Nel mio percorso ho incontrato diverse volte la depressione.
L'aver vissuto a Milano per trentacinque anni ha aiutato non poco l'inanellamento delle occasioni di quell'incontro, essendo notoriamente (quanto latentemente) una città che i depressi li produce per cicli.
Dopo una serie di incontri con le sue innumerevoli forme, sono giunto alla conclusione che la depressione è uno dei pochi, credo l'unico, mali che riesce a essere nello stesso momento male e cura.
La depressione è forse l'unico male il cui mantenimento è garanzia di controllo della stessa.
Il depresso, quando diagnosticato, subisce una metamorfosi interna tale per cui l'urgenza diviene la conservazione dei suoi marcati contorni, dal momento che gli stessi sono garanzia della conservazione di quella consapevolezza la cui perdita è il cancello per la via davvero buia.
Quasi a dire che il depresso non è mai davvero depresso, ma è una persona che riconosce i confini superati i quali la depressione prende il sopravvento.
Il depresso ha bisogno di sapersi depresso per non oltrepassarli e cadere nella reale depressione.
La depressione per questo può essere divisa in due fasi distinte e conseguenti: l'antidepressione e la depressione vera e propria.
Entrambe hanno le medesime caratteristiche, uguale somatizzazione, identica manifestazione esterna, ma la prima è argine della seconda, motivo per cui il depresso tende a temere più la sua scomparsa che il suo peggioramento, poiché la fine della prima fase solo in rari casi è il risultato di una guarigione, nella maggior parte è sconfinamento nella seconda e quindi nella depressione vera e propria, quella senza ritorno.
L'antidepressione, l'anticamera della depressione, è a suo modo rassicurante, è consapevolezza del qui ed ora, si conosce la curva di palesamento, se ne conoscono persino gli orari, le leve attivanti, sai che la sera è inevitabile, l'orario della fine delle reti sociali è puntuale come il proverbiale orologio svizzero, la notte non perdona, il dubbio della reale solitudine è costretto ad attendere la mattina dopo, l'autunno è una stagione interiore, ciascuno conosce il proprio ventuno settembre e non è il venti non il ventidue, è il ventuno e quanto ha bisogno, il depresso, di queste certezze.
La depressione, quella vera, quella dopo, è quando non sai quando arriva l'autunno ma sai che arriva e il depresso quell'incertezza lì la teme più della depressione stessa.
Se al depresso riveli la sua depressione non lo aiuti, lo sposti oltre il confine togliendogli la possibilità di prepararsi al ventuno prossimo e non c'è cosa peggiore che tu possa fare per lui che il togliergli la rassicurante certezza del quando.
Se gli sottrai la consapevolezza del quando, se lo porti al di là del confine oltre il quale non è più alle sette di sera di ogni giorno ma chissà quand'è e quindi può essere sempre, gli apri il baratro, gli togli le maniglie, il terreno sotto i piedi e allora sì che vedrai la depressione in tutta la sua detonante potenza distruttiva, perché eliminata la certezza del quando viene meno la possibilità di prepararsi al come e lì davvero per il depresso è inferno.
Ne hai almeno uno accanto, per quello dentro è questione di culo.
Fidati, è solo questione di culo.
E se fai parte di quelli ai quali è andata bene fai quello che faccio io: ringrazia il cielo ogni signolo giorno che il sole si alza perché se non fai parte di quelli ai quali è andata male non è perché sei forte, non perché sei capace, non perché sei risolto, nessuno lo è, ma perché quelli intorno non sono stati più capaci di te di utilizzarti come parafulmine.
Poi c'è la felicità, la cui anticamera è la serenità, e lì non è questione di culo ma di scelte.
Chiamalo coraggio.
Se non hai coraggio sei depresso, in qualsiasi stadio forma ed evoluzione.
Se hai coraggio sei felice anche se hai paura.
Perdi la sicurezza del cosa, non curarti della certezza del quando, ma difendi il coraggio con le ugnhie e con i denti perché il confine è quello.
L'aver vissuto a Milano per trentacinque anni ha aiutato non poco l'inanellamento delle occasioni di quell'incontro, essendo notoriamente (quanto latentemente) una città che i depressi li produce per cicli.
Dopo una serie di incontri con le sue innumerevoli forme, sono giunto alla conclusione che la depressione è uno dei pochi, credo l'unico, mali che riesce a essere nello stesso momento male e cura.
La depressione è forse l'unico male il cui mantenimento è garanzia di controllo della stessa.
Il depresso, quando diagnosticato, subisce una metamorfosi interna tale per cui l'urgenza diviene la conservazione dei suoi marcati contorni, dal momento che gli stessi sono garanzia della conservazione di quella consapevolezza la cui perdita è il cancello per la via davvero buia.
Quasi a dire che il depresso non è mai davvero depresso, ma è una persona che riconosce i confini superati i quali la depressione prende il sopravvento.
Il depresso ha bisogno di sapersi depresso per non oltrepassarli e cadere nella reale depressione.
La depressione per questo può essere divisa in due fasi distinte e conseguenti: l'antidepressione e la depressione vera e propria.
Entrambe hanno le medesime caratteristiche, uguale somatizzazione, identica manifestazione esterna, ma la prima è argine della seconda, motivo per cui il depresso tende a temere più la sua scomparsa che il suo peggioramento, poiché la fine della prima fase solo in rari casi è il risultato di una guarigione, nella maggior parte è sconfinamento nella seconda e quindi nella depressione vera e propria, quella senza ritorno.
L'antidepressione, l'anticamera della depressione, è a suo modo rassicurante, è consapevolezza del qui ed ora, si conosce la curva di palesamento, se ne conoscono persino gli orari, le leve attivanti, sai che la sera è inevitabile, l'orario della fine delle reti sociali è puntuale come il proverbiale orologio svizzero, la notte non perdona, il dubbio della reale solitudine è costretto ad attendere la mattina dopo, l'autunno è una stagione interiore, ciascuno conosce il proprio ventuno settembre e non è il venti non il ventidue, è il ventuno e quanto ha bisogno, il depresso, di queste certezze.
La depressione, quella vera, quella dopo, è quando non sai quando arriva l'autunno ma sai che arriva e il depresso quell'incertezza lì la teme più della depressione stessa.
Se al depresso riveli la sua depressione non lo aiuti, lo sposti oltre il confine togliendogli la possibilità di prepararsi al ventuno prossimo e non c'è cosa peggiore che tu possa fare per lui che il togliergli la rassicurante certezza del quando.
Se gli sottrai la consapevolezza del quando, se lo porti al di là del confine oltre il quale non è più alle sette di sera di ogni giorno ma chissà quand'è e quindi può essere sempre, gli apri il baratro, gli togli le maniglie, il terreno sotto i piedi e allora sì che vedrai la depressione in tutta la sua detonante potenza distruttiva, perché eliminata la certezza del quando viene meno la possibilità di prepararsi al come e lì davvero per il depresso è inferno.
Ne hai almeno uno accanto, per quello dentro è questione di culo.
Fidati, è solo questione di culo.
E se fai parte di quelli ai quali è andata bene fai quello che faccio io: ringrazia il cielo ogni signolo giorno che il sole si alza perché se non fai parte di quelli ai quali è andata male non è perché sei forte, non perché sei capace, non perché sei risolto, nessuno lo è, ma perché quelli intorno non sono stati più capaci di te di utilizzarti come parafulmine.
Poi c'è la felicità, la cui anticamera è la serenità, e lì non è questione di culo ma di scelte.
Chiamalo coraggio.
Se non hai coraggio sei depresso, in qualsiasi stadio forma ed evoluzione.
Se hai coraggio sei felice anche se hai paura.
Perdi la sicurezza del cosa, non curarti della certezza del quando, ma difendi il coraggio con le ugnhie e con i denti perché il confine è quello.
Cherì,
RispondiEliminaè diverso tempo che non parliamo seriamente, però mi sa che mica ce n'è bisogno, sai. Perché proprio, preciso preciso.
:*
(io invece son in fase "L'amore non esiste" con occhi a cuoricino pucci pucci pissipissibaubau LOL LOL <3 <3
https://www.youtube.com/watch?v=-umMDLbqtWs )
(direi che ce l'ho fatta - soprattutto, con quelli di wordpress alle cui madri ho mandato non pochi accidenti)
Eh...mica scherzo quando dico che l'ho incontrata diverse volte... :)
EliminaAbbastanza da averne prese le misure in maniera piuttosto precisa, diciamo.
Quando ho visto il link ho pensato che data la situazione e l'annuncio, c'erano molte probabilità che il link portasse a un video di Jovanotti!
(ce l'hai fatta sì, ora c'è solo da capire perché appare il nome del blog e non del nick)
ecco, semmai un dì dovessi linkare Jovanotti, sei autorizzato a chiedere in mia vece un TSO, grazie. :))
RispondiEliminaeddai che sarà mai - link, blog, nickname, auanagàna, aò.
ora ho troppe cose da fare per star dietro a 'ste bazzecole (me la tiro un po'? essì, dai)