14 maggio 2014

Linee di tendenza


Uno dei lati positivi del mio lavoro, uno dei tanti, è che mettendomi costantemente a contatto con un numero di persone sempre misurabile nell’ordine delle centinaia diverse ogni giorno, mi permette di avere in diretta uno schermo dal quale osservare l’uomo e i suoi comportamenti, sia come individuo che come collettivo, da un punto d’osservazione che mi permette di avere un campione ampio al punto da farsi rappresentativo.
Assisto quotidianamente a dinamiche che riescono a essere contemporaneamente sempre uguali e diverse e la loro osservazione è sempre stata per me uno dei passatempi ai quali dedico ogni spazio e occasione possibile, essendo sempre stato appassionato di tutto ciò che è il comportamento umano e gli stimoli attraverso i quali momento e contesto ne influenzano le scelte.
L’altra sera il momento era una serata di premiazione e lo spazio era uno spazio immenso nel quale si svolgeva la serata di gala, io mi occupavo della messa in onda di tutta la videografica nei momenti di premiazione e tra un blocco e l’altro avevo del gran tempo libero da spendere nel mio hobby preferito e cioè guardarmi intorno e osservare, osservare ogni dettaglio.
Il titolo del film che in questa occasione mi sono inventato per passare il tempo è di quelli alla Wertmüller, una roba tipo “storie di uomini che mettigli una cravatta sempre bambini sono” e non riferito banalmente al clima festoso della serata, ma a impercettibili comportamenti comuni che solo un occhio attento (leggi: maniaco) può andare a cogliere.

Allora prendete 1400 persone, mettetele in uno spazio di 15.000 metri quadri, disponete a protezione dei cavi camera e audio che quello spazio lo devono necessariamente attraversare quelle che in gergo si chiamano le piattine, il cui scopo è evitare che i cavi vengano calpestati, scollegati, interrotti (ok diciamo evitare che qualcuno ci inciampi rompendosi milionarie gambe da ripagargli).
Avrete così uno spazio che equivale a due campi da calcio nel quale correranno delle linee spesse qualche centimetro, lasciando libero di essere calpestato il restante 99,99999999% di pavimento da persone che avranno a disposizione l'equivalente di 10 metri quadri a testa, c'è gente che abita tutta la vita in meno spazio.
Quelle linee, e capita tutte le volte, pur essendo in proporzione impercettibili genereranno un irresistibile effetto calamita pari a quello che porta i bambini a sedersi sull’unica sedia rotta in mezzo a mille sedie perfette, a rompere cercando di aprirlo l’unico barattolo chiuso in mezzo a cento barattoli di biscotti aperti, a desiderare di mangiare l’unica cosa non è presente a tavola, a rubare l’unica caramella in vendita in una bancarella di caramelle in regalo.
Non si scappa, potremo avere cinquant’anni, potremo essere in giacca e cravatta, potremo gestire affari di miliardi e tenere in piedi le economie di intere nazioni, ma tira una linea di tre centimetri che attraversa 15.000 metri quadrati calpestabili liberamente e li vedrai tutti andare inconsciamente a mettersi lungo quella linea che se sta lì è proprio per evitare di essere calpestata, quando dovranno scegliere un posto non dove passare, ché lì ok servono a quello, ma dove fermarsi a chiacchierare.
A cinquant’anni lo sai che quei passacavi sono lì proprio per evitare che tu li calpesti e del resto con 15mila metri quadri a disposizione le alternative possiamo dire non manchino.
Ma l’uomo sarà sempre un bambino, vederlo accadere meraviglia ogni volta e chi mi conosce non avrà difficoltà a immaginare come dietro ‘ste cazzate io sia capace di passarci le ore.
Mi diverto così, altrimenti non sarebbe lavoro.


6 commenti:

  1. Questo sì che è un bel gioco. Me lo ha insegnato mio padre da piccola.
    Si prende una o più persone che hai davanti e di cui non sai nulla, li si osserva come fosse un film, o meglio un documentario, e si inventano storie.
    Tipo lui che si chiama così e così, fa questo o quel lavoro, si sente così e colà, sta pensando questo e quello.
    Ma no, non vedi, si chiama invece così, secondo me fa quest’altro lavoro, si sente chiaramente così (si vede da come cammina/mangia/parla/sorride etc) e sta pensando che.
    Mille storie e film inventati al momento, ed è sempre buona la prima.
    Un esercizio magico di fantasia e stupore.

    Di recente abbiamo passato ore seduti sugli scalini tra le colonne di piazza San Pietro. Muti.
    A guardare.
    Andava in scena uno spettacolo irripetibile di volti, suoni, gesti.
    Cose che succedevano.
    (A saperle vedere)

    Uno dei motivi per cui mi ostino con un vecchio Nokia3330.
    Perché nelle pause, in viaggio, in attesa, in coda, mi piace piuttosto che chinare la testa sull’ennesimo anestetico, guardarmi intorno, fantasticare, inventare storie e trarre (arbitrarie) conclusioni sul genere umano e sulla vita in genere.
    Mi piace “accorgermi”.
    E quello che va in scena tutt’intorno, non prevede replica.
    E secondo te, me lo perdo?

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    1. Una sera uscii con un'amica che era venuta a milano da una parente e uscimmo con tutti i suoi amici.

      Anzi 'spetta, preambolo:
      Per motivi vari ed eventuali sui quali non mi dilungherò, una delle cose che mi provocano maggiore disagio è il silenzio a tavola, qualsiasi tavola.
      Qualsiasi sia il numero di quelli seduti, dai due in poi, mi è impossibile partecipare a quel silenzio.
      Non si passa, se sono seduto a tavola e c'è del silenzio, conta cinque secondi e vedrai che al sesto io non riuscirò a non dire qualcosa, qualsiasi, che poi avvia il resto delle chiacchiere.
      Va bene anche il tempo meterologico, l'importante è che non ci sia il silenzio.

      Allora quella sera eravamo a tavola in un pub con tutti questi per me completamente sconosciuti.
      Silenzio.
      E conta uno, conta due, conta cinque, parto.
      In senso orario li ho indicati uno per uno con il dito e per ciascuno ho detto una cosa.
      Chi avrebbe dovuto riprendere gli studi, chi aveva un problema con una collega, chi il giorno prima aveva perso un po' troppe ore a suonare, chirurgico e dettagliato in una maniera che erano tutti a bocca aperta perché impossibile da dipingere come le classiche cose generiche al punto da azzeccarci per forza di cose.
      Mi fermai solo sull'ultima, che mi sfidò a indovinare cosa facesse.
      Nella mia mente avevo indovinato, ma era così dettagliato e particolare che non ebbi il coraggio di espormi e così il gioco finì.
      Non lo so cosa sarebbe successo se avessi avuto il coraggio di parlare, ma so che quella cosa è uno dei giochi che mi diverte di più.
      (uhm...perché ho l'impressione di averlo già raccontato questo episodio?...uhm)

      9 su 10 ci prendo e ogni volta che lo faccio davanti agli amici restano sempre tutti di sasso perché quando lo faccio lo faccio sempre pescando a caso in locali pubblici.

      Un giorno per esempio ero nel bar della mia fidanzata del momento, entrarono due donne che la conoscevano (e quindi io avrei potuto chiedere conferma) e io la guardai dicendo "Vado?"
      Al suo ok le sparai fuori non solo quello che facevano entrambe di mestiere, ma soprattutto dove erano state prima di entrare nel bar e dove sarebbero andate dopo.
      Sul dopo ci fu ovviamente bisogno di conferma, che lei chiese loro ricevendo i nrisposta esattamente quello che le avevo detto.

      Ora tu penserai che io stia qui a raccontare di avere i poteri maggggici della mente (nun ce provà perché mordo! :)) ma in realtà completo solo il tuo commento.
      Nel senso che non c'è nessun potere, è semplicemente un allenamento di anni e anni a osservare le persone e ogni loro minimo dettaglio, il vestire, il muoversi, il modo di sedere a tavola, di toccarsi i capelli, tutto, non c'è dettaglio che se letto e incasellato non ti dia la possibilità di sapere con margine di errore progressivamente sempre più prossimo allo zero chi sia la persona che hai davanti.
      Quando per anni fai quello che dici tu, osservi, registri e procedi per correzione d'errore, alla fine ti ritrovi ad aver costruito una capacità di lettura delle persone che diventa automatica, non serve attivarla, le guardi apri il fascicolo che nella tua mente contiene i dettagli che hai visto loro addosso e non devi far altro che leggere il risultato finale.
      Non che non sbagli mai, ovviamente (altrimenti sarebbe eccome qualcosa di paranormale) ma il numero delle volte che ci azzecchi sarà sempre incredibilmente superiore.

      E se ogni giorno registri, di ogni persona registri, di ogni dettaglio ti "accorgi", i fascicoli saranno sempre più completi aggiornati e quindi precisi.

      Io mi diverto un sacco.
      (pure se ho lo smartphone, ma questo perché almeno sul treno lascio in pace le persone e mi -gli- regalo le uniche ore della mia vita nelle quali taccio!!!)

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  2. E' il terrore del vuoto, la paura di trovarsi all'aperto esposti alle brame del primo predatore di passaggio; quella che fa sì che la gran parte delle persone cammini vicino ai muri anche se la strada è libera (e ovviamente solo pedonale :-)), o si fermi a parlare sempre sulle soglie o nei punti di passaggio obbligato.

    E' anche la paura di trovarsi senza un centro di gravità permanente, col rischio di dover cambiare pure idea :-).

    P.S.: mi segnalano la perla di latinorum di una tal Mari nei commenti sul FQ, "aperta verbis" invece di "apertis verbis" (perché la concordanza dei casi è ka$ta).

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    1. Ma quelle erano linee sparse, senza vicinanza con nulla di rassicurante, erano tracciati in mezzo allo spazio esteso.
      Anzi, ti dirò di più, alcune di quelle piattine, in particolare quelle che si vedono in foto, erano paradossalmente gli unici punti rischiosi nei 15000 metri quadri intorno, dal momento che si trovavano a ridosso di quelle zone gialle quadrate che vedi nelle foto e che erano il basamento sabbioso di quelle torri di cemento che si vedono nella foto del post precedente.
      Praticamente stare nei paraggi di quelle piattine ti metteva nelle condizioni di essere negli unici punti "istintivamente" pericolosi dell'intero hangar, essendo proprio la base di colonne di cemento armato costruite in maniera da dare l'impressione di crollare da un momento all'altro.
      Se segui il link che porta al posto in questione le vedi bene e vedrai che sono 4 torri altissime visibilmente (e artificiosamente) pericolanti.
      Ecco, tu immaginati che quelle zone gialle che vedi nelle 3 foto di questo post sono le aree di sabbia, quindi a loro volta restituenti una sensazione tutt'altro che stabile rispetto al più rassicurante pavimento in tutto il resto dei mille mila metriq, sulla quale poggiavano palazzi di cemento che dal vivo garantisco incutono un certo timore.

      Ora capirai che vedere tutti quanti correre a piazzarsi negli unici centimetri "a rischio" di uno spazio grande due campi di calcio, solo perché istintivamente portati a camminare e sostare lungo linee marcate quando a disposizione, è una cosa che fa un po' a pugni con l'idea che la motiviazione sia l'istitntivo bisogno di sicurezza.
      Cioè nei casi che hai elencato tu è innegabilmnente quello il motivo, ma in questo no, la situazione è paradossalmente l'opposto di quella che crea chi cerca sicurezza.

      P.S. Pensa che quel "Aperta Verbi" m'è passato davanti l'altro giorno e le ho pure risposto.
      Ora io ho la scusante di essere uno che il latino l'ha visto un anno solo e talmente tanto tempo fa (andavo alle medie e lo scelsi come corso del doposcuola pomeridiano)(che bellino che ero quando volevo sembrare il Piccolo Lord) che oggi mi potrebbe passare sotto il naso qualsiasi cosa e non me ne accorgerei.
      Però dì alla tua amic...ehm alla regia che ti ha segnalato la cosa, che se non ho mai risposto alla mail nella quale mi ha dato lezioni di accenti, non è perché me la sia presa eh.
      Cioè non è necessario che mandi avanti gli amici a dirmi che non ho corretto una tizia che ha sbagliato il latino, se non ho risposto mica è perché guai a chi mi corregge (chiedi a Dion, che qui ha il nulla osta all'insulto per ogni mio errore e anzi ben vengano altrimenti come li correggo?) ma perché in quei giorni non avevo tempo di farlo e lei lo sa che non rispondo per settimane e poi di colpo ti mando sei pagine.

      Bellina che è tutta intimorita.
      :)))

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  3. certo che tu sei proprio un po' "strega" eh ... ;)

    (l'ho fatto apposta, l'ho fatto apposta, l'ho fatto apposta!!!)

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    1. Guarda...non equivalesse a darti ragione ti direi che quel fatto là che io dico una cosa e qualche ora dopo quella cosa qualcuno la dice/fa s'è avverato di nuovo.
      Ieri sera ho scritto in un sms:
      Da due tipi di persona io mi tengo lontano: quelle che dicono "Sono un po' strega" e quelle che usano il termine Sbirro.

      (Nell'sms non ho precisato che sul "Sono un po' strega" sono scivolato un paio di volte in effetti, ma proprio perché ho visto a che tipo di persona corrisponda l'iceberg che sta sotto quella punta, piuttosto di farlo ricapitare mi taglio un braccio)

      Sarà mica un modo per dirmi che non vuoi più vedermi nemmeno quelle due volte l'anno che riesco a venirti a trovare???
      :)))

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