20 febbraio 2007

tu che m'hai rubato

Non azzarderò una linea di difesa, Vostro Onore, non sono qui per questo.
Non cercherò di convincere la Giuria della mia innocenza, non vi porterò prove a mia discolpa e non fornirò alibi; non ne ho.
Non sono innocente e non cercherò per questo di dipingermi come tale.
Non userò questo tempo per approfittare della vostra credulità, non utilizzerò l’arte della persuasione a mio favore e non chiederò sconti di pena.
Sono pronto a pagare per la mia colpa.
Sono, da sempre, disposto a pagare per la mia colpa.
Conoscendola.

Sono infatti qui Vostro Onore, Signori della Giuria, per chiedervi di mostrarmi gli esatti confini della mia colpa, per poi al loro interno riporre le scelte, le azioni, gli sbagli, la strada che la vostra rieducazione mi porterà a non percorrere più quando le vostre misure mi restituiranno la libertà.
Tornai presto, più presto, lei mi disse “Già qui?” e quella sera giacqui con lei, mi disse “hai sogni?” risposi “il d’oppio, bi sogni” mi rispose “Povero” baciandomi conpassione.
“Tu giochi con le parole” mi disse, giocai Vostro Onore, con le parole, non sono innocente, non cerco alibi.
Giocai con gli ancora, i si, giocorielai con i férmati, la potenza non è nulla senza controllo, Vostro Onore amai ridendo, Vostro Onore se mi dite che risi dell’amore non mi dichiarerò innocente, non lo sono.

Hai sogni, Vostro Onore?
Signori della Giuria, sognate?
Si?
Siete fortunati, non poveri.
Siete fortunati più di me che rido nell’amore perché voi potete impegnare la vostra mente nel sogno del domani mentre io rido nell’oggi.
Sciocco.

No, Vostro Onore, no Signori della Giuria, non sto invocando l’infermità mentale, io non conosco infermità, io conosco inmobilità.
Qual è il reato? Estorsione?
Estorsiones, Vostros Onores.
Gamba su gamba giù, esta es torsiones.
“Serio Imputato! Questo è oltraggio!”
Nos Vostro Onores, esto es: eja me jama e ios respondo con torsiones del collos para dir “Cosa c’è chiami me sono qui mi giro ti trovo” esto es bi sogno d’oppio cosa volere mas porché pensare al domani domani io finire sotto trenos cadere da palazzo cuore bum infarto io oggi rido porché oggi no sogno oggi real izzo oggi tu qui io qui stesso punto unire divagnos forma ring incontro pugilato grande spettacolo si accettano scommesse eja me pichia me randéla me mazùla ridiamo.
Sogno?
Che è?
Roba che si tocca?

Vostro Onore, Signori della Giuria, quali sono i confini?
Qual è il reato?
Sono povero, dice, non può essere furto.
Non ho refurtiva con me.
Ah si, una cosa si, il suo sapore.
Secondo me sono ricco.
O comunque il gioco vale assolutamente le candele.

Signori della Giuria, Vostro Onore, mettetemi pure dentro.
Sono pronto a pagare per la mia colpa.
L’ho detto che domani potrei finire sotto un treno, ogni alternativa sarà comunque un giorno in più.
Nel frattempo avrei quella risposta che cercavate alla domanda “Hai un sogno?” e quella vi offro in questi pochi minuti che mi concedete.
Si, stanotte ce l’ho.

Vostro Onore, Signori della Giuria, non vi ruberò altro tempo.
Lascerò quest’aula dicendo io a voi i confini del reato del quale si macchia il mondo ogni mattina: dimenticare i sogni.
Ciascuno di voi quando si sveglia ha già dimenticato il sogno appena concluso perché impegnato a far spazio a quello più grande del domani.
Lavorate, giocate, pianificate, tutto per un sogno gigante domani e per arrivare a quello vi impedite di sognare qualcosa oggi.
Questo è il reato più diffuso che esista al mondo, reso normalità solo dalla larga condivisione.
Ma come può un mondo che dimentica i sogni nel giro di pochi minuti al solo risvegliarsi, vivere pensando di inseguirne di mille volte più grandi?

Io come voi, Vostro Onore, vivo per un sogno.
La differenza tra me e voi è solo nella scelta di quello al quale dedicarsi.
Si sogna solo ciò che si è visto e io stanotte vi sognerò, Vostro Onore, perché vi ho visto.
Questo è il sogno.
Quelle di cui parlate voi si chiamano ipotesi e si raggiungono per correzioni di rotta.
Roba razionale, insomma, piani, disegni e linee geometriche.

Non lo so dove sarò tra un anno.
Spero estinto insieme al resto del genere umano.
O magari, magari, già domani.
E voi, Vostro Onore, sareste l’ultima memoria.
Indicatemi un sogno migliore di questo e mi sentirò più colpevole di voi.

Dite ai Signori della Giuria che non hanno sbagliato a pensare che avrei rubato l’asciugamano.
Hanno sbagliato a pensare che avrei rubato il mio.
Quello che mi sarei portato via, era il tuo.
E non ho un solo alibi per il non averlo fatto.

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