21 febbraio 2009

Abbronzati a confronto

C’è una legge in Italia che nessuno tocca, della quale nemmeno si parla, che sta alla base di una grossa fetta della attuale crisi, la fetta dell’immobiliare.
È quella legge che impedisce a chi ha acquistato casa con i benefici della prima casa, di venderla entro i primi cinque anni, a meno di non dover restituire allo stato quanto risparmiato attraverso quei benefici.
Una legge nata sulla base di tutele giuste, pensata per impedire la speculazione immobiliare quando la speculazione immobiliare non solo era possibile ma era anche decisamente diffusa.
Ma oggi?
Oggi quella legge è una catena generatrice di spirali inarrestabili che stanno portando mezzo paese direttamente in bocca alle banche.
Perché?
Perché chi ha comprato casa negli ultimi 5 anni utilizzando i benefici della prima casa e oggi, a seguito del blocco pressoché totale di qualsiasi settore, si ritrova a non riuscire più a sostenere il mutuo che fino a ieri le stesse banche gli riconobbero come in linea con le sue entrate e quindi concedibile, di quella casa non può disfarsene a meno di non avere da parte diverse migliaia di euro da restituire allo stato secondo quanto stabilito da quella legge.
Ma il problema è che se uno avesse da parte quelle migliaia di euro significherebbe che le guadagnava e per questo cadrebbe il principio stesso dei benefici sui quali si basa quella legge.
Così accade che se uno si compra una prima casa grazie al fatto che essendo prima casa la pagherà meno di una seconda casa e oggi non può più sostenere il mutuo per motivi che vanno ben oltre le sue possibilità di intervento, di quella casa non può disfarsi perché appunto non ha i soldi da restituire allo stato, visto che se li avesse non si porrebbe il problema del mutuo insostenibile.
Ci si ritrova così in una spirale statale che non ti lascia via d’uscita, che ti blocca in quella casa che diventa prigione e che ti porta a diventare tuo malgrado un moroso che non paga il mutuo e che contemporaneamente non può disfarsi della casa nemmeno volendo, ottenendo l’unica conseguenza di avviare quella strada in fondo alla quale c’è solo il pignoramento della casa stessa che tempo due anni diverrà di proprietà della banca.
Qualcuno lo dice?
No.

Se al contrario si sbloccasse quella legge o se solo la si sospendesse per qualche anno, tutti coloro i quali non possono oggi pagare più un muto acceso come prima casa, potrebbero tranquillamente venderla e magari comprarne una più piccola o semplicemente in linea con le mutate condizioni di reddito, senza diventare morosi, senza entrare negli elenchi dei cattivi pagatori che condizionano la vita per anni, muovendo il mercato e restituendo alla banca quanto prestato, ricavando magari persino un piccolo margine per superare il momento drammatico.
Perché oggi le case non valgono di meno, semplicemente vengono tenute ferme da quella legge che impone quella e solo quella via, facendo sì che l’unico scenario futuro sia un mare di gente che ha dovuto cedere alla banca la casa e in più si ritrova pure a dover uscire dal momento di crisi che in quella situazione ce li ha messi senza né casa né soldi, cioè senza alcuna possibilità di uscirne.
Dicono che volendo la si può vendere senza rinunciare ai benefici, se solo si ricompra una prima casa entro un anno.
Sì, ma il problema è che le banche hanno tutto l’interesse a far sì che la cosa non accada perché lasciando così le cose entro due anni si ritrovano con un patrimonio immobiliare triplicato senza aver tirato fuori un euro per comprarlo e per questo improvvisamente hanno deciso di stringere le porte, di non concedere mutui, di togliere fidi, di levare ossigeno a tutti coloro i quali magari un’altra prima casa se la comprerebbero pure ma vai a trovare i soldi che servono oggi anche solo per un trasloco.
Qualcuno lo dice?
Sì.

Obama, l’abbronzato che per rispondere alla crisi ci mette i soldi e ai suoi dice che in cambio devono smetterla di vivere al di sopra delle loro possibilità, una roba che da noi appare concetto da marziani, bombardati come siamo dal nostro abbronzato che dice esattamente il contrario e cioè che per uscire dalla crisi bisogna uscire e spendere, spendere, comprare, vivere insomma al di sopra delle proprie possibilità.
Soldi sul tavolo?
I tuoi.
Usa la carta di credito, cambia auto, avevi una vecchia ritmo? Compra subito una nuova fiat e torna anche tu nel giro dell’economia, hai un frigo che funziona ma non fai il ghiaccio dallo sportello? Compra un nuovo frigo, lo stato ci mette una parte! Compra forchette per le acciaierie, compra vestiti per le sartorie, compra compra compra, se non si esce dalla crisi la colpa è tua che non spendi e non sei ottimista.
I soldi alle banche?
I tuoi, gli interessi sulla carta di credito, sul finanziamento per la nuova macchina, sull’operazione della Social card che è circuito visa e quindi paghi l’operazione, la casa che gli lasci, i prestiti che chiedi.

Giorni fa mi ha chiamato la banca e in un momento di raro genio mi comunica che, avendo deciso di togliermi il fido, mi offrono la possibilità di fare un prestito con loro per rientrare entro il tempo da loro stabilito per chiuderlo.
Cioè per non pagare x percento di interessi passivi mi offrono la possibilità di pagarne xx percento per tre volte tanto di anni.
Il momento della telefonata non mi permetteva di ridergli in faccia, ma a giorni lo farò.

Penso che quando andrò all’incontro che mi fisseranno, al genio della strategia aziendale farò solo una domanda, secca e precisa:
Chi ha corrotto David Mills?

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