Era puntina di giradischi che sapeva saltare, rimanere sospesa finchè il solco esatto della nota abbandonata non concludeva il suo giro e tornava sotto di lei, si lasciava cadere riprendendo la musica e nessuno si accorgeva di nulla, del salto, della sospensione, del silenzio, non era silenzio, era assenza di altri suoni, era sgomebrare il campo, l’aria, lo spazio intorno, shhhh.
Eran giochi da bambini, l’incoscienza del burrone, la discesa senza freni, sangue sui ginocchi chi ti ha fatto questo segno io solo io sempre io lo so ma dillo, dillo, dillo.
Con l’orgoglio dentro gli occhi, aperti fissi, pare quasi morto, no, lo possiamo salvare, no, non salvatemi, ma siete scemi, finisse ora sarebbe vita, è vita, comincia ora, pare morto, non lo è, fatevi i cazzi vostri.
L’ipotesi la faceva da padrona, accolta, il terzo comodo, io la base, tu l’altezza, divisi due, uniti uno, spiegami, piegami, permesso, non chiedere, vieni, visi, vinci, mi.
“Vorrei che il tempo si fermasse” “Ma che sono baci perugina?” “No no, vorrei proprio che il tempo si fermasse” “Ma sei banale” “Si, ma intanto vorrei che il tempo si fermasse”.
Oh, manco avessi chiesto un bicchier d’acqua.
S’è fermato davvero.
Nessun commento:
Posta un commento