Ci si può innamorare anche di un uomo, a (ancora) 33 anni.
Finalmente liberi da quei preconcetti da caserma che ogni 15enne si porta dentro, che gli impediscono di dire che Andy Garcia è un uomo bellissimo, pena la derisione dei compagni.
“Cu-lo! Cu-lo!”
Poi diventi grande e ti accorgi che guardare un uomo e trovarlo bellissimo non è essere gay, ma uomo.
E lo scopri quando seduto su un divano vedi un uomo di (ormai) 35 anni fare pace con una bambina di 5, perché l’obiettivo primario di ogni cosa dev’essere togliere al viso di quella bambina il broncio di chi non accetta che il proprio papà dica le bugie.
Quale delusione maggiore esiste, al mondo, per una bambina di 5 anni, se non scoprire che il papà dice una bugia e la dice proprio a lei?
Quanti padri l’avrebbero liquidata, quanti padri l’avrebbero spedita a guardare la tv.
Ma quella bambina non aveva i lacrimoni perché non voleva andare a letto.
Aveva i lacrimoni perché il suo papà aveva detto una bugia.
E quella bugia non era che il papà le aveva detto che babbo natale non esiste.
Non era triste perché il topino del dentino non esiste.
Era triste perché il papà, giocando a scala40 con lei, non era stato onesto nel prendere la carta al suo turno.
5 anni.
E tu, seduto sul divano, vedi un padre di (ormai) 35 anni giocare a scala40 con la figlia di 5 (per poi trovare strano che il figlio di 7 risolva equazioni matematiche) e lo vedi farsi perdente pur di riconquistare un bacio di quella bimba di 5 anni.
E tu ti chiedi se sia quello, il concetto vero e assoluto di padre.
E ti rispondi che si, è proprio quello.
Quello di accettare di definirsi perdente anche quando non lo sei, solo perché è irrazionalità l’amore.
E ti innamori di quell’uomo di (ormai) 35 anni perché ti innamori dei valori che sta mettendo in quel “Facciamo la pace?”
Ti innamori di quello che lo spinge a (ormai) 35 anni ad accettare qualsiasi prezzo pur di riavere la fiducia di una biondina di 5 anni, troppo piccola per sapere già che gli uomini mentono sempre, alle donne.
Anche quando quel prezzo è l’ammissione di una colpa che non ha.
E scopri che è quello il concetto di padre.
Quello di prendersi la colpa di qualsiasi lacrima della propria bimba, anche di quelle irrazionali, perché quella bimba è irrazionale e quella colpa non và discussa.
Va ammessa.
Perché è il sorriso l’unico fine di tutto.
E tu guardi quell’uomo di (ormai) 35 anni non azzardare alcun tipo di difesa, ma semplicemente chiedere scusa.
E vedi la biondina di 5 anni concedere quel prezioso bacio anzi due anzi tre, perché uno è normalità, due sono una concessione a lei, tre sono una concessione a lui.
E quell’accordo tra di loro lo leggi tutto negli occhi di quel padre e di quella biondina.
E la vedi riprendere il sorriso come se fosse passato Babbo Natale a cavallo del topino del dentino, senza aver acquisito un solo anno di più di quei suoi irrazionalissimi 5, in quello scontro con un uomo di (ormai) 35 battuto, abbattuto, sul terreno di quei lacrimoni così lontani dagli sterili capricci.
E tu che ne hai (ancora) 33 guardi tutto quello con un irrazionalissimo sorriso dentro che ti fa innamorare di quell’uomo come ci si innamora di un jazzista di (ormai) 35 anni che tenta di suonare una tromba senza l’impostazione accademica di chi l’ha studiata fin da piccolo ma con la perfezione che ogni passione si porta dentro.
Che l’impostazione accademica perfetta farà anche uscire le note accademiche perfette, ma quant’è buffa la forma della bocca dei jazzisti da accademia, tutta segnata da quella cicatrice a forma di cerchio che la tromba incide negli anni, incorniciata da due guance gonfie di anni di soffi in un tubo metallico.
E quant’è più bella invece quella cicatrice che quell’uomo di (ormai) 35 anni con orgoglio mostra, lasciata da anni di uno anzi due anzi tre baci dati da due figli incredibilmente, caoticamente, subwoofericamente musicali, incorniciata da due guance gonfie di anni di pernacchie sulla pancia.
Che a suonare la tromba alla fine si può imparare un po’ tutti.
Un po’ di tecnica, qualche lezione e tante ore.
È per far pace con i propri figli che bisogna essere uomini speciali.
Per quello, davvero, bisogna aver qualcosa di musicale dentro.
Auguri Rillo.
Come regalo, per una volta, metto un uomo di (ormai) 35 anni tra le donne alle quali dedico i miei pensieri prima della nanna.
La mia dedica si ferma lì, però.
Che per il momento, saranno stati i palloncini che hai appeso in cucina, le tette hanno sempre il loro bel fascino.
E la tromba continua ad avere sempre quel suo bel suono, sano, maschio, delle barzellette da caserma, anche per me.
Quelle barzellette da 15enni sui matrimoni così belli che sanno essere felici di un fiore, per essere festeggiati.
Quelle barzellette banali che recitavano
“Enrico la Talpa ...Rillo la Tromba”
Buon compleanno ...buon anniversario.
AH!AH!AH!
Che belli che eravamo a (ormai) 35 anni.
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