6 febbraio 2004

LaPizia

Non sono un agente segreto.
Si, lo so, tutto lo farebbe pensare, invece non lo sono.
Sono un uomo normale.

Un po’ più bello sicuramente, ma fondamentalmente normale.
E non sono stato in un posto segreto, sono stato a Roma.
E non ho protetto segreti mondiali, ma le solite seghe mentali aziendali che loro vogliono mantenere segrete solo per il numero degli zeri che quelle seghe producono.
E non ho mangiato fagiani uzbechi in salsa cingalese su letto di foglie di palma norvegese con una spruzzatina di aceto balsamico giurassico distillato da giada fossile, ma una pizza in un vicoletto, tutto solo con un libro sul tavolo.
E non ho incontrato i cinque capi di stato mondiali, ma una persona semplice con due occhi stupendi.
E non l’ho sposata su un jet mentre lo pilotavo io, ma ci ho passeggiato evitando le macchine.
E non indossavo la mia tuta spaziale, ma una maglia di topolino per la quale mi ha preso per il culo dopo dieci secondi esatti che mi ha parlato.
E non ho ripreso la mercedes che mi era venuta a prendere all’aeroporto all’andata, per tornare all’aeroporto, ma ci sono andato con lei in metrò sperando di perdermici.
E non ho fatto arrivare cento camerieri per portarle un vassoio con la tisana ribuà che c’era anche la “i” e novantanove per portarle un fiore a testa, ma mi sono seduto con lei ad un tavolino dove lei mi ha indicato una bella ragazza per distrarmi e poter flirtare indisturbata col cameriere dicendogli “biscottini” e aggiungendo “amore” con il suono della voce.
E non le ho fatto piedino due volte, ma le ho per sbaglio dato due volte un colpo per poi, chiedendo scusa, sentirmi dire “Uè! Le clark!” realizzando che forse non le interessava che avessero i razzi antigravitazionali sotto.

E non ho spostato il sole con i miei superpoteri di supermago per creare l’effetto cartolina, è stato tutto assolutamente a mia insaputa e per di più con lei di spalle che nemmeno la guardava quella cartolina perché c’erano una rivista stracciata e un ombrello rotto che erano più interessanti di me e di quel sole alle sue spalle che credimi ti hanno resa davvero bella come pensavo perché quando ti immaginavo ti immaginavo esattamente così, semplice, sorridente, con una cartolina sempre attaccata dietro come fondale teatrale ovunque ti trovi con tutti i tetti di tutte le chiese e di tutti i monumenti di Roma e il sole che gli scende dietro a qualsiasi ora con una dolcezza che anche quello che per un pelo non hai fatto stampare col suo motorino contro un albero non è riuscito a far altro che alzare la mano per salutare e dire “Grazie” che non ho capito cosa aveva da ridere uno che stava per ammazzarsi per colpa tua ma evidentemente anche lui vedeva la cartolina alle tue spalle e il tuo attacco di irrefrenabile voglia di shopping e la luna gigante che l’hai vista prima di me solo perché a me era toccato il sole e me l’hai indicata e, l’ho visto bene, anche avvicinata tirandola con una corda, e in quel vagone del metrò a parlare di sliding doors e la proposta di partire con me solo con quello che avevi in borsa perché il film insegna, e il tuo rifiuto sorridente di chi non ha niente di brutto da cui fuggire e il tuo diventare rossa mentre le porte si chiudevano su di me che facevo lo scemo lasciandoti con i tuoi nuovi compagni di viaggio al corrente del nostro bimbo che ti porti dentro, su Roma con quel tramonto, sulla giostra dove non ti sei fatta trascinare, sul mio maglione di topolino che è come il cervo di Briggeggion’z, sui biscottini che l’ultimo era per me, sulla palestra di cui non ho bisogno, sul tuo invito a stare a Roma una sera in più con i tuoi amici che nemmeno impegnandomi ci ho trovato una virgola di interesse personale e per questo mi ha reso davvero felice, sulle mie clark, sulla tua maglia pastello che è un termine troppo da docenti ma rende l’idea, sul tuo essere entrata nella hall senza avermi mai visto diretta verso di me come se mi avessi sempre visto, sul mio “vieni qui un attimo che finisco e arrivo” come se ti avessi sempre avuta accanto mentre potevi essere tutt’altra persona che tanto non ti avevo mai vista, sulla prima ora nella quale mi hai fatto dire tutto il mio repertorio di stronzate come si fa con gli spostati mentali che tanto quando hanno finito si calmano, su quel tuo “Dai, davvero, cosa fai di mestiere” dopo che alla tua domanda io ho risposto “Il fotomodello, che domande”, su quella cena che non c’è stata, su quel caffè che mi sono perso, su quella brioches con la quale non ho potuto iniziare la giornata, su quel biglietto del metrò che non ci voleva una scienza per timbrarlo ma ho avuto bisogno di te per riuscirci perché non aveva la freccia che indicava il senso mentre il tuo si, su quell’edicola nella quale ho chiesto un biglietto del metrò al tizio incazzato seduto sotto un cartello grande come una casa “non si vendono biglietti del metrò”, su quelle corse che ho dovuto fare perché per distrazione non avevo visto che il volo era un’ora prima di quello che credevo e in ogni caso troppe ore prima di quello che a quel punto desideravo, sui miei discorsi che ho proseguito da solo come se avessi continuato ad averti davanti sul treno, sull’aereo, sulle scuse che ti facevo mentre la polizia mi perquisiva la valigia perché quel telecomando che avevo in valigia era esattamente come un detonatore e infatti funziona con lo stesso principio, sui biscottini che ho chiesto alla hostess sperando li avesse uguali per tenerne l’ultimo da parte, sulla mia voglia di perdere quell’aereo e rimanere a Roma solo con quello che avevo in borsa, su quella città vista dall’oblò di notte, piena di luci come sempre, ma con una in più, da oggi.

6 commenti:

  1. utente anonimo09:59

    ... bellissimo... A presto

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  2. utente anonimo13:52

    se fosse stato vero, questo colpo di fulmine così fulminante, la luce sarebbe stata sicuramente l'unica!

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  3. e chi ha parlato di colpo di fulmine?
    ho "solo" ringraziato una splendida donna per una splendida giornata.

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  4. utente anonimo14:49

    il fatto è che sono in pochi quelli che ringraziano per le "splendide giornate" e anche quei pochi, non lo fanno certo in maniera così poetica e bella. Grazie a te.

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  5. OK... butto la guaina di pelle! :)) Bentornato.

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  6. nooooooooooooo!!!!!!!!! non buttarlaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!

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