8 maggio 2008

Fini pensatori




E così si apre la fiera del libro, dopo quel bel discorso di Fini che dopo aver, come ormai fa ogni volta che apre bocca, ricordato che il papa è una bella bellissima guida, ci ha ricordato che un altro faro importante è Israele.

Ci sta, anche Barbareschi ieri sera da Vespa quasi s’incazzava perché dopo aver detto che i suoi modelli sono gli Usa e Israele, i tempi televisivi gli stavano impedendo di spiegare perché anche Israele.
Vai a sapere, in campagna tutti dicevano “Rom!”, ora tutti dicono “Israele!”, domani chissà.

Ma dicevo, i libri.
Qualche giorno fa sono passato per caso davanti a una libreria delle Ed. Paoline, quelle là, e guardando di sfuggita la vetrina l’occhio è stato bloccato da una serie di simpatici testi, tra i tanti uno che spiega come usare i cavilli per non pagare le multe.
“Hai capito i preti” mi son detto.
Ma è stato solo un attimo, perché il vetrina designer voleva che il mio occhio si fermasse su ben altro testo, messo al centro e sollevato rispetto agli altri perché all’occhio non sfuggisse.
Non male il titolo: “Scacco matto all'America e a Israele. Fine dell'ultimo Impero”
“Hai ricapito i preti” mi sono ridetto, e ho fotografato il tutto certo che un’occasione per spendermi la foto non si sarebbe fatta attendere troppo.
Vai a sapere che un giorno avrei ascoltato il presidente della camera elogiare in un colpo solo il papa, israele e i libri.
Così ottimista non ero stato nemmeno io.

Allora io poi sono tornato a casa e mi sono cercato una recensione del libro e più (è la fonte) o meno fa così:

In questo libro Lauriola intende dimostrare alcune tesi che possono essere schematicamente riassunte nei termini seguenti: 1) gli USA non sono più la maggiore potenza mondiale; […] 8) negli USA, un ruolo politico eminente viene svolto da quella medesima lobby messianica che aveva primeggiato nella nomenklatura sovietica.
[…]
Egli si dichiara certo che, "al momento in cui Russia e Cina lo ritenessero opportuno, doterebbero dei loro migliori vettori antiaerei qualsiasi paese musulmano che, nemico degli USA e di Israele, non intendesse cedere alle minacce statunitensi" (p. 91), sicché sarebbe proprio il Vicino Oriente a costituire lo scenario della sconfitta di Washington e a vedere la nascita dell'unico Stato in Palestina.

Persuaso che gli USA stiano perdendo la loro superiorità anche nel campo economico, l'Autore passa quindi ad analizzare la strategia che ha consentito al supercapitalismo americano di controllare gran parte dell'economia mondiale, individuando i passaggi fondamentali di tale strategia nei punti seguenti.
1) Attraverso la privatizzazione delle strutture economiche pubbliche, presentata come indispensabile per ottenere gli aiuti dal FMI, dalla Banca Mondiale e dall'Organizzazione Mondiale del Commercio, agli Stati viene imposto di rinunciare all'autonomia nella gestione del settore economico.
2) Attraverso l'apertura delle frontiere al "libero commercio mondiale", le multinazionali ottengono la possibilità di investire nelle nuove "colonie" e di immettere sul mercato prodotti a prezzi competitivi.
3) Grazie alla liberalizzazione dell'economia, garantita dalle istituzioni internazionali, vengono acquistate quote azionarie di maggioranza e si acquisisce il controllo dei sistemi finanziari nello Stato ospitante.
4) Attraverso l'acquisizione del controllo dell'informazione in un determinato paese, si impedisce che la cosiddetta opinione pubblica possa essere informata di quanto sta avvenendo.
5) Attraverso procedure di corruzione e di ricatto nei confronti dei dirigenti dei più importanti gruppi politici e imprenditoriali, viene agevolato l'ingresso dei gruppi economici statunitensi.
6) Vengono promosse produzioni televisive, cinematografiche, musicali ecc. idonee ad americanizzare la mentalità e i costumi del paese e a diffondere la mitologia della superiorità militare ed economica statunitense.
7) Alle forze armate del paese viene assegnata una funzione subalterna nel quadro delle strutture militari statunitensi, al fine di impedire ogni tentativo di uscita da sotto il controllo straniero.
8) Il paese colonizzato viene indotto ad estendere le privatizzazioni anche alla sanità, alla scuola e alle infrastrutture. Caso esemplare citato dall'Autore è quello dell'Italia, dove è stato privatizzato il settore delle Partecipazioni Statali.
9) I partiti di sinistra vengono trasformati in partiti riformisti che operano nella stessa logica delle forze politiche di orientamento liberale.[…]

Un altro paese che in Asia occupa una posizione di rilevanza strategica è l'Iran. "Soggetto di primo piano della rivoluzione geopolitica in atto tra la piattaforma persiana e l'Asia centrale" (p. 148), l'Iran punta a diventare inattaccabile attraverso uno sviluppo scientifico e tecnologico che comporta anche la realizzazione di un'industria nucleare autonoma. L'Iran, infatti, intende pagare le importazioni dei prodotti necessari al proprio sviluppo vendendo all'estero la maggior quantità possibile di petrolio e di gas; è per questo che esso mira a progettare e costruire i reattori nucleari. Gli Stati Uniti, come è noto, vogliono che l'Iran rinunci totalmente all'arricchimento dell'uranio. Il desiderio degli USA sarebbe quello "di condizionare l'intera politica economica dell'Iran, di tenerlo al guinzaglio e di impedirgli ogni influenza nelle battaglie che palestinesi e libanesi sostengono per liberarsi dall'oppressione e dalle minacce e di Israele" […]

Per quanto concerne l'Italia, "misera gioiosa" colonia americana, il lettore non potrà non sottoscrivere gli auspici formulati dall'Autore: "che si rifiuti di restare al servizio di Washington e Londra, di fungere da difensore a oltranza di Israele, massacratore con Washington e Londra di Palestinesi e di centinaia di migliaia di Arabi e musulmani" […]"


Ecco io adesso mi chiedo:

Se la casa editrice pontificia dice ai loro vetrina designer che devono far di tutto perché io mi fermi perché devo assolutamente comprare e leggere ’sto libro e Fini in un’unica frase fa l’elogio sia del papa che di israele con una puntatina sul tema tanto caro “Vogliono impedire a Israele di parlare come hanno impedito a sua santissima santità di andare all’università a dire la sua preziosa preziosissima parola” (ché la serie di pompini a scusarsi mica è ancora finita), chi è che non ha capito un cazzo, io, Fini, il papa, o il vetrina designer?

E soprattutto, quel libro venduto con tanta passione dalle truppe "Divisione Propaganda" di sua santità nel quale l’autore “auspica” che l’italia la smetta di difendere "Israele il massacratore di palestinesi e di centinaia di migliaia di Arabi e musulmani", alla fiera del libro dove non si deve contestare Israele perché altrimenti si è peggio degli assassini di Verona, nello stand delle Paoline ci sarà e sarà altrettanto in evidenza come pochi giorni fa era nella vetrina così che catturi anche l'occhio dell'ospite d'onore israeliano?

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