5 giugno 2006

La Lo'

E allora chiudi gli occhi.
E portami con te su una collina di mulini a vento tienimi accanto e insegnami il passaggio da vortici d’aria a pane caldo la mattina, di un giorno qualunque, di un mese qualunque, di un anno dei nostri, quelli fatti di ciupa ciupa e stupore negli occhi e nelle mani nelle mani e sogni da condividere nel tempo di un una canzone a memoria e di un sorriso malizioso di un contratto a progetti, erreessevupì le faremo sapere, le faremo sentire, le faremo vedere a tutti quelli che non credono che.
E allora chiudi gli occhi.
E portami con te a Las vegas, la terra di due strade di un bivio di una scelta, dove il mondo si divide in chi crede possa essere solo rosso o nero e se non è uno dei due può solo essere zero e chi invece ci crede e ne approfitta per sposarsi al primo sguardo in vasche di cuori frizzanti e occhialoni sperluccicanti parrucche azzurre e zeppe anni settanta che ti fan guardare tutto dall’alto e un prete vestito da Elvis che ci canta di luci nel deserto e scommesse col destino il banco vince e tu di là, io di qua, signorina scusi avete qualcosa per me, no, grazie, ripasso, bel negozio comunque.
E allora chiudi gli occhi.
E aprimi la bocca, come i gatti di notte che rubano l’anima, non ti denuncerò, ti ringrazierò perché mi dimostrerai di nuovo che c’è, falle fare un giro nella tua, portala in gita pranzo al sacco, un tramezzino succo di frutta una mela e ualà tutto ciò che serve è nel sacco, di baci, ci sediamo in fondo, si canta, ci son due coccodrilli ed un orangU tangU due piccoli serpenti io te e la mela due piccoli peccati e l’aquila io no, ma dammi ali io ho le penne e i fogli e le parole per te, pennarelli pastelli a cera quello nero consumato per anni sul foglio basta un chiodo un ferro a punta io ne ho tanti tu li usi gratti via e ualà un cielo di notte con le stelle e la luna l’una la sola l’asola scusi signorina posso attaccare bottone posso premere bottone nella stanza, dei bottoni, premi play parte un disco trentatré giri per puntina quel chiodo dei pastelli della notte con le stelle.
E allora chiudi gli occhi.
E chiedimi ogni giorno di che colore sono, aprili d’amblè, l’impatto di scoprirli ancora e scoprire che li so ancora, non uno solo, li so entrambi, uno guarda qui, l’altro guarda qui e insieme la profondità, lo spazio, lo dice l’ottica, dietro il banco del negozio, ha qualcosa per me, no, grazie, ripasso ancora, sempre un bel negozio comunque, con lenti, senza lenti, con balli, con belli, i tuoi occhi aperti su di me trasparente, m’attraversi in una sera d’estate e m’insegni a riflettere, fumè se c’è il sole, fumò una sera vedendo paradisi artificiali e elefanti che volavano e nuotavano e si amavano ma com’è possibile, sono pesanti, eppure volavano, li vedevo, sembrava d’essere a Las Vegas, li ricordo come luci, rosa, azzurre, spumosi marshmallows per quella torta un bicchiere di martini piatti colorati e bicchieri disegnati di una festa di compleanno a cadenza annuale, sempre tu, cadenza quotidiana e allora chiudi gli occhi e indovina quanti sono quelli passati, quanti sono oggi, dimmi quanti sono quelli futuri e apri i miei.

Nessun commento:

Posta un commento