15 novembre 2013

Validi motivi per cui l'ebook non vincerà mai sulla carta

Il mercato dell'usato, come per il vinile, vive solo delle versioni stampate.
La carta può essere letta anche in mezzo al deserto dove non c'è elettricità.
Si possono tenere anche dieci milioni di ebook in una chiavetta usb, ma solo i cartacei ti permettono di prendere le misure di chi ti ha invitato a cena sbirciando gli scaffali prima che apra bocca; se ci trovi più di due titoli di Coelho invèntati seduta stante un impegno urgente e fuggi a gambe levate.
Gli ebook non possono essere tirati in faccia a qualcuno.
L'ebook non può essere ritrovato in cantina dopo cinquant'anni con ancora leggibile una dedica scritta a mano quando venne regalato.
Gli ebook non richiedono investimento iniziale e quindi selezione da parte di un editore, così qualsiasi cretino che riesca a mettere in rete un pdf potrà dirsi scrittore anche se non glielo leggerebbe nemmeno il suo cane, che pure sa leggere sicuramente meglio di quanto lui sappia scrivere.
I libri prestati non ritornano mai ma in cambio lasciano in memoria il debito e quindi la persona alla quale l'hai prestato, dall'ebook non ha nemmeno senso aspettarselo e quindi una volta inviato dimentichi libro e persona.
Se hai mille ebook hai come segnalibro un tasto unico per tutti, se come segnalibro dei cartacei usi le foto ne sceglierai una per ogni libro che hai, rendendo ciascun libro una storia che racconta un'altra storia ogni volta che lo apri e che la protegge dal tempo ogni volta che lo chiudi.
Per cancellare un'intera biblioteca di ebook basta sbagliare tasto, per cancellarne una cartacea devi dar fuoco alla casa.
Se esistessero solo gli ebook, nelle case affittate per vacanza non ci sarebbero da leggere titoli che non avresti mai comprato.
Se ai bambini prima di dormire leggi le fiabe da libri di carta, da grandi si ricorderanno del tuo viso illuminato dalla luce calda della abatjour di fronte, se gli leggi un ebook si ricorderanno del tuo viso illuminato dal basso da una luce fredda: prova la differenza davanti allo specchio e scoprirai perché fino a una generazione fà i figli non uccidevano i genitori.
Leggere i cartacei tiene allenata la vista, se fai fatica a leggere un ebook puoi ingrandirlo, se fai fatica puoi ingrandirlo ancora, quando farai di nuovo fatica potrai ingrandirlo ancora e ancora fino ad avere una parola alla volta sullo schermo e ritrovarti a sessant'anni in grado di leggere solo dal cartello autostradale in su.
Se un libro di carta si bagna diventa più grande, se si bagna un ebook si rompe.
Gli ebook fanno felici solo chi li scrive e i traslocatori, i libri di carta fanno felice l'intera filiera che collega chi li ha scritti a chi li legge.
Se vuoi copiare un passo di un ebook basta fare copia e incolla, se vuoi copiare un passo di un libro di carta lo devi trascrivere parola per parola, leggendo e scrivendo ogni singola lettera prolungandone così la digestione come non fosse passato un giorno dal tempo degli amanuensi e per questo lo fai solo se dentro quel passo c'è un mondo intero, se hai molto tempo da perdere o se non ne hai più.

Una mattina eravamo al lavoro, un muratore anziano ed io, in uno slargo della Sanità. Impastavamo a mano i metri cubi del giorno, sabbia e ghiaia, mescolandole con acqua e cemento. Le braccia andavano da sole, lo sguardo nostro assorto sull'impasto, ma anche lontano. Il respiro scendeva seguendo la pala. Passarono due ragazzi vestiti alla spaccona su una motocicletta. Si fermarono a guardare, poi uno disse all'altro: "Tieni a mente: chi'o ffacesse maie".
Il compagno alzò gli occhi dall'impasto, cercando di metterli a fuoco, come se li richiamasse da lontano, da un libro, lentamente. Furono su di me. Cercavano risposta, agilità di sdegno, bussavano al mio sangue. Non risposi. Sentivo il disprezzo dei guappi verso di noi come scaduto, logoro, niente in confronto a quello fresco d'ira di Céline contro di loro: "Essi sono soltanto giovani al modo dei foruncoli per quel pus che fa loro male dentro e li gonfia".
Non ricambiai lo sguardo. Quelli erano anni di sdegni sbriciolati, ognuno era solo nel suo, non c'era più un'ira comune. Mi chinai con più forza sull'impasto, accelerai i colpi di pala: amico, questo è lieve ancora, ci caricassero del doppio e noi lo reggeremmo. Lascia che avvitino senza fine la manopola che dà corsa al loro motore, che s'impregni d'ascella l'arma nella fondina. Vanno a farsi largo in tanti in un mondo stretto, mentre noi siamo quelli che non tolgono posto a nessuno. Nessuno verrebbe a toglierlo a noi.
Ma non parlavo, non dicevo niente, a volte per un giorno intero sul lavoro solo il respiro mi usciva di bocca.
In altre città ero stato uno di Napoli, bastava agli altri e a me quella provenienza. A Napoli non mi era accreditata. Tra gli operai della mia lingua ero accolto come un forestiero. Ero per loro uno di altre città, su di me la fatica aveva lasciato altre pose, altre usanze. All'ora scaduta lasciavo il lavoro al punto in cui era, mentre gli altri regalavano ancora un po' di braccia al tempo già venduto. Allora un saluto brusco bastava per andare a lavarmi. Si è stranieri sul posto, proprio dove si è nati. Solo lì è possibile sapere che non esiste terra di ritorno.


Erri De Luca - In alto a sinistra.

21 commenti:

  1. Anonimo18:48

    credo che sia lo stesso motivo per cui un'opera digitale, un'istallazione e altre diavolerie annesse (non me ne vogliano i fotografi) non potranno mai sostituire la bellezza del segno di una mina su un foglio.
    siamo su ordini differenti, chetelodicoaffà. :)

    lisa

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    1. Esclusi i presenti, naturalmente.
      Cioè le mie vere e proprie opere digitali escluse, dici.
      :)

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    2. e comunque una mina su un foglio sono ...
      parole parole parole ...

      (ok, cassate anche me)

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    3. E una mina su più fogli?
      Sono storie di tutti i giorni.

      (ah io vado avanti un mese con 'ste cassate)

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  2. tutto bene, tutto giusto ma errideluca noooo!

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    1. E questo era il terzo e conto di avviarmi a passo spedito verso il quarto, il quinto, ecc...ecc...

      Ma non c'è problema, tanto c'ho Lisa che mi cassa le musiche di Aggiovanotti, tu ora mi cassi le letture di Annonno, sono di ferro io!

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    2. le musiche di iovanotti te le caxxo anche io!

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    3. Ehm, mi vorrei aggiungere pure io all'allegra confraternita (consorellernita?) non appassionata del iovanotto, posso?

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    4. ma certo bee :)
      qui gli smontiamo il pantheon pezzo a pezzo!

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    5. Anonimo17:27

      aaah, ma questa è aria fresca, ragazze: mi fate giUoire di ggiUoia quando mi cassate anzianotty. :))
      (anche perché, di ggiovane c'è rimasto solo il nome)

      lisa

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  3. Aggiungo: la possibilità di scrivere una dedica quando lo regali. Formidabile "macchina del tempo", peraltro (nel senso di un tuo vecchio pezzo, se ben ricordo). Prova a scrivere una dedica su un e-book...

    (@ e.l.e.n.a.: concordo. Sarà pure che a me i filo-terroristi proprio non riescono a far simpatia...)

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    1. http://ilmiomanifesto.blogspot.it/2004/09/lessico-familiare.html
      (e ho scoperto anche di aver recentemente replicato il titolo)

      Ecco, dimmi se una storia come quella di quel post potrà accadere quando esisteranno solo gli ebook

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    2. Non verrà *mai* il giorno in cui esisteranno solo gli ebook, fidati.
      Ah, e già che ci sono: i manoscritti non bruciano (che magari non c'entra moltissimo ma mi pare ci stia bene, eppoi lo dice Bulgakov).

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    3. Bellissima storia davvero: mi sono appena accorto di averla letta con un sorriso stampato in volto dall'inizio alla fine, citazione e dedica incluse.

      A pensarci bene, comunque, considerazioni soggettive a parte, per me il principale motivo "concreto" per cui è alquanto improbabile che il libro cartaceo si estingua è il fatto che i testi elettronici non possono essere impacchettati e regalati. Basta pensare a quanto sono affollate le librerie sotto Natale: il libro è forse l'idea regalo più gettonata, perché consente di spendere poco facendo al contempo, nell'immaginario collettivo, una bella figura, in quanto implica una sorta di ammiccamento complice tra chi lo regala e chi lo riceve, appagante per entrambi ("ti regalo un libro perché ti ritengo una persona intelligente, come lo sono io che l'ho scelto"); che poi il 97% dei libri regalati siano delle solenni puttanate e finiscano nella migliore delle ipotesi a far compagnia ai ragni tra gli addobbi natalizi e le olive sotto spirito è un altro discorso, ma resta il fatto che la percezione comune mi pare quella. E quindi, ovviamente, fin che un articolo ha tanto mercato, non c'è pericolo che si estingua.

      Spero.

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  4. Eppoi, le piccole cose: la sensazione che dà tenere in mano un libro, il piacere tattile di girar le pagine, il profumino di nuovo di un libro appena comprato, le briciole d'antiche merende che si ritrovano in un vecchio libro (è da quando ho imparato a leggere che, se posso, sfrutto i pasti per dedicarmi alla lettura, nonostante fin da subito mio papà m'avesse detto che non fa bene alla digestione: be', su questo posso dire che aveva torto).
    E anche l'infinito piacere di ritrovare qualche libro molto amato in passato in qualche mercatino dell'usato, è come ritrovare un vecchio amico.

    (Eccomunque sì, son d'accordo pure io con e.l.e.n.a. e Dionysus, ma non osavo dirlo. Adesso però sono arrivati loro per primi e così mi posso accodare ;o))

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    1. Sulle merendine ti seguo sulla fiducia, avendo io iniziato a leggere praticamente ieri.
      Quando avevo 12 anni ne avevo 47 e non avevo tempo di leggere.

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    2. Però puoi cominciare adesso, ogni momento è buono per dare inizio ad una buona abitudine.

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    3. Anonimo17:29

      sugli anni si rimedia, Cherì.
      (io ci ho il fidanSato gggiovane mica per caso, eh)

      lisa

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    4. Maddai!
      Allora è proprio proprio vero che siam sorelle separate alla nascita!
      Anche The marit è più giovane di me (anche se nessuno lo direbbe mai [Faccetta che fa l'indifferente tanto lo sa che è vero che nessuno lo direbbe mai ;o)])
      (Pregasi notare l'impiego creativo delle parentesi qua sopra, pliiis...)

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  5. Ma come errideluca no. Errideluca sì, molto sì.
    Per la precisione affilata delle parole, perché ogni parola sa esattamente del suo sapore ed è pesata al grammo, perfetta, né un grammo di più né uno di meno.
    (Certo, qualche articolo determinativo in più male non farebbe, e abbasserebbe il livello di snobismo da orticaria del nostro amato errideluca.)
    Broono, leggiti “In nome della madre”, ogni parola un salmo, e ti vengo a raccogliere col cucchiaino in un mare di lacrime, poi “il peso della farfalla”, poi “i pesci non chiudono gli occhi”, poi forse tutto erri.
    Sì, erri molto sì.

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    1. "I pesci non chiudono gli occhi" fatto.
      Insieme a "Il torto del soldato" (e se ho superato quello, la valle di lacrime per me è cosa risoltissima), "Non ora non qui" e appunto In alto a sinistra.

      Passo ai tuoi allora, ok, tanto in barba alle disfat(t)rici di Pantheon qui sopra (l'unica cosa che m'è rimasta in piedi dopo il passaggio di Katrina e queste me lo vogliono abbattere...), non avevo nessuna intenzione di cedere alle pressioni.
      Anzi, per essere proprio preciso preciso penso che li leggerò ascoltanto Jovanotti.
      La linea d'ombra in loop, per la precisione.

      Per "In nome della madre" invece l'accoppiata prevede "Le tasche piene di sassi", ché se mare di lacrime dev'essere, allora sia da farci sci nautico sopra.

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