2 gennaio 2007

Cinema

La storia è di quelle mai raccontate.

Praticamente c’è questo qui che è uno stronzo cinico incapace di amare, spietato e squalo negli affari abituato a silurare i suoi stessi amici e attaccato solo al dio denaro ottenuto a qualsiasi prezzo.
Ah si, dimenticavo, è scapolo ed è bello.
Il regista non sapeva come rappresentarlo perché il ruolo effettivamente era difficile da riassumere in un personaggio solo, vista la molteplicità di aspetti innovativi, ma durante la riunione con gli autori quella organizzata per scrivere bene bene il soggetto, uno degli aiutanti avviati verso un sicuro futuro successo deve avergli detto “Facciamogli fare il pubblicitario!”.

A quel punto il regista deve avergli detto “Ma no, ché poi lo scambiano per uno dei film di Pieraccioni, uno qualsiasi” e quindi hanno optato per il broker e già lì era da chiedere il rimborso del biglietto, ma vabbé non rompiamo i coglioni ché io erano mesi che non andavo al cinema magari ho perso io l’abitudine adesso succederà qualcosa di incredibilmente inatteso e io potrò dire il tanto atteso “Orpo! ‘Sticazzi! Uau!”.
E infatti da lì a poco arriva la svolta, lui eredita da un lontano zio una grossa tenuta nella quale aveva passato le sue estati, unici momenti nella sua vita dove era stato attraversato da uno straccio di sentimento.
Si, lo zio, quello che nessuno ha mai usato per rappresentare l’eredità inattesa, altro sicuro apporto del collaboratore di cui sopra durante la riunione per il soggetto.

L’adrenalina comincia a scorrere, io mi tiro su sulla poltrona e mi preparo a coprirmi gli occhi perché da lì a poco mi aspetto che escano gli zombie dalle vigne e io m’impressiono facile.
Tutto preso da quest’improvvisa svolta, comincio a essere invaso dai dubbi sui possibili perché di quella scelta così azzardata, “Perché uno zio?” mi domando.
E ti pare che il regista mi lasci senza risposta per più di due minuti: lui in quanto cinico, bastardo e privo di sentimenti, è orfano.
Dal semplice rimborso del biglietto si comincia a valutare l’ipotesi della denuncia per appropriazione indebita.

C’è un problema: serve che l’eredità, quest’incredibile innovazione nel mondo delle storie del cinema, rappresenti un’occasione per rinascere e uscire dal suo mondo.
Come farlo uscire dal suo mondo?
Durante la riunione con gli autori quella organizzata per scrivere bene bene il soggetto, uno degli aiutanti avviati verso un sicuro futuro successo deve avergli detto “Facciamo che la tenuta è un agriturismo in toscana!”.
A quel punto il regista deve avergli detto “Ma no, ché poi lo scambiano per uno dei film di Pieraccioni, uno qualsiasi” e quindi hanno optato per una tenuta in Francia, che a vederla sembra pari pari alla toscana ma non c’è Pieraccioni e i cartelli sono in francese, così il dubbio non viene.

Ma come si fa a spiegare bene che gli alberi e le colline e i tramonti sono “uscire dal suo mondo”?
Ah si, che scemo, lui vive in un loft tutto vetro e acciaio in piena City londinese e il montaggio incredibilmente innovativo con le scene alternate aiuta lo smarritissimo spettatore a non perdersi il legame tra le due scenografie, la prima tutta neri e bianchi e sfumature di grigio, la seconda tutta rossi e verdi e gialli, vedi mai che non ci arrivavi da solo a capire che la sua casa era solo vetro e acciaio per preparare il terreno alle colline che avrebbe scoperto da lì a poco.
Oscar al tizio della riunione per il soggetto, se non glie lo danno si gridi allo scandalo.

Durante la stessa riunione, tra un caffè e l’altro, il regista, per testare l’apprendimento degli stagisti con i quali ha scritto il film, deve aver posto l’insidiosissima domanda: “Cosa manca a un orfano incapace di amare?” e il ragazzo che portava i caffè dal bar sotto lo studio in uno slancio di temerarietà scatenato dal suo sogno d’infanzia di girare un film di Pieraccioni, uno qualsiasi, deve aver risposto “L’amore!” e via di applausi e penne che scrivevano “L’amore!” “Gli manca l’amore!” “facciamogli trovare l’amore!”.
“Ma l’amore uno incapace di amare non lo può trovare per volontà, accidenti, se no ci si incasina il soggetto e stasera non si va più a casa” deve aver pensato il regista (l’hanno scritto in un giorno, è palese).
“Un incidente stradale!” (sempre lo stagista)
Yeah, applausi, pacche sulle spalle e avanti con la riunione, ché finalmente si era trovata la soluzione all’annosa questione del fargli incontrare l’amore.
Un’incidente stradale è proprio l’idea innovativa che ci mancava!

Ma le insidie da piena fase di eccitazione da scrittura soggetto sempre più costellato di risvolti imprevedibili cominciavano a moltiplicarsi, perché l’amore per uno incapace di amare non può essere con un cerbiatto, ché altrimenti mica lo ecciti uno incapace di amare ma non proprio incapace in realtà solo impaurito dall'idea di lasciarsi andare(si sfiora il cinema russo, in questa fase).
Ci vuole un’altra broker.
Ma dove la trovi una broker in tosc…campagna francese?
Ah beh, basta che sia broker dentro, no?

Quindi dev’essere come lui, bastarda ma inconsciamente buona, irremovibile ma inconsciamente disponibile, deve aver voglia di amare ma deve averne paura, dev’essere altruista ma cinica.
Come uscirne?
“Una uscita da una grossa delusione d’amore che non crede più agli uomini!” (sempre il tizio dei caffè).
Sono elettrizzato, finalmente un film diverso dai film di Pieraccioni, comincia a intravedersi qualcosa di quel maestro di cinema che è Muccino.

I ruoli dei due vengono definitivamente disegnati quando lui cade in una piscina vuota e lei si ritrova incredibilmente a passare di lì quando lui non riesce a saltare abbastanza in alto per uscirne.
“Lei lo salva adesso?” dice lo stagista in riunione.
“Ma no, qui diamo solo i ruoli” dice il regista “Siamo all’inizio del film, mica possiamo già chiudere, ché poi ci chiedono il rimborso del biglietto”
Ma come giocare l’intero film in quella scena ché una piscina vuota quando ci ricapita più tra le metafore sparse per il film?
Ah si, la piscina in realtà non è vuota, ma è piena di merda.
Si si, concime.
Come ci sia finito in una piscina qualche quintale di concime non ha importanza, fa parte del cinema d’avanguardia un tale livello di domande, e decisamente non è questo il caso.

La piscina inoltre è l'unica piscina al mondo priva di scaletta per uscire e quindi viene da pensare che in quella tenuta, chissà dove visto che non esiste stalla, non solo uscissero dalla piscina camminando sulle acque ma avessero pure dell mucche con un culo del diametro di qualche metro visto che non si capisce come lo tirassero fuori il concime, una volta stoccato nella vasca, ma di sicuro per farcelo entrare ci voleva una discreta abilità da parte dei bovini che cagavano dal bordo tonnellate di letame senza scivolare (manco una carcassa)
Si bypassi quindi la provenienza del letame e ci si concentri sul fatto che lui ci scivola sopra e per questo non riesca a saltare sufficientemente in alto da appendersi ai bordi per uscire.
Che allegoria! Che soggetto! Che sofisticatezza!
Come lo salva, lei?
Aprendo l’acqua (ma non chiudendola, si chiude da sola, ci sono i fantasmi, finalmente gli zombie che apettavo) e facendo così salire il livello della merda non prima di averla però diluita al punto che lui, prima di uscirne, si ritrovi a scoprirsi piacevolmente rilassato nel nuotarci dentro e nel fare gli spruzzi con la bocca bevendola volontariamente.

E'  ancora cinico, in questa fase e nuotare nella merda è la sua condizione naturale, ma questa raffinata allegoria la capisci solo se sei come me espertissimo di cinema perché come me ci vai due volte l'anno e quindi a voi brutti ignoranti del cazzo lo spiego io ché se no vi perdete 'sta perla.
Le bolle col culo avrebbero fatto pericolosamente avvicinare il film a quel genio di Ceccherini e si sarebbe tornati a bomba ai film di Pieraccioni, uno qualsiasi, quindi niente bolle col culo, ché Shrek è altro pianeta e non è facile avvicinarcisi, meglio non rischiare ché già fin qui l’azzardo l’ha già fatta troppo da padrone.
Lui però in realtà non è l’erede legittimo, poiché a lui il notaio ci è arrivato solo in quanto unico discendente diretto conosciuto, non perché esista un testamento, e in quanto erede non designato si ritrova per le mani una fortuna che non è mica detto che sia sua.
Ed è in questo punto del soggetto che lo stagista, memore delle due settimane di vacanza studio fatte in sud america negli studi quelli dove producono le soap in diecimila puntate, suggerisce di far arrivare la figlia illegittima americana che, qui abbiamo il contributo del ragazzo dei caffè, viaggia per l’europa alla ricerca di quello che una vecchia foto di sua mamma identificherebbe come il padre che ha sempre voluto conoscere, ma che non ha mai avuto, perché frutto di una relazione veloce e nascosta.
Ma quando suona alla porta scopre che il padre è morto e che quello che si ritrova davanti è il cugino.
Il padre/zio produceva un vino schifoso.
Il nipote cresciuto nella tenuta è esperto di vino e lo sa.

Lei arriva da un altro continente ma lo capisce anche lei al primo sorso, perché dall’america si, ma mica dal texas, no, per un incredibile coincidenza del destino, colei che non ha mai nemmeno lontanamente avuto uno straccio di contatto con il suo paparino produttore di vini arriva dritta dritta dalla california, patria dei vitigni come la tosc…come la Francia e sempre per coincidenza come ogni californiana di ogni telefilm che si ricordi è assolutamente esperta di vino.
Quello che può apparire come il risultato della sesta bottiglia di whisky portata dal ragazzo dei caffè alla riunione per la scrittura del soggetto è in realtà la chiave di tutto il film.
Vengono da tre stati diversi, non si sono mai visti, sono tutti alla ricerca delle loro radici e sono tutti, incredibilmente, esperti di vino che, come dice(va) lo zio esperto di vita "Ti dice la verità al primo sorso".
Un invisibile filo lega le loro viti.
Quale può essere questo filo, si sono chiesti gli stagisti in riunione?
E qui è arrivato il contributo del regista affermato.
Una vecchia scorta di vino in cantina, la cui provenienza è ignota a tutti, ma che è famoso nel mondo degli appassionati di vino per essere uno dei vini migliori, rari e più cari al mondo.
Ma nessuno ha mai saputo dove, chi e come sia mai riuscito a produrlo.
Io a quel punto avrei voluto averti accanto per limonare, ma il film ormai era troppo avvincente per riuscire a pensare ad altro che al seguito.
Dove mai si produrrà quel vino così segreto con quella storia così segreta?
Segue.

(La protagonista femminile, unico motivo per cui vale la pena pagare il biglietto, a detta di Rillo "assomiglia molto a quella che c’era al tuo compleanno, l’amica della decoratrice”.

Nicole, parlava di te.

Mentre la guardavo pensavo che in effetti erano anni che non vedevo un’attrice così bella, ma contemporaneamente pensavo che tu sei decisamente molto molto molto ma molto più bella e, uscito dal cinema, me ne sono tornato a casa pensando che se vuoi anch'io mi vendo tutto quello che ho per andare con te a vivere in collina il resto dei nostri meravigliosi giorni. Non devi nemmeno riempirmi la piscina, ne sono già uscito da solo)

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