9 giugno 2006

Compleanni

“Zohn Ahl fa parte del genere di giochi detti “Croce e cerchio”, da cui derivano infinite varianti usate dagli indiani Nord americani. È parente dello Sho-Li-We (gioco delle canne) che veniva usato nella tribù degli Zuni del Nuovo Messico per predire il futuro. Zohn Ahl viene ora giocato per puro divertimento dalle donne della tribù Kjowa, nell’Oklahoma. Il cerchio con le punte della croce viene disegnato per terra o ricamato su tessuto o su cuoio”.

L’ultima volta avevo dovuto rubare.
Fu una passeggiata prolungata fino al limite del consentito, ti posso abbracciare, si certo, e vetrine di biancheria intima e andiamo ancora avanti e parlami di te e facciamo che questa mattina non finisca mai più no, non mi salutare o dimmi che ti rivedrò soltanto chiedendolo, l’ho chiesto, non c’eri, ti avevo rubata.
Si viene puniti, se si ruba.

La condanna di non vederti, di saperti, di ricordare il colletto di una camicia bianca tu seduta su un muretto e una rivista in tedesco tra le mani che parlava di chissà cosa in tedesco io non lo parlo il tedesco non mi piace il tedesco mi piacevi tu, ich piaceven danke signorina tanz automatic come fare per oltrepassare quello strato di epidermide che ti copre il cuore, come dirti che avrei attraversato l’Oklahoma stretto in quell’abbraccio per portarti dove le donne disegnano su cuoio cerchi con le punte di un tacco che porta le tue labbra all’altezza di quella soglia sopra la quale gli occhi hanno davanti un futuro che si svolge nella frazione di secondo successiva, decidi Bruno, non esitare Bruno, fallo Bruno, nessuna donna porta i propri occhi così vicini ai tuoi se non vuole che i tuoi si chiudano per lasciare spazio a un cuore rivestito di cuoio sopra il quale le donne della tribù Kjowa disegnavano cerchi con le punte con incisioni che lasciavano intravedere oltre il cuoio cuciture di cicatrici di passeggiate rubate al costo di un silenzio lungo un anno interrotto da un ingresso che cambia il corso del tempo e i discorsi si fanno inutili e le luci si abbassano e un cavo d’acciaio ti solleva dov’è appeso l’altro capo non lo sai, ti sembra al cielo, no, troppo banale, forse solo al soffitto, certo arriva dall’alto perché ti solleva ti trascina rende superflue le gambe e ti porta tra due braccia che si spalancano per dirti “Eccomi. Sono qui. Sono qui per te. Ho attraversato l’Oklahoma” scusate amici, scusate se in quell’istante siete scomparsi tutti, lo so, non è giusto, non è bello, eravate lì per me, ma mi aveste sentito il cuore avreste capito, mi avreste perdonato, foste stati le mie mani tra i suoi capelli avreste capito mi avreste perdonato, avreste festeggiato con me il compleanno di due occhi grandi quanto tutte le mie speranze non di un futuro, no, di un istante, quell’istante nel quale ricordi di nuovo che la vita sono quelle mani che si possono toccare dalle quali non vorresti mai più staccare le tue e non riesci per questo a staccarle, scusami anche tu, ti ho rubata di nuovo, ti ho violata, non ti ho dato respiro, sempre questo mio bisogno di tenere, di toccare, di unire, ho mangiato quello che stavi mangiando ho bevuto quello che stavi bevendo dio mio ma di cosa sei fatta, cos’è, non è pelle quella che indossi, si sente che non è solo pelle, non può essere solo pelle, dalla pelle ci si stacca da te no, non riuscivo, disegnavo cerchi con le mani sulle tue gambe e dentro stelle per vedere se coincidevano e si, coincidevano e ancora cerchi e ancora stelle e ancora coincidevano, impossibile fermarmi, impossibile alzarmi, impossibile lasciarti le mani, impossibile lasciarti gli occhi, impossibile togliere le mani dai capelli, mai più un altro anno senza, mai più un altro mese senza, mai più un altro giorno senza, mai più un’altra ora senza, mai più un altro minuto senza, mai più un altro secondo senza, mai più un altro istante senza le tue mani da tenere, dammi istanti da godere, dammi ancora le tue braccia che si aprono, dammi ancora quel sorriso tra la folla, dammi ancora la possibilità di mostrare a chi mi vuole bene che anch’io posso essere felice come lo sono stato stasera, come lo ero stato un anno fa, come vorrei esserlo da domani.

Grazie a chi ha voluto esserci.

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