17 giugno 2004

Un giorno me ne andrò

Quando devono commissionarmi un lavoro mi arriva una telefonata.
Ci si mette d’accordo sui tempi e sui modi di consegna delle cose che mi servono.
Se sono files c’è la mail, se sono materiali mi mandano un pony o un taxi a casa.
Se sono via c’è il bar della mia ex che mi fa da casella postale sia in ingresso che in uscita.
Mi arriva la roba, io scendo dal letto, apro la mail o il portone, guardo quanta roba effettivamente è, vado al bar per tre ore a pensare a come farla e me ne torno a casa a lavorare.
Finito il lavoro spedisco tutto via mail, faccio una telefonata di conferma cifra e spedisco la fattura via mail.
Un bonifico mi paga qualche mese dopo.
A volte nemmeno vedo per chi lavoro.
Se mi serve una sala riunioni c’è sempre il bar di cui sopra, ormai abituato a vedermi fare riunioni di lavoro in fondo alla sala tra birre, fogli e patatine.

Non mi serve macchina non mi serve ufficio non mi serve niente.
Non so cos’è il traffico pur vivendo a Milano non ho mai timbrato un cartellino né ho mai avuto un capo, decido se e quando lavorare, non ho pause pranzo da aspettare con ansia e le commissioni me le faccio nella fascia oraria in cui in giro ci siamo io, i pensionati e gli studenti che saltano scuola.
Oggi un cliente è venuto a fare una riunione a casa mia e mentre si beveva una birra sul terrazzo parlandomi del lavoro io tiravo fuori la roba dalla lavatrice.

Il motivo per cui nessuno riesce a convincermi a cambiare stile di lavoro nemmeno di fronte a corpose proposte?
Se domani mi compro una casa in un bosco e tiro un lunghissimo cavo in fibra che arriva fino a Milano nessuno se ne accorge.
Domani, dopodomani, adesso vediamo.
Sicuramente è l’unico progetto che ho in testa da quando avevo vent’anni.
Sono anni che mi sto costruendo a mano la mia rampa di lancio.
È quasi pronta.
Certo non la butto giù proprio adesso per infilarmi nel traffico insieme a tutti gli altri.

Dalla finestra della sua cameretta mio figlio dovrà vedere o alberi o mare.
E la cosa, mi spiace per chi ancora ci prova, non è monetizzabile.

9 commenti:

  1. ....non ci provare!!!!
    La casa in mezzo al bosco è mia!!!
    Tu sta fissa ce l'hai avuta a vent'anni....io è da vent'anni che ce l'ho!
    Va beh, al massimo, ti ospiterò...
    Tu, lei e il bimbo!
    LiLa

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  2. utente anonimo11:55

    Mia è un parolone!!!

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  3. ma parli con me o con lei?

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  4. a me la casetta basterebbe avercela.. che mio figlio anche se guarda fuori e vede una casa.. almeno è li con me.. e non come adesso che in casa siamo in 5 e non si sa bene chi è chi..
    .. a me basterebbe che mio figlio guardando dentro alla finestra vedesse me..

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  5. utente anonimo12:42

    Bro...c'ho una mezza idea sull'anonimo!
    Possibile tu sia ancora cosi ingenuo?!?!?
    Chi è che di solito lascia messaggi insensati??!!?!..
    Dai, sarà il poco sonno!
    Non mi ci abituo all'idea che sei sveglio la mattina....nonnò...
    LiLa

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  6. Si, infatti ci avevo pensato... mi sa che è "lui"!!! e che quindi in realtà parlava con te!!!!

    Fra... tuo figlio ti vede anche in mezzo ad altri mille. Sai...la storia dello stringere un dito con la mano. ;)

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  7. bru, ho poco più di vent'anni e quel sogno lo sto facendo ora. Ci si vede là.
    d.

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  8. Ok, quando arriverai ti sarà facile riconoscermi, sarò quello felice.

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  9. tuo figlio dovrà lavorare l'equivalente tuo per comprarsi una casa in città. Aprirà un blog e ci scriverà. Alberi e mare, belli, ma alla lunga han rotto il cazzo.
    Scusa la mancanza di tatto di fronte ad un post così bello, solo oggì va così. Poi oramai mi conosci, voglio dire. Non serve neanche specificare. E allora cosa lo faccio a fare? Non lo so, abitudine, forse.
    [ dessa ]

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