo in poi, lo sai.
Non c'è alternativa alla risposta istantanea e fulminante, se perdi il secondo perdi l'unico secondo, se ti chiedi se ferisci non ti muovi più perché il secondo successivo non è più risposta istantanea e fulminante, è apertura di questione e apertura di questione non è lo stesso campo di gioco, non è lo stesso campionato, non è neanche lo stesso sport, perciò o rispondi in un secondo o non rispondi più.
Da quando non rispondi più appari come uno che incassa, incapace di reagire, colpito ogni volta.
Tu invece conti ogni volta fino a due e a due hai già chiuso la scelta.
Torni a casa rifacendoti nella mente il film dei dialoghi e ricoprendo tutti i ruoli, mettendo le risposte al loro posto giusto, le persone al loro posto giusto, i pesi e le forze al loro posto giusto.
Per tenerti in allenamento, per ricordarti che se ti riattivassi nel primo secondo saresti ancora formidabile.
Ma anche per ricordarti che saresti implacabile.
Il mondo valuta le reazioni nei secondi successivi e se nei secondi successivi è silenzio il mondo percepisce vittoria perché vittoria è ciò che ha necessità di percepire.
Il silenzio, quel silenzio, a volte è invece anche cautela, protezione, perdòno, grazia di cui un giorno potrebbe in qualche modo voler esserti grato.



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