3 febbraio 2009

Mòrtire

Io sul caso Englaro una posizione certa, almeno quanto la avevo sul caso Welby, non ce l'ho.
L'avevo prima, ma più ci si avvicina al "giorno" e più si fa incerta.

E' talmente anomalo e controverso che non riesco a scindere la reale quota di motivazioni attribuibili al suo essere simbolo da quella relativa al suo essere persona singola, unica opera necessaria per farmi una posizione in merito.
E questo sia nell'eventuale posizione a favore che in quella quella contro.

Per dire, più si avvicina il giorno in cui avverrà il decesso e più immagino, come tutti, un eventuale utopico risveglio il minuto prima.
Ecco, ogni volta che ci penso mi trovo a metà tra l'augurarmi che si svegli, pensando a lei come figlia di quel padre, e l'augurarmi che non accada, pensando al baratro di oscurantismo teocratico a quel punto di impossibile arginazione in cui cadrebbe l'Italia, mai come oggi pronta a farsi oscurare, se accadesse davvero.

Il potere (in più) che un risveglio di quella portata regalerebbe a persone come Formigoni, l'immagine del suo campo di intervento, già oggi raramente attribuibile ad altri potenti in Italia, moltiplicato per un miliardo, da sola mi fa rabbrividire così tanto da farmi ogni volta espellere velocemente la sensazione con un "No no, per favore fai che no".

Poi però immediatamente mi ricordo che è di persona con un padre accanto che si tratta e resto lì, con quel piccolo senso di colpa per l'augurio appena prodotto a ricordarmi che no, che non tutto può essere utilizzato per le proprie battaglie e torno a immaginarmi e ad augurarmi un mondo nel quale la gioia di un Formigoni non sarebbe certamente nemmeno paragonabile a quella della famiglia e a bomba torno a metà tra le due possibilità.

Il casino, quello che mi impedisce di prendere una posizione certa insomma, è che a differenza di Welby in questo caso il dubbio, prima che riguardo a una posizione in risposta, riguarda i termini della domanda.

Cioè, ultimamente ogni volta che me la pongo mi trovo sempre incastrato sul termine che in realtà sto usando.
Perché la mia posizione è stata certa finché mi concentravo sulla mia risposta "Sì", mentre ha cominciato a vacillare quando ho fatto l'azzardo di pormi un dubbio sulla domanda.
Non riesco a capire se dicendo "sì" mi stia chiedendo se "è giusto" che Eluana muoia o se "è meglio" che Eluana muoia.

E sto lì in mezzo da giorni, fermo nella posizione di chi si rende conto che la gioia di un padre per l'eventuale risveglio di una figlia, quanto di più bello si senta di augurargli, è purtroppo direttamente proporzionale al prezzo che un'intera nazione pagherebbe se accadesse davvero, quanto di peggio si possa augurare a chi in quella nazione ci vive.

Accadesse a me, comunque, non fosse sufficiente quanto già detto ufficialmente, pensate alla nazione.
Se servisse anche solo per far capire a un Formigoni che tra il credere in dio e ESSERE dio, c'è una differenza, fatemi pure fuori.
Avrò fatto bene alle persone che ho intorno certamente molto di più di quanto sia ruiscito a fare fin'ora, così come le persone come lui hanno fatto loro molto più male di quanto io con la mia sola vita sono stato in grado di impedirgli.

Ma qui torno alle mie battaglie personali nelle quali la Englaro non c'entra nulla mentre è di lei che parlavo.
Su di lei non so.
Se è quello che desiderava, le auguro le sia dato.
"Se così non fosse" è una domanda alla quale solo un padre può dare risposta degna di chiamarsi tale.

L'unico pensiero vero che mi viene da fare in tutto questo, è che il problema più grande di questa società è che il suo non saper accettare la morte come evento normale, le impedisce di intraprendere la strada necessaria per imparare anche a gestirla e questo fa sì che l'evento resti lì, a disposizione di criminali di ogni sorta, da quelli che sparano a quelli che pregano.

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