31 maggio 2014

Il Mario è sempre stato di quaderno

Ieri sera ho impegnato una parte del mio 85% di possesso palla (efficace sintesi con la quale la mia gentile amica ha riassunto il tempo/parola che concedo a chi esce con me sapendo che avrei capito che la sua gentilezza l'aveva portata ad arrotondare comunque per difetto anche se non ha avuto il tempo di precisarlo) raccontando, tra l'analisi del voto M5S, la forma dell'amore eterno e una chiacchiera con il cameriere che come da tradizione è stato magneticamente attratto dalla voglia di mettersi a parlare con me e perché dovrei privarlo del piacere, la presenza continua del Grande Regista Superiore.
Aneddoti, episodi, casualità innegabilmente poco casuali.
Chiudo la nottata dedicando la parte rimanente di quel 85% a tutto ciò che su questo blog porta il nome, necessario per romanzare ciò che non può essere raccontato apertamente, di Mario e all'importanza di conservare la memoria di ciò che si scrive di sé, l'importanza di appartenere a un posto che parla della propria storia, dall'albero in quel momento accanto a noi dove Mario Senior parcheggiava la moto sulla quale mi attendeva, del balcone affacciato sulla macchina sulla quale eravamo seduti ieri sera e dal quale io, mille anni prima, ricevevo indicazioni di vita.
Un 85% speso a parlare dell'importanza della memoria e degli archivi, fondamentali nella politica come per la costruzione e il risconoscimento dell'identità personale.
Stamattina leggo in mail, tra le altre cose, di un progetto floreale che racconterà una storia d'amore lunga mille anni e per questo eterna.

Oggi scendo in cantina su richiesta di nonna per cercarle una bilancia nascosta chissà dove.
Apro scatole, sposto cassette, tolgo teli, trovo inaspettatamente quaderni, riconosco copertine, risento profumi, un tunnel spazio-temporale mi spara a velocità luce indietro di trentaquattro anni, sospendo la ricerca della bilancia, apro pagine, la macchina del tempo mi porta nel punto in cui stavo quando vivevo le cose delle quali parlavo la sera prima, apro a caso il quaderno, chiamiamolo archivio dei nonni, chiamiamolo identità, chiamiamola storia d'amore lunga mille anni,chiamatelo solo un colore, chiamatelo Mario, chiamatelo destino, chiamiatelo come volete, io lo chiamo Grande Regista Superiore e queste sono le cose che fa.



Update:
Il giorno dopo, oggi, la bilancia viene trovata da nonna che però mi chiama perché, dice, visualizza dei numeri strani.
Vado a vedere, ci salgo, le dico no.
Che non sono numeri strani, è la batteria che va cambiata.
A lei che fosse sempre il Grande Regista Superiore che chiudeva il cerchio non mi sembrava il caso di dirlo.

La sostenibile leggerezza dell'essere





17 commenti:

  1. Sciapò.


    (Scusascusascusa ma non ce la faccio a resistere: già da allora non andavi d'accordo cogli accenti, eh? ;o))

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    1. Cioè tu, non X o Y o Z ma TU, che sei l'unica che poteva leggere quella foto nell'unica maniera nella quale va letta, di quel quaderno vai a guardare gli accenti.

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    2. Perché secondo te io, non X o Y o Z ma IO, che son l'unica che ha letto quella foto nell'unica maniera nella quale va letta, rinuncio alla mia consueta armatura/cortina fumogena di buffezza?
      Suvvìa.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. "La mela mangia la zia" è perfettamente corretta sul piano grammaticale - ed è anche un'immagine molto divertente. Il solito, ottuso conformismo che castra la fantasia dei bambini: ecco perché, di Borges, ne nasce uno ogni millennio.

    Saluti da X o Y o Z. Tsè (faccina con sopracciglio sinistro sdegnosamente sollevato).

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    1. E se proprio vogliamo, anche sul piano sostanziale potrebbe essere corretta.
      Trovane uno che tornato da New York non ne sia irrimediabilmente rapito!
      (no eh...mh)

      Non mi fare il suscettibbboli, su!
      X Y e Z mica sono categorie di lettori, era da intendersi come il precedente "Questa volta ho i testimoni".

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  4. Anonimo16:21

    Lo spumantino si beve Broono alla faccia dei pecoroni.

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    1. Sai da cosa si riconosce un elettore M5S?
      Dal fatto che se non ha nulla da dire non se ne accorge.

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    2. Anonimo23:12

      Ehi Bru, io veramente ho votato pd......
      Credevo di avere scritto una cosa simpatica, se non è così me ne scuso

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    3. Personalmente non ho mai chiesto nomi né tantomeno mi interessa sapere se quelli che eventualmente uno si dà siano o meno inventati, ma quando si lasciano commenti firmati "Anonimo" il rischio è che non si sappia non tanto se si stia parlando con Mario, Pippo o Bilancia86, quanto se si stia parlando con gli altri Anonimo che da giorni mi stanno attaccati qui e da Leonardo facendo una caciara incredibile su quella foto dello spumantino.

      Allora facciamo che la mia risposta non richiede certo scuse, essendo una risposta che non era per te ma per l'anonimo che da giorni viene qui e un giorno si veste da non lettore de L'Unità, il giorno dopo da lettore de L'Unità, domani chissà, magari arriva qui e mi dice di essere un votante pd e dato che vi chiamate tutti nello stesso modo, io finché non vi decidere a battezzarvi con qualsiasi nome vi piaccia di più, foss'anche appunto Bilancia86 (e usare sempre lo stesso) non posso che tagliare la testa al toro e pensare di aver davanti sempre la stessa persona.

      Mettiamola così:
      sai da cosa si riconosce un elettore M5S ...sul mio blog?
      Dal fatto che la sua prima urgenza è l'impedirmi di esser certo di averlo davanti.

      Se non sei tu sono io che mi scuso con te.
      Se sei tu vale quanto detto in questo e nel commento precedente a questo.

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    4. Ma non puoi vedere l'IP?

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    5. no, purtroppo con il sistema di commenti di blogger no

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    6. quindi appunto se arrivano qui venti Anonimo non ho alcuna possibilità di sapere se sono venti persone che hanno scritto un commento o la stessa che ne ha scritti venti.

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    7. Ah ecco. Bel sistema, eh.

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  5. Il GRS sta davvero facendo gli straordinari in questo periodo!
    Sono veramente impressionata.

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    1. Poi uno dice che non è il caso di giocarci.

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  6. e comunque
    il latte beve il gatto, aiò!
    un sardo lo direbbe eccome.

    e comunque niente.
    perché tutto è proprio così.
    e i cerchi lo sai che li chiudi da te.

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