6 settembre 2009

Impressioni di Settembre

L'ho trovata in un vecchio archivio dentro un disco dimenticato da sette anni.

La data nel racconto è quella di quel giorno.
Mi fa abbastanza impressione letta oggi dopo tanti anni e così senza aspettarselo.
Ma credo che vista la data e il tema, sia roba di mio fratello.
Io non ricordo di averla scritta.
Né avrei potuto scrivere così di quel volo, e del suo prima, e del suo dopo.


Frammenti

Al mattino, Davide aveva rimosso l'incontro del giorno prima con Anna. Non ne ricordava quindi il volto, le mani e quelle piccole macchie color tabacco sul collo. Perfino le parole che gli aveva rivolto erano andate perdute, forse per sempre, in un brodo grigio e inodore che lui ancora si ostinava a chiamare memoria.
Gli era netta, però, la sensazione che qualcosa di nuovo era accaduto e che quell'evento aveva cambiato radicalmente il suo stato d'animo.

Prima di uscire prese con sé le chiavi della cantina, deciso a riparare la vecchia bicicletta Bianchi con freni a bacchetta che giaceva impolverata da sette anni nei sotterranei del palazzo.
Uscì dall'ascensore e già la cantina non era che un ricordo, si diresse verso l'edicola, del tutto dimentico che quello era il giorno in cui Marta Bonfanti, quando era in seconda elementare, gli aveva fissato la data di morte disegnando per lui una tomba e una lapide con sopra scritto il suo nome e le due date di nascita e di morte: 24 luglio 1970 - 18 luglio 2002.

Sorrise, mentre una Ford Escort lo travolse.
Sorrise mentre la sua memoria cancellava l'impatto e lo fece concentrare su quanto accadeva in quel singolo istante di tempo presente e non già su quanto era appena accaduto solo un attimo prima.
A tratti fu spaventato dal volo che stava facendo (non ricordava alcun balzo), dall'odore dell'asfalto (come poteva trovasi sdraiato per strada?), quasi rise vedendo il sangue che gli macchiava la manica e con distrazione considerò i frammenti di denti che gli rendevano il contatto tra lingua e palato inspiegabilmente antipatico.

Ora come ora si trovava a rivivere una vita spezzettata, meglio, viveva singole vite da un istante ciascuna, vite di cui la nascita gli era oscura e la cui morte era prossima a essere dimenticata per lasciare posto alla vita successiva.
Si trovava prigioniero inconsapevole di un loop e le cose non sarebbero state diverse dal solito: nessuno, infatti, faceva caso ai ricordi di una persona che non parlava realmente da 32 anni e che si nascondeva in considerazioni ad alta voce volte a mantenere quel normale contatto superficiale con il resto dell'umanità, quel tanto che bastava per non farlo dichiarare pazzo.



Così.
Da gelare il sangue.

Una vita in venti righe.

In risposta a tutti coloro che han sempre pensato che quello bravo a scrivere, tra i tre Bozza, ero io.
E' che non avete letto gli altri due, quest'è.


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