Mario era un bambino fatto a forma di lavatrice.
Quadrato, con un vuoto in mezzo, una finestra di vetro che mostrava i panni sporchi, i tasti per accenderlo e spegnerlo, il pomello per scegliere il programma preferito, il filtro per le impurità.
Tutti gli altri bambini erano fatti a forma di aquilone, a forma di palla, a forma di caramella, a forma di triciclo, a forma di automobile, a forma di orsacchiotto, a forma di videogioco.
Lui era fatto a forma di lavatrice e non sapeva funzionare bene.
E ogni volta che provava non ci riusciva e allora lasciava sempre le cose da lavare nel cestino delle cose da lavare perché diceva che prima o poi sarebbe diventato una bravissima lavatrice e avrebbe lavato tutto più bianco che bianco non si può anche lo sporco impossibile.
E intanto le cose da lavare crescevano e si accumulavano e lui intanto sbagliava i tasti e tutti ridevano perché vedevano attraverso la sua finestra che le cose bianche diventavano colorate e lui diceva “Ma non è uno sbaglio!” e tutti ci credevano ma lui no perché lo sapeva che non erano colorate quando entravano e allora non era contento perché lui voleva che le cose che entravano uscivano più pulite ma uguali.
Le cose colorate le voleva più pulite ma voleva che rimanessero colorate, le cose bianche le voleva più pulite ma voleva che rimanessero bianche, le cose nere le voleva più pulite ma voleva che rimanessero nere, le cose morbide le voleva più pulite ma voleva che rimanessero morbide.
Ma non era ancora tanto bravo e anche se si impegnava certe volte le cose morbide uscivano tutte infeltrite e quelle bianche uscivano tutte colorate e quelle nere uscivano bianche e lui non lo sapeva perché.
E tutti quelli fuori gli dicevano che lui faceva giusto perché guardavano solo la finestra di vetro e dentro si vedevano i panni sporchi che giravano e giravano sempre velocissimi e poi si fermavano e aspettavano il sapone e poi ricominciavano a girare e poi si fermavano ad asciugarsi e tutti dicevano che era così che doveva funzionare e lui allora continuava ma non sapeva perché allora quella maglietta lì non usciva mai bella come quando era entrata e quando gli altri vedevano uscire i panni dalla finestra di vetro ridevano perché lui non era capace.
E intanto gli altri bambini erano tutti diventati grandi e il triciclo era diventato una moto grandissima e l’aquilone era diventato un aereo che volava alto alto, e la caramella era diventata una pasticceria che faceva i dolci buonissimi, e la palla era diventato un pianeta lontanissimo dove andavano le astronavi.
E lui intanto continuava a lavare i suoi panni che continuavano ad essere sempre lì perché ancora non era diventato bravo e lui faceva rumore quando girava e girava e dalla sua finestra certe volte usciva anche l’acqua perché non la aveva chiusa bene come si deve fare quando non si vuole fare uscire niente e l’acqua allagava tutta la casa e tutti ridevano perché dicevano che lui non era tanto bravo come lavatrice ma lui lo sapeva che un giorno sarebbe diventato la lavatrice più brava del mondo.
Passarono gli anni e mentre gli altri volavano alto alto e correvano forte forte e esploravano lo spazio intergalattico lui a furia di provare non era diventato la lavatrice più brava del mondo però provando e provando aveva finito di lavare tutti i panni sporchi che aveva lasciato nel cestino.
E quando ebbe finito tutti tornarono nella loro casa e il pilota scese dall’aereo e tornò nella sua casa di pilota e il motociclista scese dalla moto e tornò nella sua casa di motociclista e l’astronauta scese dall’astronave e tornò alla base spaziale e tutti si tolsero la tuta che avevano addosso e si accorsero che era tutta sporca perché loro avevano fatto tante cose ma non avevano mai imparato a lavarla e allora la pubblicità disse loro “Ehi! Compra la lavatrice più brava del mondo! Costa poco!” ma non avevano i soldi perché la benzina dell’aereo costava tantissimo e la benzina della moto costava tantissimo e la benzina dell’astronave costava tantissimo e allora tutti andarono da lui e gli chiesero se poteva lavare la loro tuta perché lui era diventato capace e loro no e che non avevano i soldi perché li avevano spesi tutti per la benzina e allora lui disse loro si perché tanto non aveva più panni sporchi suoi da lavare perché era diventato capace e allora gli lavò le tute e loro per ringraziarlo lo portarono un giorno a fare una corsa in moto un giorno a volare in alto e un altro giorno nello spazio intergalattico.
E così lui quando diventò grande disse a suo figlio di non vergognarsi se tutti guardavano le cose che non riusciva a lavare dalla finestra di vetro che aveva addosso, e che doveva continuare a provare lo stesso a imparare a lavarle perché quelli che fuori lo guardavano e ridevano un giorno sarebbero tornati da lui e in cambio di quello che aveva imparato lo avrebbero fatto volare, lo avrebbero fatto correre in moto e gli avrebbero fatto vedere lo spazio intergalattico.
Che era per quello che non servivano i soldi per volare sull’astronave intergalattica.
Che bastava trovare un amico astronauta.
A Mario Bros.
A quando si è convinto che per avere i vestiti bianchi bisogna comprarli.
A quando si è dimenticato che anche senza soldi noi avevamo i vestiti sempre bianchi.
A quando bastava lavarli per vestirci in due con una tutina sola.
Agli amici sbagliati.
Quelli che non sanno lavare.
Quelli che non sanno volare se non hanno la tuta nuova addosso.
Quelli che l’astronave glie l’ha comprata papà.
Quadrato, con un vuoto in mezzo, una finestra di vetro che mostrava i panni sporchi, i tasti per accenderlo e spegnerlo, il pomello per scegliere il programma preferito, il filtro per le impurità.
Tutti gli altri bambini erano fatti a forma di aquilone, a forma di palla, a forma di caramella, a forma di triciclo, a forma di automobile, a forma di orsacchiotto, a forma di videogioco.
Lui era fatto a forma di lavatrice e non sapeva funzionare bene.
E ogni volta che provava non ci riusciva e allora lasciava sempre le cose da lavare nel cestino delle cose da lavare perché diceva che prima o poi sarebbe diventato una bravissima lavatrice e avrebbe lavato tutto più bianco che bianco non si può anche lo sporco impossibile.
E intanto le cose da lavare crescevano e si accumulavano e lui intanto sbagliava i tasti e tutti ridevano perché vedevano attraverso la sua finestra che le cose bianche diventavano colorate e lui diceva “Ma non è uno sbaglio!” e tutti ci credevano ma lui no perché lo sapeva che non erano colorate quando entravano e allora non era contento perché lui voleva che le cose che entravano uscivano più pulite ma uguali.
Le cose colorate le voleva più pulite ma voleva che rimanessero colorate, le cose bianche le voleva più pulite ma voleva che rimanessero bianche, le cose nere le voleva più pulite ma voleva che rimanessero nere, le cose morbide le voleva più pulite ma voleva che rimanessero morbide.
Ma non era ancora tanto bravo e anche se si impegnava certe volte le cose morbide uscivano tutte infeltrite e quelle bianche uscivano tutte colorate e quelle nere uscivano bianche e lui non lo sapeva perché.
E tutti quelli fuori gli dicevano che lui faceva giusto perché guardavano solo la finestra di vetro e dentro si vedevano i panni sporchi che giravano e giravano sempre velocissimi e poi si fermavano e aspettavano il sapone e poi ricominciavano a girare e poi si fermavano ad asciugarsi e tutti dicevano che era così che doveva funzionare e lui allora continuava ma non sapeva perché allora quella maglietta lì non usciva mai bella come quando era entrata e quando gli altri vedevano uscire i panni dalla finestra di vetro ridevano perché lui non era capace.
E intanto gli altri bambini erano tutti diventati grandi e il triciclo era diventato una moto grandissima e l’aquilone era diventato un aereo che volava alto alto, e la caramella era diventata una pasticceria che faceva i dolci buonissimi, e la palla era diventato un pianeta lontanissimo dove andavano le astronavi.
E lui intanto continuava a lavare i suoi panni che continuavano ad essere sempre lì perché ancora non era diventato bravo e lui faceva rumore quando girava e girava e dalla sua finestra certe volte usciva anche l’acqua perché non la aveva chiusa bene come si deve fare quando non si vuole fare uscire niente e l’acqua allagava tutta la casa e tutti ridevano perché dicevano che lui non era tanto bravo come lavatrice ma lui lo sapeva che un giorno sarebbe diventato la lavatrice più brava del mondo.
Passarono gli anni e mentre gli altri volavano alto alto e correvano forte forte e esploravano lo spazio intergalattico lui a furia di provare non era diventato la lavatrice più brava del mondo però provando e provando aveva finito di lavare tutti i panni sporchi che aveva lasciato nel cestino.
E quando ebbe finito tutti tornarono nella loro casa e il pilota scese dall’aereo e tornò nella sua casa di pilota e il motociclista scese dalla moto e tornò nella sua casa di motociclista e l’astronauta scese dall’astronave e tornò alla base spaziale e tutti si tolsero la tuta che avevano addosso e si accorsero che era tutta sporca perché loro avevano fatto tante cose ma non avevano mai imparato a lavarla e allora la pubblicità disse loro “Ehi! Compra la lavatrice più brava del mondo! Costa poco!” ma non avevano i soldi perché la benzina dell’aereo costava tantissimo e la benzina della moto costava tantissimo e la benzina dell’astronave costava tantissimo e allora tutti andarono da lui e gli chiesero se poteva lavare la loro tuta perché lui era diventato capace e loro no e che non avevano i soldi perché li avevano spesi tutti per la benzina e allora lui disse loro si perché tanto non aveva più panni sporchi suoi da lavare perché era diventato capace e allora gli lavò le tute e loro per ringraziarlo lo portarono un giorno a fare una corsa in moto un giorno a volare in alto e un altro giorno nello spazio intergalattico.
E così lui quando diventò grande disse a suo figlio di non vergognarsi se tutti guardavano le cose che non riusciva a lavare dalla finestra di vetro che aveva addosso, e che doveva continuare a provare lo stesso a imparare a lavarle perché quelli che fuori lo guardavano e ridevano un giorno sarebbero tornati da lui e in cambio di quello che aveva imparato lo avrebbero fatto volare, lo avrebbero fatto correre in moto e gli avrebbero fatto vedere lo spazio intergalattico.
Che era per quello che non servivano i soldi per volare sull’astronave intergalattica.
Che bastava trovare un amico astronauta.
A Mario Bros.
A quando si è convinto che per avere i vestiti bianchi bisogna comprarli.
A quando si è dimenticato che anche senza soldi noi avevamo i vestiti sempre bianchi.
A quando bastava lavarli per vestirci in due con una tutina sola.
Agli amici sbagliati.
Quelli che non sanno lavare.
Quelli che non sanno volare se non hanno la tuta nuova addosso.
Quelli che l’astronave glie l’ha comprata papà.
... La speranza non e' ottimismoe non e' la convinzione che cio' che si sta facendo avra' successo:
RispondiEliminala speranza e' la certezza che quello che si fa ha un senso,
che abbiamo successo o meno ...
VACLAV HAVEL
saluti
Alfonso
.. è che serivrebbe il ferro da stiro dopo..
RispondiEliminaprometto......
RispondiEliminanon lo faccio piu'
X Alfonso:
RispondiEliminaUn senso, si.
Anche perchè se ci muovessimo solo quando otteniamo un successo...
saluti a te.
X Frà:
Basta vestirsi con cose che non richiedono stiratura.
Ci sono.
X Decoupando:
non fai più, cosa?
Ah, ok, ho visto.
RispondiEliminafigurati.
facendo due conti, anche per approssimazione, direi che quella foto l'hai fatta tu.
quindi non vedo perchè pensare di averla rubata.
....io l'astronave mica la voglio....a me bastano le ali che ogni tanto mi presti tu!...
RispondiEliminaLiLa...
Bru... questo post io l'ho stampato, l'ho incorniciato e finalmente si è riempita la cornice vuota, rimasta vuota per quattro anni, anni nei quali la gente che entrava in casa diceva: "Ma devi metterci qualcosa, non sta bene con l'arredamento vuota, è inutile così...".
RispondiEliminaE invece no. Era utile. La sua utilità era quella di aspettare qualcosa di speciale. Ora questa cosa è arrivata.
Fede
X Lila:
RispondiElimina...e io che pensavo fossero le tue a portare in giro me.
X Fede:
........
Nei tuoi pensieri dai contorni per me sfumati mi ritrovo meglio che negli spazi definiti di uno specchio. E il carattere evocativo delle tue parole mi suggerisce oggi di smetterla di comprare vestitini sempre e sempre pi
RispondiEliminaC'è chi ci ha fatto fare un quadro.
RispondiEliminalungi da me l'idea di indicare addirittura strade per educare chi, sono certo, ha già chi, come te, sa meglio di me come occuparsi dei "vestiti bianchi".
RispondiEliminaio ogni tanto mi prendo solo la briga di ricordare a mio fratello che io e lui abbiamo indossato le stesse tutine.
e che stavano bene ad entrambi.
sono certo che la tua bimba avrà modo di imparare orgoglio e umiltà in tanti modi.
del resto, se tu lo trasmetti solo parlando, vuol dire che non sarà una tutina in più o una in meno a metterle dubbi.
io, se potrò, comprerò tonnellate di tutine, per intenderci.
già lo so.
;)
Ehi... se un giorno dovessi diventare famoso promettetemi di non venderli!!!!
RispondiEliminao, come già ti dissi, fatemi prima venire almeno a firmarli.
ho condiviso anch'io le tutine con mia sorella.
RispondiEliminami percepisco a volte come la lavatrice e non mi accetto, a volte come il motociclista e non mi piaccio.
grazie.
e quando ti senti a tuo agio, cosa ti senti di essere?
RispondiEliminaCalvino ti fa una pippa!
RispondiElimina;)))
Janloo
Calvino?
RispondiEliminaE chi cazz'è???
Ah... Calvin...
è quello che parla con l'amico tigre!
allora no, lui è più bbbravo che me!
La bella lavanderina
RispondiEliminache lava i fazzoletti
per i poveretti
della città
Fai un salto, fanne un'altro
fai la giravolta, falla un'altra volta
guarda in su, guarda in giù
dai un bacio a chi vuoi tu.
Con i puntini (qui e là) c'eravamo già più che intesi... ma visto che parli di diritti di copy, beh, faccio una postilla:
RispondiEliminami autiografi il "quadro" (che brutto chiamarlo solo quadro) nel famoso viaggio che io ho "vinto" con posto al fianco del pilota.
:o)
Fede
Italo Calvino! MINCHIONE!
RispondiEliminaL'autore mi Marcovaldo!!
Non ti dice proprio niente? Se riesco a trovarlo in cantina sabato te lo presto.
Janloo
che bello!
RispondiEliminaEcco, io invece so chi è Calvino, maaa chi è Calvin che parla con la tigre????
RispondiEliminaMi
X Sphera:
RispondiEliminaLasagne E coniglio!
X Fede:
dovremmo proprio farlo quel viaggio.
X Janloo:
Janloo, porca pupazza (eh...che gentil uomo che sono, eh???!!)
dai un'occhiata alla foto.. vah.
X Flounder:
BeLissimo!
X Mi:
a te rispondo con un post.
"quei" due meritano un po' di spazio!
Si, confermo quanto detto laggiù.
RispondiEliminacon in più il fatto che questa volta hai aggiunto anche "quanto".
RispondiEliminaanche se io non intendevo questo.
un po' alla volta ci riusciremo, lo so.
;)
gasato bis
RispondiEliminaè un coktail?
RispondiEliminanon ti farò più complimenti. e domani ti riempirò di coriandoli, tanti coriandoli, ma così tanti che questa estate te li troverai ancora nelle mutande! te!
RispondiEliminaa domani Broonovaldo!
J
non ti farò più complimenti. e domani ti riempirò di coriandoli, tanti coriandoli, ma così tanti che questa estate te li troverai ancora nelle mutande! te!
RispondiEliminaa domani Broonovaldo!
J
(in ritardo)
RispondiEliminache cosa mi sento di essere quando sono a mio agio ?
una gatta a righe, composta di fette di sacher torte e di libri, sprofondata nel divano ad ascoltare Ella...
sììì, proprio così !!!!!
RispondiElimina