19 agosto 2009

Ribellisti

Due parole su L'Altro, il giornale di Sansonetti.

Quando uscì ne comprai subito una copia, per vedere di nascosto l'effetto che avrebbe fatto.
Il primo impatto fu una profonda incazzatura per il fatto che con un euro ti paghi quattro fogli in croce, due dei quali oltretutto dedicati a sport e tv, una roba che me lo fece cestinare nel giro di una frazione di secondo insieme all'ultima speranza che avevo dato al suo direttore di apparirmi interessante.

Quest'estate, non so perché, mi è venuta voglia di dargli una seconda possibilità e ho cominciato a comprarlo tutti i giorni insieme a Repubblica.

Progressivamente giorno dopo giorno e in maniera assolutamente naturale, l'ordine di lettura è passato da "Prima le 50 pagine di Repubblica e poi se resta tempo le 10 de L'Altro" a "Prima le dieci de L'Altro e poi, se resta tempo, le 50 di Repubblica, ma anche no".

Avevo sbagliato a liquidarlo con così tanta velocità.
E' un gran bel giornale, "nonostante" il suo direttore.
Non tratta di notizie né tantomeno di Cronaca, se non per utilizzarle entrambe come spunti per entrarvi dentro con approfondimenti non del fatto in sé ma del contesto nel quale si sviluppano.
Approfondimenti che in molti casi è persino difficile collocare in una o nell'altra sfera politica, dal momento che non fornisce giudizi (tranne quando si parla di Vendola, per il quale il direttore si sta spedendo in una vera e propria campagna di protezione del Panda) ma analisi il più possibile oggettive.
Per dire, in uno dei numeri una pagina intera era dedicata all'analisi di Calderoli come uomo politico, con parole che se non erano di stima poco ci mancava.

A margine di questo, offre una cosa che a me nei giornali è sempre mancata: i dibattiti su un tema.
Su uno dei numeri usciti a fine luglio una scrittrice (se non sbaglio, ma non ricordo chi fosse perché ne ho tenuti da parte solo due numeri particolarmente interessanti) scrisse un'interessantissima analisi sui perché della progressiva scomparsa della sinistra estrema, generando nei numeri successivi delle controrepliche di tutto rispetto che nulla avevano di quel sapore "posta di rettifica" che i dibattiti sugli altri giornali hanno e che tutto aveva invece della vera e propria inchiesta a puntate e a più mani.
Per non parlare poi del numero dedicato a Marcuse, una vera e propria boccata d'aria nei quotidiani estivi sui quali ormai l'unico approfondimento che trovi è...boh non mi viene in mente nemmeno.

Unico appunto: il linguaggio.
Un po' troppo alto per un giornale che dovrebbe offrire a sinistra l'equivalente di quel Foglio che vuole essere a sua volta un giornale di "Idee" ma che per veicolarle non si dimentica mai di parlare al cattolico medio.
In questo L'Altro punta un po' troppo in alto.
Se la sua lettura in certe giornate mi portava a non riuscire ad avere il tempo per aprire anche l'altro quotidiano che compravo è perché a leggere quelle dieci pagine ci mettevo lo stesso tempo che ci si mette in genere per leggere le 50 di qualsiasi altro quotidiano.
Cioè tra una pagina e l'altra a volte avevi bisogno di buttarti un attimo nell'acqua gelida e dire a voce alta "Cacca pipì pappa!"

Davvero un gran bel giornale, insomma.
Se quell'euro serve a mantenere quei quattro eroi ancora convinti che a sinistra qualcuno abbia ancora un cervello funzionante al quale parlare, allora sono un euro ben speso, finché durano.

Detto questo, leggendo oggi si scopre che non è vero che a sinistra non c'è il dibattito sui perché e l'analisi della sconfitta di un anno fa e della rivoluzione che ha spazzato via la sinistra dallo scenario parlamentare, prima, e da quello reale subito dopo.

C'è in Italia qualcuno che quell'analisi la sta portando avanti.
Solo che quel qualcuno la sta portando avanti tutto da solo tipo quando parli agli alberi o quando, da solo sulla bicicletta, parli alla vocina nel tuo cervello come fosse una squadra intorno che ti segue ammirato, ascoltato giust'appunto da Sansonetti, quello che quando ha davanti Berlusconi gli fa domande sul Milan, quello che a sua volta è ascoltato da quei quattro che fanno finta di non ricordarsi che lui è appunto quello delle domande sul milan a Berlusconi.

Mentre i due solitari se la raccontano tra loro nel totale silenzio di quelli ai quali dovrebbero al contrario essere rivolti e che invece di entrare in quel dibattito non solo non ne hanno mai avuta nessuna voglia ma soprattutto se ne guardano bene dal farsi coinvolgere, il più a sinistra tra quelli che si propongono di guidare l'opposizione al governo più a destra dopo quello di mussolini, oggi ci fa sapere che la sua idea di partito democratico è un partito che sappia andare a "recuperare quelle che sono le nostre radici piu' profonde: quelle cattoliche popolari e quelle socialiste".
Un partito che voglia costruire una società "Non classista, non ribellista, ma in grado di essere solidale e aperta"

Ecco, pensavo che se il più a sinistra, ancora prima di essere guida, ha già cominciato a cercare le sue radici cattoliche ma anche socialiste, allora prepariamoci a morire fascisti.
L'importante è non essere ribellisti.
Liquidamente, tipo.
Ma anche.
Vaffanculo.

Bel giornale, insomma, L'Altro.
E bello anche il dibattito sui perché della scomparsa della sinistra.
Peccato se lo stiano facendo da soli perché uno dei due solo era prima e solo resta oggi.

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