19 febbraio 2009

Abbrazio

Fabrizio è un omone di quelli solidi quanto una quercia, robe di mani che hanno sollevato per decenni e ogni giorno cose che non dovevano pesare meno di cento chili l’una, le guance rosse di chi sta all’aperto dalle 5 del mattino, occhi blu che magari sono marroni ma al contrasto con le gote diventano blu e un sorriso a completare una faccia che quando ti dice che fa il cacciatore tu pensi “di aquiloni”.

In uno dei momenti più tristi della sua famiglia ti accoglie in casa sorridendo e sorridente lo ritrovi ogni volta che nei tre giorni successivi lo reincroci lungo i passi di quel momento, ti offre grappa, ti invidia quando fumi, ti offre grappa, ti taglia pane, ti taglia prosciutto, ti offre vino, si scusa se non può mangiare con te e se ne va lasciandoti casa dicendo apri dove vuoi prendi ciò che vuoi è tutto tuo tranne il frigo che è mio e ride e ride ed esce per andare al funerale.

Alla fine della giornata di nuovo tutti a casa sua e di nuovo ti offre grappa ti offre caffè e ride e racconta di quando era piccolo e giocava col nonno dicendogli “Dimmi sporco viso pallido ché così io ti sparo” e a sorprenderlo da dietro per spaccargli la testa col fucile e il nonno gli tirava il falcetto e ride dicendo “se m’avesse preso m’avrebbe aperto la testa” poi diceva che il nonno con la testa spaccata rideva e lo prendeva per mano per tornare in casa e quando il padre convinceva il cugino americano ospite per giorni nominato “Il Terribile” a mangiare e Il Terribile diceva No a ogni cosa no alla pasta no alla carne no alla verdura e il padre gli disse “Fabrizio, vai su e caricami la scacciacani” e SBAM sulla faccia de Il Terribile che ogni sera per mangiare aveva bisogno che gli si sparasse un colpo in faccia e ride Fabrizio mentre ti spiega che per pisciare sulla testa del nonno ne sprecò un po’ prendendo la mira dall’alto e di quando tirò i pomodori della cantina sulla facciata appena imbiancata del vicino che uscì chiamato dalla moglie per sgridarlo e si unì ai lanci perché la parete a chiazze rosse gli sembrò divertente e tutti ridevano tornati dal funerale.

Accanto a Fabrizio sempre il figlio, sempre intorno in un raggio di massimo due metri, conosciuto qualche sera prima quando rientrò presto dicendo “Al pub ci annoiavamo” per sedersi con noi a non annoiarsi più sempre nel raggio di quei due metri all’interno dei quali o una stretta di cacciatore o un bacio Fabrizio glie lo mollava sempre tra una barzelletta e l’altra tra un racconto di quando giocava a spaccare la testa del nonno che rideva o a sporcare la facciata del vicino che rideva.

Intorno altri figli e altri padri, figli problematici con un padre identificabile solo guardando chi stava ben attento a orbitare sempre intorno ai figli a una distanza mai inferiore ai quattro metri, stava alle mie spalle, l’ho visto in faccia solo due volte, la prima fuori dalla chiesa mentre telefonava con dentro la moglie che piangeva, la seconda quando abbiamo salutato tutti e lui compreso visto che alla fine c’era.

Ogni volta che sono uscito da casa di Fabrizio mi si chiedeva scusa per i suoi modi grezzi, per il suo essere un po’ così, per il suo essere omone primitivo, come se io mi portassi addosso la faccia di chi può avere a che fare solo con principi e io che oggi tornato a casa dentro la mia casa penso a quel padre là che aveva come unica urgenza quella di non entrare mai nei due metri di raggio intorno ai suoi due figli, che penso a come potrei fare per spiegare a chi sta cerando di conoscermi che se c’è qualcuno del quale scusarsi con me quel qualcuno non è Fabrizio ma quell’altro.

Ho provato dicendo che secondo me ogni famiglia dovrebbe avere al suo interno una bellezza interiore come Fabrizio, ma non so se sono riuscito a spiegare bene cosa intendevo.
Forse avrei dovuto spiegare la cosa partendo non da Fabrizio ma da suo figlio, forse avessi detto che per ogni Fabrizio sulla terra c’è un figlio felice avrei ottenuto più successo.

Il bello di quando entri a far parte di un’altra famiglia è che entri a far parte di un’altra famiglia.
Io pensavo questo in questi giorni, ma capisco che il concetto è comprensibile solo a me.

Fabrizio è una delle cose più belle che mi ha dato questo viaggio.
L’altra è la sensazione che la mia ragazza sia la scelta più intelligente che abbia fatto negli ultimi trent’anni.
E non dico trentasei solo perché nei primi sei non avevo facoltà di scelta.
Cioè l’avevo, ma mi fu tolta con l’inganno, un inganno che oggi ho svelato e interrotto.
La seconda scelta più intelligente degli ultimi trent’anni.
O quella è la prima e la mia ragazza è la più bella conseguenza, boh, non so, non mi so spiegare agli altri perché principalmente non mi sono mai spiegato nemmeno a me stesso, semplicemente dicevo quel che mi si diceva di dire, tra le tante che il non avere nessuno all’interno dei miei due metri di raggio significasse essere adulti e felici, a dieci anni, pensa te che stronzi.


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