Mario da piccolo sognava di essere un supereroe.
E viaggiava in piedi sui treni senza reggersi per allenarsi a stare in equilibrio per quando l’avrebbero chiamato sulla nave spaziale.
Mario entrava nella vasca con il suo Barbapapà di gomma e giocava alle bolle.
Mario prendeva treni da solo quando era troppo piccolo per difendersi dai malintenzionati.
A Mario un giorno, un signore con una parruccona bianca chiese se voleva più bene a papà o a mamma.
E intanto Mario faceva il letto, studiava e prendeva medaglie.
Mario piaceva alle bambine e le bambine piacevano a Mario.
Mario da grande diventò bravo a fare il letto.
Viveva, Mario, in un mondo dove bisogna essere professionisti per potersi permettere di sbagliare.
Mario vide dolore negli anni.
Mario combattè battaglie in nome di nessuno, e nel nome di Mario Senior le vinse.
Quasi tutte.
Mario aveva tanti soldi ma li spendeva e allora non ne aveva più.
Quelli intorno a Mario si, però.
Mario quando era piccolo era pronto a salire sulla nave spaziale e aveva l’amico di equipaggio che il padre la stava costruendo di nascosto in giardino.
Ma Mario si trasferì prima che fosse finita e non riuscì mai a vederla finita.
E allora da quel giorno Mario guarda sempre in cielo in direzione sud-est perché vuole vedere quando passerà per fare ciao con la mano al suo amico.
Mario sognava una donna mentre guardava in cielo aspettando la nave spaziale.
Mario un giorno incontrò Mària.
Le fece il letto, le bolle nella vasca e tanti treni in equilibrio.
E lei gli regalò Mario Junior.
Mario quel giorno non guardava più il cielo per vedere la nave spaziale perché stava tutto il giorno al di qua del vetro a fare ciao con la mano a Mario Junior.
Quel giorno una signora grassa grassa con un camice tutto verde gli disse se voleva entrare al di qua del vetro per toccare Mario Junior.
Mario entrò, prese la mano di Mario Junior e gli disse “E adesso rendi più bello tutto il mondo”.
Mario Junior gli rispose stranito “Ehi, Papà, ma io sono solo un bambino!”
E Mario rispose “No, sono io che sono solo un uomo”.
a mario senior.
e a quando mi teneva per non farmi cadere.
E viaggiava in piedi sui treni senza reggersi per allenarsi a stare in equilibrio per quando l’avrebbero chiamato sulla nave spaziale.
Mario entrava nella vasca con il suo Barbapapà di gomma e giocava alle bolle.
Mario prendeva treni da solo quando era troppo piccolo per difendersi dai malintenzionati.
A Mario un giorno, un signore con una parruccona bianca chiese se voleva più bene a papà o a mamma.
E intanto Mario faceva il letto, studiava e prendeva medaglie.
Mario piaceva alle bambine e le bambine piacevano a Mario.
Mario da grande diventò bravo a fare il letto.
Viveva, Mario, in un mondo dove bisogna essere professionisti per potersi permettere di sbagliare.
Mario vide dolore negli anni.
Mario combattè battaglie in nome di nessuno, e nel nome di Mario Senior le vinse.
Quasi tutte.
Mario aveva tanti soldi ma li spendeva e allora non ne aveva più.
Quelli intorno a Mario si, però.
Mario quando era piccolo era pronto a salire sulla nave spaziale e aveva l’amico di equipaggio che il padre la stava costruendo di nascosto in giardino.
Ma Mario si trasferì prima che fosse finita e non riuscì mai a vederla finita.
E allora da quel giorno Mario guarda sempre in cielo in direzione sud-est perché vuole vedere quando passerà per fare ciao con la mano al suo amico.
Mario sognava una donna mentre guardava in cielo aspettando la nave spaziale.
Mario un giorno incontrò Mària.
Le fece il letto, le bolle nella vasca e tanti treni in equilibrio.
E lei gli regalò Mario Junior.
Mario quel giorno non guardava più il cielo per vedere la nave spaziale perché stava tutto il giorno al di qua del vetro a fare ciao con la mano a Mario Junior.
Quel giorno una signora grassa grassa con un camice tutto verde gli disse se voleva entrare al di qua del vetro per toccare Mario Junior.
Mario entrò, prese la mano di Mario Junior e gli disse “E adesso rendi più bello tutto il mondo”.
Mario Junior gli rispose stranito “Ehi, Papà, ma io sono solo un bambino!”
E Mario rispose “No, sono io che sono solo un uomo”.
a mario senior.
e a quando mi teneva per non farmi cadere.
...una lacrima... grazie!
RispondiEliminabella la saga dei marii... :-)
RispondiEliminabroono tu per caso hi intenzione di venire a napoli, questo we?
ma da grandi non accetteremmo, in fondo, che ci impedissero di cadere. Però sarebbe bello se potessero essere sempre la rete che accoglie la nostra caduta, evitandoci di farci troppo male, quando durante le consuete acrobazie esistenziali manchiamo una presa e precipitiamo nel vuoto...
RispondiEliminaNo, certo che non accetteremmo. Se non cadessimo mai non saremmo in grado di capire un mondo di cose. Però, ogni tanto, quando si cade, si sente un po' il bisogno di girarsi e trovare un "lui" che ti spieghi come ci si rialza. Non si può sempre fare tutto da soli. Un padre, nella vita di un uomo ha una grande importanza. Ma solo chi non ce l'ha può saperlo. No, purtroppo non sarò a Napoli questo week end. Se ricapita qualcosa di più vicino, mi farà piacere esserci. Mettila così, essendo una festa di carnevale, fate finta che io ci sarò, ed essendo i "fumetti" il tema, fate finta che io sia vestito da "uomo invisibile"!!!
RispondiElimina