24 agosto 2014

Allo sto(r)ico Di Battista

In questi giorni quasi tutte le letture “politiche” sono state in qualche maniera condizionate dall’ormai famoso articolo con il quale il Movimento 5Stelle, tramite il blog di Grillo e a firma Di Battista (sono abbastanza convinto che l’articolo non sia frutto di Di Battista ma ne porti solo la firma, necessaria per dare alle forti posizioni contenute il carattere dell’opinione personale e non della linea ufficiale del Movimento, riuscendo nello stesso momento a dare loro il peso della condivisione dato il valore riconosciuto all’interno del Movimento a Di Battista, capra e cavoli senza mai scoprirsi, come sempre), ha preso posizione rispetto alla questione mediorientale.
In effetti sarebbe meglio dire che quell’articolo prende posizione contro l’occidente, gli Stati Uniti in particolare, e che la storia mediorientale sia semplicemente stata usata come pretesto per meglio trasferirla nella sua spugnosa base elettorale data l’attualità del tema.
Il M5S utilizza questo modello di propaganda con una regolarità e ripetitività tale, da essere ormai considerabile qualcosa più di una semplice strategia personale della firma che sigla la dichiarazione del momento.
Avendo una base elettorale composta in larga parte da persone con un bagaglio culturale che inizia a formarsi in coincidenza con l’inizio del progetto M5S, alla cui rete di siti internet collegati più o meno dichiaratamente non a caso riconosce anche il valore di uniche fonti dalle quali prendere le informazioni con cui crearsi quel bagaglio, l’M5S è consapevole che il miglior modo per veicolare le proprie posizioni verso quella base elettorale è l’associarle alla cronaca contemporanea, in termini di giorni e non di periodo storico, essendo l’unico paniere di informazioni che quella base conosce perché al suo interno immersa quotidianamente attraverso i media.
Se c’è un importante evento che prende il principale spazio sui media, l’M5S fa suo quell’evento prendendo immediatamente posizione così che la sua base abbia modo di decodificare (e fare suo) il messaggio che gli arriva incartato in un evento a lei noto che non richiederà ricerche per decodificare l’incarto prima che il contenuto.
Questa cosa accade da circa un anno sempre uguale.
Se c’è un importante processo i parlamentari saranno sui gradini del Palazzo di Giustizia a farsi fotografare mentre “fanno scorta al magistrato” attivando la base che riempirà nelle ore successive la rete di “Guai a chi lo tocca, se la vedrà con noi”.
Del magistrato il giorno dopo non si saprà più nulla, se non che ha ripreso il suo lavoro e a fargli da scorta saranno come sempre gli angeli silenziosi che gliela facevano anche il giorno prima e senza bisogno di farsi fotografare.
Se c’è in discussione una riforma costituzionale i parlamentari saranno in piedi davanti ai cancelli per impedirla, naturalmente con corposa dotazione di media che corrono a riprendere il tutto, della Costituzione il giorno dopo ne parlerà solo il giornale di riferimento e chi avendo letto il progetto iniziale M5S si ricorderà che il farne carta straccia era tra i pilastri principali del programma che diede al M5S quel 30% grazie al quale oggi possono andare a difenderla.
Se c’è un terremoto il M5S correrà a fare donazioni con grandissimi assegni di cartone e tante telecamere al seguito, il giorno dopo dei terremotati se ne ricorderà solo qualche giornale, per esempio quel L’Unità che un paio di mesi dopo gli chiese di mostrare il bonifico vero oltre all’assegno di cartone, ricevendo con tono sprezzante la foto di un bonifico recante data del giorno dopo la richiesta, e la base elettorale che a elezioni europee perse correrà a verificare se i destinatari della donazione abbiano o meno votato M5S per battere Renzi, quello del voto di scambio con gli 80 euro, augurando loro un secondo terremoto nel momento in cui scoprirono che no, Mirandola non ha votato in massa M5S nonostante gli abbiano sganciato un sacco di soldi.
Questi sono i giorni dell’ISIS e questo è il nuovo carro sul quale l’M5S carica il suo armamentario retorico per farlo arrivare alla sua base e così esce l’articolo a firma Di Battista che spiega al mondo come tutto quello che accade sia da ricondurre a responsabilità dell’americano che per soldi uccide bambini, tra qualche giorno dell’ISIS nessuno di loro parlerà più se non quelli che accompagneranno Grillo all’ennesimo cocktail all’ambasciata americana dove viene convocato ogni tre mesi per sapere un po’ come procede quella sua battaglia per cancellare la sinistra parlamentare.
Nel frattempo di USA comunque si parla e non passa minuto che in rete non s’incontri il fanatico che chiede a tutti di inchinarsi alla saggezza e al coraggio di Dibba, unico capace di farsi scudo contro gli Yankees per proteggere i bambini del terzo mondo, fanatico che una volta sì e l’altra pure ricorda a tutti l’informazione appresa un mesetto fa al massimo due e cioè che gli USA sono quelli che hanno bombardato con l’atomica una città di civili.

Allora in questi giorni ho ripensato a quel fatto là dell’atomica e del Giappone, ho letto tutto l’articolo di Di Battista e ho pensato alle ricostruzioni storiche, a come cambino mettendo o togliendo gli eventi e mi è tornato alla mente un evento storico che non solo la base M5S ignora completamente, ma anche il resto del mondo tende a non ricordare mai abbastanza anche grazie a un’opera di vera e propria rimozione storica che in pochi casi è stata efficace come in questo e nonostante l’abnormità dell’evento sia in termini di orrore che di influenza sulla storia successiva, in particolare proprio sul bombardamento di Hiroshima e Nagasaki.

Poche volte la storia umana ha aperto quelle parentesi all’interno delle quali avviene una vera e propria dissoluzione del confine che separa l’uomo dall’animale, confine che naturalmente viene subito ripristinato a parentesi chiusa.
Nella memoria collettiva la parentesi più grande che la mente automaticamente richiama è la Shoah, seguita da una lunga pausa interrotta da quella che viene considerata la parentesi successiva e cioè Srebrenica e tutto l’orrore collegato nella guerra dei Balcani, anche quando avvenuto in città modalità e numeriche meno d’impatto di quel singolo episodio, se così possiamo chiamarlo.
Se non fosse collegata a una guerra considerata locale, anzi nella ricostruzione di Berlusconi “un problema di ordine pubblico” e cioè la guerra in Cecenia, anche la vicenda di Beslan avrebbe vinto nella memoria collettiva un posto d’onore tra le parentesi nelle quali l’uomo si è fatto animale, ma purtroppo per quei bambini non è andata così e quindi a loro è rimasto null’altro che un posto nella memoria delle loro madri e dei loro padri, che li videro trucidati in diretta senza nemmeno poter capire se furono uccisi dal fuoco dei terroristi o da quello dell’esercito Russo che decise che aprire il fuoco dentro quella scuola sarebbe stata una soluzione efficace.
Così come un posto non l’hanno trovato nemmeno nella memoria di Di Battista o chi per lui, che nella ricostruzione storica con la quale ha spiegato alla sua base la forma che ha un terrorista che uccide bambini, un cenno a Beslan proprio non è riuscito a ricordarsi di mettercelo.
Forse perché né quelli che chiusero 1200 ostaggi nella palestra lanciando granate contro quelli che volevano andare in bagno né l’esercito che entrò sparando erano americani, vai a sapere, o forse perché se nessun drone ha abbattuto la casa di quelli che riempirono di esplosivo una scuola elementare non sono considerabili terroristi nell’accezione M5S, chissà.
Sta di fatto che morirono centinaia di persone, segnatevelo perché è accaduto anche quello nella storia del terrorismo che uccide civili con l’esplosivo e magari potreste incontrare un M5S che vi potrebbe rispondere “Beslachè?” perché in quegli anni aveva la stessa età di quei bambini.
In ogni caso segnatevelo comunque, perché quel giorno sono morti 186 bambini senza ONU, senza USA, senza M5S, solo con i pantaloni bagnati prima di piscio e poi di sangue, in entrambi i casi il loro, e non li si piange mai abbastanza.

Insieme a quelle due parentesi di inumanità ce n’è una terza che non viene mai citata nonostante abbia letteralmente cambiato, o diciamo pesantemente contribuito a cambiare, la storia del mondo e delle guerre, essendosi tra l’altro svolta negli anni in cui contemporaneamente si aprì anche la parentesi Shoah, cioè gli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale.
Si tratta di quella parentesi (s)conosciuta come Il Massacro di Nachino.
Ora io non sono uno storico né aspiro ad esserlo, quindi adesso metterò qui solo i perché è decisamente il caso che quelli di voi che leggendo quel nome non hanno visto apparire nulla nella mente si vadano a cercare documenti più estesi, dettagliati e precisi di questo mio amatoriale e incompetente riassunto.
Sia questo riassunto che i documenti più dettagliati sono sconsigliabili a chi è sensibile all’orrore anche solo immaginato, quindi se fai parte di quella categoria fermati qui e ci vediamo al mio rientro.

Il 13 Dicembre 1937 l’esercito giapponese entra a Nanchino, in quel momento capitale della Cina, incontrando nessuna resistenza da parte dell’esercito cinese presente anche grazie a ciò che precedette quell’ingresso in termini di racconti della devastazione lungo la strada che portò i giapponesi alla capitale.
Occupata la capitale, su ordine di Yasuhiko Asaka, zio dell’imperatore Hirohito e da quest’ultimo nominato responsabile dell’esercito d’invasione, per sei irreali settimane venne sospesa l’umanità e si aprì qualcosa che ha tutti i contorni per essere definito quanto di più vicino all’idea di inferno l’uomo abbia potuto inventare: ai soldati venne dato il via libera all’orrore.
E tale fu.
Per sei settimane venne superato qualsiasi confine tra l’uomo e l’animale, si uccise per il solo gusto di poterlo fare impunemente, vennero stuprate ventimila donne, legate nude ai pali nelle strade perché i soldati le potessero trovare pronte al passaggio, donne sfinite nelle carni e poi uccise quando non più stuprabili perché massacrate, prima di finirle impalandole con canne di legno venivano mutilate dei seni con le baionette, stesso destino veniva riservato ai bambini, chiusi nudi dentro stanze infernali senza cibo né acqua per essere stuprati da gruppi interi di soldati, che a lavoro compiuto li castravano e li uccidevano aprendo loro la pancia e gettandoli in mezzo alla strada, ai padri veniva imposto di stuprare i figli e le figlie prima di essere in ogni caso tutti uccisi, i figli venivano obbligati a violentare le proprie madri prima di essere a loro volta decapitati, gli uomini più fortunati venivano fucilati, gli altri decapitati con le spade in dotazione, l’inferno fu tale che riuscì a concedersi persino il lusso del ludico nel momento in cui due ufficiali (ma questo avvenne lungo la strada per Nanchino quindi prima e giusto per far sapere cosa stesse arrivando in città) si sfidarono a giocare a chi sarebbe riuscito a decapitare per primo 100 persone, le donne e i bambini non più violentabili venivano portati lungo il fiume, spogliati, legati e sepolti vivi o uccisi con le baionette prima di seppellirli, gli uomini venivano uccisi e anche loro gettati nel fiume, lungo il quale le teste tagliate venivano posizionate su pali di legno.
In sei infernali settimane vennero uccise, uno per uno e in modi ogni volta più orrendi, circa 350.000 persone, quasi tutti civili.
Gli unici che si salvarono dall’orrore devono la loro vita, qui sta l’elemento che mostra quanto il termine inferno sia appropriato, a quello che in quel momento era la parte infernale del resto del mondo e cioè al nazismo.
Il massacro di Nanchino fu così infernale, che il protagonista buono fu un nazista.
Tale John Rabe, un tedesco che lavorava a Nanchino per la Siemens e che a occupazione avvenuta e massacro avviato riuscì, insieme agli altri stranieri, a istituire un’area di città extraterritoriale risparmiata dai giapponesi grazie a un patto che in quel momento legava la Germania al Giappone e soprattutto alla minaccia dell’intervento tedesco.
Garantita l’intangibilità di quel distretto, l’area che prese il nome ufficiale di Area di Protezione di Nanchino divenne rifugio per chiunque riuscisse a entrarci, dato l’inferno esterno più di quanti umani si riesca a immaginare siano disposti a schiacciarsi dentro una scatola di 4 km quadrati, portando John Rabe a diventare l’uomo che salvò la vita a circa 250.000 mila persone, solo una parte di quelli che non riuscirono a salvarsi.
Chiusa parentesi.

Perché questo episodio cambiò la storia?
Perché quando la notizia di quanto avvenuto in quella città uscì e raggiunse prima l’Europa e poi gli Stati Uniti, spostò l’opinione pubblica in una direzione che permise negli anni successivi agli Stati Uniti di far passare con più facilità l’idea dell’attacco al Giappone e, successivamente, dell’atomica che chiuse un periodo storico nel quale i Giapponesi uccisero, si stima, milioni di persone.
Se venne sganciata l’atomica su Hiroshima e Nagasaki senza l’opposizione dell’opinione pubblica, fu anche grazie a ciò che si venne a sapere, nonostante l’opera di rimozione successiva operata anche da Mao che per salvare i successivi rapporti col Giappone e soprattutto perché non particolarmente turbabile dal tema "milioni di morti" suoi connazionali fece scomparire dai libri ogni riferimento a quelle settimane, del Massacro di Nanchino.
Nel quale morirono per mano del diavolo in persona e uccise una per una 350.000 persone, quasi il doppio di quante ne uccise l’atomica che fermò la guerra e soprattutto il Giappone, quel Giappone, che negli anni fino al 6 agosto 1945 tra prigionieri di guerra e territori conquistati finché non venne fermato dall’atomica, in quel modo, uno per uno, ne uccise milioni.



Mentre io sono via per lavoro, se lo incontrate ditelo al Dibba lo sto(r)ico.

24 commenti:

  1. Grazie del contributo: ammetto che non ne sapevo nulla - solo qualche remota, e dubbia, reminiscenza cinematografica ("L'ultimo imperatore"?). In ogni caso, anche se si trattava di "quel Giappone", i civili giapponesi erano innocenti quanto quelli cinesi, quindi gli eccidi di Hiroshima e Nagasaki rimangono comunque tra i più gravi crimini di guerra (cosa ben diversa da attacchi terroristici, peraltro) di sempre, non solo né tanto per il numero delle innumerevoli vittime (immediate e successive) ma soprattutto per le motivazioni, cioè la ritorsione, la prostrazione e l'umiliazione inferte a una nazione nemica tramite il massacro di civili: press'a poco le stesse dei Giapponesi a Nanchino nel '37.

    Al di là delle considerazioni storiche, comunque, fatti come quelli (e come tantissime altre "parentesi nella Storia" precedenti, successive e attuali, la grande maggioranza delle quali pressoché sconosciute) dovrebbero suscitare anche qualche interrogativo "antropologico", sulla reale natura dell'uomo: insomma, siamo tanto intrisi di Male che alla nostra (di uomini: perché il punto è che quelli, purtroppo, sono uomini come noi, non "mostri", come troppo comodamente li si definisce di solito) labile coscienza basta la prima giustificazione legale (l'ordine o il permesso da parte dell'autorità) o morale (la persuasione ideologica o "religiosa") per spalancare al Male che alligna in noi le porte della nostra volontà, e renderci suoi entusiastici strumenti? Insomma: per riprendere la tua metafora della parentesi, siamo davvero sicuri che siano quegli orrori a essere le parentesi, le zone franche rispetto a ogni legge e ogni morale? o non saranno invece la legge e la morale (in una parola: la civiltà) ad aver faticosamente costituito per l'uomo nel corso dei secoli e dei millenni alcune, più o meno lunghe e solide ma non impermeabili, "parentesi", zone franche rispetto alla natura umana, di per sé estremamente ambigua e cedevole nei confronti del Male? Che cosa c'è, insomma, al di là della civiltà, chi saremmo senza di essa? E noi stessi, tutte persone ragionevoli e beneducate e intelligenti, se non fossimo nati dove siamo nati e cresciuti come siamo cresciuti, siamo sicuri che non saremmo potuti diventare sadici e compiaciuti aguzzini?
    Vorrei tanto riuscire a rispondermi con sicurezza, ma purtroppo, se devo essere veramente sincero con me stesso, non ci riesco.

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    1. Ci sto pensando moltissimo anch'io a questi temi in questi ultimi giorni per via del gran parlare che si sta facendo su quelle belve dell'IS, e sono arrivata alla conclusione (espressa come al mio solito in modo non particolarmente scientifico) che in ciascuno di noi c'è un nucleo (sepolto più o meno in profondità) costituito da una piccola creatura rabbiosa e dolente che grida "Non è stata colpa mia!" (ovviamente io me l'immagino colla voce di John Belushi...) e da una belva sanguinaria che vuole solo applicare il sistema della Regina di Cuori di Alice con tutti quelli che le tagliano la strada.
      Continuiamo a rimanere esseri umani non se neghiamo di avere dentro di noi la belva assetata di sangue, ma se sappiamo tenerla strettamente sotto controllo.

      Tra l'altro, pensando a 'ste cose ho anche capito perché quelli di IS mi facciano così orrore: di solito chi mira ad instaurare un regime totalitario si preoccupa per prima cosa di blandire e rassicurare la piccola creatura stupida e dolente che vorrebbe attribuire tutte le colpe e tutte le responsabilità a qualcuno di diverso da sé (hitler ha fatto così, mussolini ha fatto così, grillo sta provando a fare così ma per fortuna di tutti è un disastro anche come aspirante dittatore e non solo come comico), e solo in un secondo tempo, una volta preso il potere, provvede a dare il 'via libera' alla belva.
      Quelli di IS no, se si guardano i video propagandistici che han permesso venissero girati nel califfato è evidente che loro si stanno rivolgendo direttamente alla belva assetata di sangue.

      E per venire alle tue domande, secondo me non è una questione di civiltà o di cultura o neppure d'intelligenza (ché a quanto pare il terrorista che ha tagliato la testa a Foley è stato educato in Inghilterra ed è una persona colta cresciuta in un Paese civile), è una questione di capacità individuale di tenere sotto controllo la belva, e quella non dipende da dove si è nati e cresciuti ma proprio da come si è fatti come singoli individui.

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    2. E che cosa sarebbe, quindi, a determinare "come si è fatti come singoli individui"? Usciremmo già belli e pronti, fatti e finiti, dal grembo materno, buoni o cattivi ab ovo nel senso più letterale possibile? O non saremo forse duttile creta proteiforme (più o meno molle a seconda della natura di ciascuno, d'accordo, ma pur sempre duttile soprattutto negli anni della crescita e della formazione), plasmabile e modificabile a seconda dell'atmosfera che respiriamo fin dai primi giorni e poi dell'ambiente, dell'idea di normalità vigente nella nostra realtà quotidiana, quindi ancora dell'educazione, dell'istruzione, il tutto certo più o meno filtrato dalla nostra più intima personalità individuale, ma poi - la domanda forse più inquietante - chi sa quale sia la più autentica natura di quell'intima personalità individuale? Dicendo "noi stessi, tutte persone ragionevoli e beneducate e intelligenti" non intendevo tanto esaltare il valore di una buona formazione educativa e scolastica, quanto mettere in dubbio proprio la nostra natura originaria, cioè: senza quella storia personale e quella formazione individuale, prima di essere noi stessi "civilizzati", chi eravamo? se fossimo cresciuti in pieno "stato di natura", chi saremmo diventati? l'indole umana originaria è affine a quella animale, sanamente volta al bene proprio e magari del proprio nucleo "familiare" (e solo in funzione di esso contemplante la possibilità del male altrui), oppure oltre che al bene proprio è intrinsecamente volta anche al male altrui (un "male per il male", puro e gratuito, non un "male per il bene"), e solo una profonda e costante opera di educazione e istruzione, di "civilizzazione" appunto, riesce nella maggior parte dei casi a dissuadercene? Insomma, schematizzando brutalmente: sono i "cattivi" a essere stati persuasi al male, o piuttosto sono i "buoni" a esserne stati dissuasi?

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    3. Interessante questa riflessione di Dionysus e Bee.

      Io parto da un presupposto, ossia che homo sapiens è mosso più o meno dagli stessi meccanismi che muovono altri mammiferi: in fondo non siamo poi così dissimili e al momento non conosco un singolo comportamento (sessuale, sociale, ecc) che esista solo in homo sapiens.

      Ciodetto, noi siamo spinti alla sopravvivenza nostra e dei nostri geni. Questo è garantito da un certo "egoismo" (il bene mio immediato) mescolato con "altruismo" (il bene immediato degli altri). Atteggiamenti sociali costruttivi sono infatti tipici di molto mammiferi e si basano sul concetto che il branco sopravvive meglio dell'individuo singolo, pertanto siamo portati a rafforzare i legami sociali attraverso mille atti e anche quelli in apparenza disinteressati (faccio l'elemosina a un mendicante) sono in realtà sistemi inconsci per rinforzare il branco e quindi indirettamente anche il nostro benessere.
      La crudeltà verso i membri di branchi rivali è pertanto assolutamente coerente con la generosità verso i membri del nostro stesso branco.

      Ma dove finisce il "nostro branco"? Qui intervengono fattori educativi: alcuni considerano il branco costituito dall'ntera umanità, mentre altri lo circoscrivono ad ambiti più ristretti.
      Provare pietà verso uno sconosciuto che soffre sigifica che tendiamo a considerarlo parte del nostro branco.
      Ecco perché Mussolini fa una propaganda rassicurante e l'ISIS una propaganda violenta: il primo ci sta dicendo "Sono del tuo branco: affidati a me e insieme prospereremo", il secondo ci sta dicendo "Sono del tuo branco: affidati a me e insieme faremo fuori le minacce".

      La mia logica non si fonda su un bene e su un male assoluti e forse qualcuno potrebbe accusarmi di relativismo. Ci tengo pertanto a precisare che anche per me la strage di Beslan rappresenta il "male"; ritengo però che "male" e "bene" siano concetti non applicabili direttamente ad un ambito naturalistico, né discendono da un Dio.
      Ma quando analizziamo gli istinti di homo sapiens, è in ambito naturalistico che dobbiamo scendere.

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    4. Dionysus, quello che hai scritto qui sopra m'ha fatto venire in mente l'annoso dibattito della gente di scienza sul ruolo delle caratteristiche fisiologiche confrontato con il ruolo dell'educazione nella determinazione dei comportamenti umani, insomma il buon vecchio Nature vs Nurture.
      Quel che fa di noi ciò che siamo son le caratteristiche con cui nasciamo oppure l'educazione che riceviamo?
      E a questo punto mi è venuto in mente anche un libro di Caleb Carr che ho letto anni fa, "L'angelo delle tenebre", in cui viene ricostruito un caso criminale che credo fosse realmente accaduto agli inizi del Novecento.
      Era un libro interessante non solo per la tesi che sosteneva, secondo la quale nelle donne l'istinto a riprodursi non necessariamente va di pari passo con il desiderio effettivo di maternità, ma anche perché parlava degli studi fatti nei primi decenni del Novecento per vedere se esistesse una correlazione tra fisiologia del cervello e comportamento criminale.
      Nel libro dicono che siccome non era stato possibile trovare una causa fisiologica ai comportamenti devianti e criminali, si è assunto da quel momento che questi tipi di comportamenti dipendessero dall'intorno in cui avveniva la crescita degli individui; ne è derivato tutto un filone di pensiero che io riassumerei in "Io faccio [inserire comportamento deviato, disturbato o criminale a piacere] perché ho avuto un'infanzia difficile".
      Ovviamente, non dovrebbe essere molto difficile intuire che per quanto mi riguarda son totalmente in disaccordo con questa corrente di pensiero, ché ho avuto un'infanzia ed un'adolescenza tutt'altro che serene, eppure quando, verso i diciott'anni, mi son trovata in una situazione nella quale è affiorata in me la belva sanguinaria e, come si dice, 'ho visto tutto rosso' (e non è soltanto un modo di dire, eh!), me la son cavata con un forte mal di gola (per aver urlato "Bastaaaa!!!" con quanto fiato avevo in gola) e con una bella ammaccatura sul piano del tavolo (ché avevo un ferro da stiro in mano, e di quelli vecchi, belli pesanti), anziché finire negli annali di cronaca nera.
      Insomma, secondo me i comportamenti in cui la belva prende il sopravvento non dipendono da traumi infantili, ma la causa va ricercata nei mille meandri del funzionamento della mente umana, su cui non si sa ancora abbastanza.
      E a questo punto m'è anche venuto in mente il discorso che mi ha fatto qualche anno fa un giovane agente di polizia che mi ha detto come in moltissimi casi criminali il problema principale sia stabilire il livello di consapevolezza e quindi il grado di responsabilità delle persone arrestate.
      E' davvero una questione intricata, questa.
      (Spero di non essere stata troppo sconnessa nell'esposizione di quel che volevo dire (in caso scusate e portate pazienza), ma stasera son piuttosto cotta, però desideravo ugualmente intervenire in questa discussione così interessante, e nei prossimi giorni non so se avrò possibilità di connettermi).

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    5. @Dionysus

      Mettiamola così:
      Le parentesi sono, come dici tu, delle finestre temporali che non aprono a una violazione della propria natura ma alla sua liberazione.
      Quindi sì, è corretto dire che con ogni probabilità il motivo per il quale quando si riceve l'autorizzazione al "senza freni" ciò che accade è che viene fuori il peggio delle persone, è che quella è la natura originale dell'uomo.
      Diciamo che sono finestre che non mettono in pausa la propria natura ma la sua (abituale) repressione.
      E questo è probabilmente il motivo per cui, fatta la tara dei personali limiti morali di ciascuno, nel momento in cui per contesto, momento, condizioni, viene meno non tanto il limite di quella propria morale ma il timore delle conseguenze della sua violazione, ciò che ciascuno è portato a fare è il concedersi di superare quel limite anche quando non ce ne sarebbe la necessità.
      Questo perché è proprio la possibilità di violare quel limite, solitamente impedita appunto dalle conseguenze sociali, ad essere essa stessa necessità.

      Quando ci si trova in contesti nei quali il superamento del cancello della propria morale non ha conseguenze, in sostanza, si è spinti a superarlo non perché si abbia bisogno di rubare, uccidere, tradire, violare (ciascuno ha il suo) ma perché si ha bisogno semplicemente di oltrepassare quel cancello.
      Proprio in quanto esperienza (non solo espressione) di libertà personale.

      Rispetto all'atomica = crimine di guerra, pur condividendo il punto onestamente non riesco a dirla scelta sbagliata in assoluto.
      Certo l'alibi del "così chiudiamo la guerra con "sole" 200.000 vittime" è appunto poco più di un alibi, ma è anche vero che poi alla fine così è stato.
      E a giudicare da come combattevano i giapponesi credo sia uno di quei casi nei quali l'alibi, pur restando tale, si è poi tradotto in un risultato effettivo in linea con la giustificazione.

      Al di là di come sarebbe finita quella guerra (boh), credo che senza quella scelta se ne sarebbero viste molte altre e ben più sanguinose.
      Così come sono abbastanza convinto che stia per finire anche questa parentesi "senza atomica".
      Non ci credo che un pianeta sul quale ne sono stoccate così tante riesca a non utilizzarne nemmeno una ancora per molto.
      Ora bisogna solo capire chi e perché sarà il prossimo a usarla e di quale potenza, ma credo che la nostra generazione farà in tempo a vederla usare.

      Boh, chissà, ho poco tempo e l'ho buttata un po' lì così.
      Scappo, ché devo tenere in alto la bandiera dell'economia italiana in incredibile ripresa.

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    6. Sergio00:13

      Mi sembra molto vago e fumoso il tuo "ragionamento"

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    7. Inizio dalla fine: sul resto, risposta complessiva a breve.

      @ Bruno: questione "atomica". Ecco: a forza di traviarti verso un approccio più pragmatico e meno idealistico alla politica... ho creato un mostro! :-D Allora, d'accordo che il criterio supremo per valutare la giustezza di una risoluzione politica (che sia una legge, un'azione di guerra o qualsiasi altra cosa) è valutarne l'efficacia per il bene della Nazione, però ogni ambito dell'agire umano ha da sempre le sue leggi fondamentali: leggi spesso non scritte, perché talmente connaturate a ogni idea di umanità da essere la premessa sottintesa e necessaria a ogni considerazione ulteriore. Le si potrebbe definire leggi "antigonidi", dal nome di Antigone, la famosa eroina greca che sfidò il potere costituito per onorare proprio una legge di questo genere, quella che prescrive di dare degna sepoltura ai morti, chiunque essi siano e qualsiasi cosa abbiano fatto (in quel caso un guerriero nemico, suo fratello): un'altra di queste leggi, probabilmente la più importante nelle situazioni di guerra, è proprio quella di risparmiare i civili, precetto che la civiltà occidentale, dai tempi dei Greci e dei Romani, ha sempre considerato tra i più sacri del proprio retaggio, pur avendolo di fatto violato più volte anche in modo particolarmente aberrante. Quindi, tornando al punto, le atomiche del '45 saranno pure state efficaci e risolutive e le strategie belliche dei giapponesi dell'epoca saranno pure state fottutamente micidiali, ma resta il fatto che quella fu un'azione bellica tanto infame quanto il massacro di Nanchino nel '37, e che le differenze tra i due episodi sono molto più estetiche che etiche (che bisogno c'è di umiliarli e massacrarli uno per uno quando puoi comodamente liquefarli tutti in un colpo? sistema rapido, pulito ed efficiente: più nazisti dei nazisti). Altrimenti, assumendo il tuo criterio (efficacia = giustificazione storica), si sarebbe potuto giustificare storicamente pure il massacro di Nanchino, se fosse riuscito a porre fine alla guerra, e se la Cina dell'epoca fosse stata temibile quanto il Giappone del '45.
      In ogni guerra moderna (da quando le battaglie non si disputano più sui campi di battaglia appunto, fuori le porte della città) i civili finiscono purtroppo per essere vittime incidentali, "danni collaterali", e già questo è gravissimo: quando però la popolazione civile diviene essa stessa l'obiettivo strategico, e anzi se ne persegue studiatamente l'annientamento fisico e morale nei modi più crudeli e disumani, allora non si può neppure più parlare di guerra, ma solo di bassa macelleria. Almeno per come la vedo io, quella è nient'altro che la porta principale nella cinta muraria di ogni civiltà, superando la quale quella civiltà semplicemente perde se stessa: chi compie una tale barbarie diventa egli stesso barbaro, se già non lo era.

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    8. Bruno, hai scritto:
      "Quando ci si trova in contesti nei quali il superamento del cancello della propria morale non ha conseguenze, in sostanza, si è spinti a superarlo non perché si abbia bisogno di rubare, uccidere, tradire, violare (ciascuno ha il suo) ma perché si ha bisogno semplicemente di oltrepassare quel cancello.
      Proprio in quanto esperienza (non solo espressione) di libertà personale."

      Non sono d'accordo.
      Mi son trovata due volte sulla soglia di quel cancello lì ed entrambe le volte il timore delle conseguenze sociali non è neppure entrato tra gli elementi di valutazione per decidere se oltrepassarlo o no: in un caso si è trattato di dover decidere in pochi istanti e quindi la decisione è stata totalmente istintiva, nell'altro ho avuto agio di valutare con calma e quindi la decisione è stata ragionata, ma in entrambi i casi il timore delle conseguenze sociali non è neppure stato preso in considerazione.
      Insomma, quello che mi ha fatto decidere di non oltrepassare quel cancello non è stato il timore di una punizione esterna, ma la consapevolezza che per me le conseguenze morali sarebbero state inevitabili e devastanti.
      A me non basterebbe che l'oltrepassare quel cancello venisse legittimato dall'esterno, dovrei essere io a permettermelo, e quello niente al mondo riuscirebbe a farmelo fare (e non lo sto dicendo per vantarmi di una qualche superiorità morale (che per carità!), ma come dato di fatto risultante da esperienze vissute e quindi già sperimentate; dopotutto, tendo a parlare delle mie esperienze non solo e non tanto perché il mio ego non sia ipertrofico almeno quanto il tuo, ma anche e soprattutto perché son le uniche delle quali posso parlare con piena cognizione di causa).
      Che poi la legittimazione esterna ad attraversare quel cancello eserciti un notevole fascino è senz'altro vero, e ci ho pensato quando ho visto 'Schindler's list'.
      Se quel film si proponeva come scopo quello di mostrare che la delega del potere di vita e di morte dallo Stato a singoli individui è assurdo prima ancora che sbagliato, ha completamente mancato l'obiettivo (secondo me, quell'obiettivo lì invece l'ha centrato in pieno 'La vita è bella' di Benigni), ché al contrario ha mostrato come l'offerta di questo potere abbia un'attrazione così forte da far molto spesso superare ogni considerazione di carattere morale.
      Insomma, tutti noi vorremmo spazzar via chi ci ha fatto del male, o, se sufficientemente esasperati, ci possiamo soffermare a desiderare di spazzar via anche chi ci danneggia o ci ostacola, ma se arrivasse qualcuno che legittimasse il nostro poter spazzar via gli 'ostacoli', per quanto si possa essere attratti dal desiderio di sperimentare quella che chiami libertà personale non penso che tutti oltrepasserebbero quel cancello.
      Io non lo farei, e leggendo di quel che è successo durante le 'parentesi' in cui è stata liberata la belva assetata di sangue, molte persone non l'hanno fatto. E meno male.

      (Ehm, comprendo bene la necessità che tu sostenga l'economia italiana, epperò bisognerebbe che tu tornassi, ché ho finalmente completato quel famoso articolo e avrei bisogno del tuo illuminato parere al riguardo :o))

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  2. In assenza del tenutario: coglione. E prima di piagnucolare una replica, rileggiti il pezzo di Bruno da cima a fondo, guardati allo specchio e ripetiti da solo: coglione.

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  3. Nel caso sorgesse qualche dubbio su come fare, ecco un manualetto video in stile IKEA:

    https://www.youtube.com/watch?v=WwWUcpsCh34

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  4. Anonimo15:47

    Ehi Diony, ti informo che quello che scrive Bruno non è la Bibbia, almeno la mia, temo invece che sia la tua.

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  5. Anonimo19:00

    Quello che scrive Broono è discutibile.
    Fare un commento che contiene SOLO un link totalmente off-topic è invece da cretini patentati.

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  6. Anonimo20:12

    Mi stai dando del cretino?

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  7. Anonimo00:27

    Chi ha postato un link che non aveva nulla a che vedere con l'argomento del post? Un cretino, evidentemente.
    Poi lo stesso autore legge un commento dove si usa una forma impersonale per descrivere il comportamento da lui tenuto e si domanda se per caso si stia parlando di lui. Questa è la conferma che tanto sveglio non deve essere.

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  8. Anonimo01:00

    Si mi stai proprio dando del cretino.
    Potrei offendermi e urlare allo scandalo, ma non ti darò questa soddisfazione. Ti farò invece vedere chi è quello che non ha capito.
    Nel post di Bruno che tu consideri la Bibbia si cerca di far passare Di Battista per uno sprovveduto, ma chi è Di Battista? E' una persona che guarda caso si oppone a Renzi, quello che ha fatto l'accordo con Berlusconi. Nel link che tu ritieni fuori argomento, si porta la testimonianza di una persona di sinistra, quindi non sospetta, che dice la stessa cosa: Renzi è alleato di Berlusconi.
    Allora il link non è in argomento? Chi è quello che non ha capito qui tra noi due?

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  9. Anonimo01:33

    A me era parso che il pezzo fosse un tantinello più complesso e che non parlasse di Renzi, ma pazienza, avrò capito male, così come avranno capito male tutti gli altri commentatori che infatti discutono animatamente spaziando dalla belva sanguinaria che è in noi, ragionando su chi sia dentro e chi sia fuori di quello che percepiamo come branco istintivo, passando per le parentesi che potrebbero forse rivelare la nostra natura intima.
    Si, nel pezzo si parla anche di Di Battista, ma non mi sembra il protagonista assoluto visto che già pochissime righe avanti troviamo la frase "l’M5S è consapevole che il miglior modo per veicolare le proprie posizioni verso quella base elettorale è l’associarle alla cronaca contemporanea, in termini di giorni e non di periodo storico, essendo l’unico paniere di informazioni che quella base conosce perché al suo interno immersa quotidianamente attraverso i media".
    Se a te è sembrato giusto dire che Renzi è alleato di Berlusconi così cosa ti devo dire, goditi il link che hai postato e siine soddisfatto. Io interromperò qui questa discussione inutile.

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  10. @ coglione: certo che tu non sei un cretino (magari un po' cretino sì, ma non UN cretino tout court: insomma ti si può definire cretino usando il termine come aggettivo, ma non sostantivandolo): un cretino avrebbe scritto "Critichi Di Battista per invidia, perché lui è più bello di te, gne gne gne!". Ma replicare a un pezzo sulla complessità del Male manifestatosi negli abissi della storia umana citando l'ennesima paranoia della Guzzanti su Renzi e Berlusconi non è assolutamente da semplice cretino: è da puro, assoluto coglione.
    Tu non sei un cretino: tu sei un coglione, incidentalmente cretino.
    Spero di essere stato sufficientemente chiaro: in caso di dubbi, non esitare a chiedere.

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  11. Anonimo14:34

    Fammi capire bene, non solo mi stai dando del cretino ma anche del coglione?

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  12. Mannaggia... a te proprio non la si fa, eh!? Sei troppo avanti, cazzo!

    Vabbè: Bru', Jake e congiurati tutti carissimi, qui c'hanno sgamato: tocca levare le tende e studiare nuove tecniche sofisticatissime per sabotare i paladini del bene. Speriamo solo che il Dipartimento Studi Alternativi riesca a mettere rapidamente a punto quel progetto sul condizionamento cerebrale tramite le onde elettromagnetiche del wi-fi... ops: meglio aggiornarci in privato!

    Fraternamente vostro,
    Unità D16.

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  13. Anonimo16:45

    Esimio Diony, il patto che Renzi ha fatto con chi tu orgogliosamente hai votato per 20 anni è sotto gli occhi di tutti.
    Questo è un dato inoppugnabile, convieni almeno su questo?
    Ne conviene anche il maestrino della bassa modenese abbagliato dagli 80 euro?

    Temo però che non sia un bene per l'Italia che è sempre ferma nella melma della palude.

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  14. A parte il fatto che se avessi votato qualcuno per oltre vent'anni dovrei averne quasi quaranta, di anni, mentre se Dio vuole non ne ho neppure trenta, rivendico ovviamente di votare da anni Berlusconi e di avere tutte le intenzioni di farlo ancora, se ne avrò la possibilità. In quanto al patto tra lui e Renzi, che a quanto mi risulta non è solo "sotto gli occhi di tutti" ma è proprio dichiarato coram populo (e quindi: dove sta la notizia?), forse ti sfugge che quelli che più l'hanno favorito sono stati di fatto proprio i tuoi paladini grillini, che, ritrovandosi tra le mani la storica occasione di essere determinanti per la formazione di un nuovo governo, per l'elezione del nuovo capo dello Stato e per la riforma della Costituzione, hanno dimostrato tutta la loro inettitudine politica (o, piuttosto, hanno rivelato la loro autentica funzione politica) ritraendosi sdegnosi da ogni ipotesi di accordo (anche le più favorevoli: Bersani s'è umiliato per mesi con Grillo, offrendogli sempre di più), e riconsegnando così di fatto la funzione di ago della bilancia proprio a Berlusconi, al quale, essendo al punto più basso della sua parabola politica, non è ovviamente parso vero di poter tornare sul proscenio addirittura in qualità di Padre Rifondatore della Patria.
    Quindi, caro anonimo GdO, se c'è un responsabile di fatto di quel famoso patto, è proprio il tuo diletto Grillo e il suo partito, i quali d'altronde, avendo con ogni evidenza una vocazione esclusivamente antagonistica (di "lotta" fine a se stessa, non di governo), avevano un bisogno vitale di nuovi "inciuci" tra destra e sinistra contro i quali sbraitare per avere ancora qualcosa su cui campare, e soprattutto per avere nuovo fumo da gettare negli occhi dei loro elettori affinché non vedessero la colossale inutilità della rappresentanza politica da loro designata.

    (In quanto al "maestrino della bassa modenese", non so chi sia.)

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  15. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  16. Su, bimbi, fate i bravi, altrimenti niente ricreazione in cortile, eh!

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