4 luglio 2009

3 porte

No bello lo speciale di ieri di Vespa intitolato "50 anni di Italia d'amare" che ha ripercorso la stor...

ahm no aspetta..rifaccio.

No bello lo spot di due ore alla 500 e alla fiat intervallato ogni trenta quaranta minuti da qualche contorno che in un modo o nell'altro si poteva far ritornare alla fiat.
Due ore secche di 500 in video, 500 in studio, 500 nelle interviste, c'era lo stilista perché si parlava del primato del made in italy dell'abbigliamento?
Domanda allo stilista: hai mai avuto una 500?
C'erano le eccelenze del cinema?
Domanda alle eccellenze del cinema: mai avuto una 500?
Tra una e l'altra nuvola di fumo negli occhi un bel collegamento con Elkan ogni tre minuti per due ore, un bel filmato sulla fiat di un tempo, collegamento con elkan che ci parla dell'america che comprerà un sacco di 500, un bel filmato sulla musica anni '60 con giovani in 500 tra un modugno e un celentano, collegamento con elkan che ci parla dell'america che comprerà un sacco di 500, megaschermo con bambini felici e titolone "l'italia che vuole farcela", ospiti che per l'occasione non entravano dalla porta ma scendevano dalla 500 così da poterla inqadrare anche in quegli unici isolatissimi sprazzi di trasmissione nei quali non era l'argomento palese e via così, due ore di pompino alla fiat vestito da programma sulla storia delle eccellenze italiane che stavano lì solo per fare da spalla all'unica cosa della quale si voleva (doveva) parlare.

Un carico di retorica e propaganda talmente grande che giusto Vespa poteva riuscire a infilarlo in un'unica trasmissione, spalleggiato dal solito Baudo che quando si parla di storia dell'italia non può mancare insieme all'altro, quel Bongiorno che non manca mai di ricordargli che lui è arrivato prima e che anzi è lui ad aver creato il secondo, siparietti di avanguardia e novità degni della migliore tradizione dell'innovazione della comunicazione italiana, un baudo che ogni tre minuti parlava della 500 e citava la 500 cambiando discorso giusto quando voleva sovrastare nella conduzione il padrone di casa che giusto se la causa è l'amica fiat e l'amico governo può prestare il suo pollaio ad un secondo gallo.

Mancavano le frecce tricolore in studio (volando, dico) e una parata di missili e il quadro sarebbe stato completo.

Ma in effetti la parata di missili c'è stata.
Non poteva mancare infatti il collegamento con programma parallelo da L'Aquila, con l'innovativissima Carlucci che presentava l'innovativissimo concerto per i terremotati che però in realtà non c'erano.
Ufficialmente la piazza è ancora troppo pericolosa per ospitare più di duecento persone, ma curiosamente può ospitare la macchina organizzativa necessaria per un palco e un concerto televisivo di quelle dimensioni che di duecento persone ha bisogno anche solo per montare palco e strutture televisive.
E vogliamo rischiare l'incolumità dei terremotati?
Giammai.
Se ne invitino solo duecento, lo si fa per loro.
Farlo davanti alle tendopoli così il concerto per i terremotati sarebbe stato ascoltato dai terremotati?
Non si può, la cornice ne avrebbe risentito, è eccellenza italiana il fine, serve la chiesa distrutta in sottofondo, mica la gente seduta su sedie di plastica appoggiate nel fango.
Via coi missili.
Su duecento persone centonovantanove avevano la divisa.
Dei vigili, dei sindaci, dei soccorritori, dei cuochi, degli anziani che applaudivano entusiasti, dei bambini che si rompevano i coglioni come mai in vita loro ascoltanto il Baglioni più stonato della storia della musica degli ultimi vent'anni che li invitava a ricordarsi che la vita è adesso ma dimenticandosi di specificare che è altrove, due chilometri più in là, dove forse duecento che applaudivano alle eccellenze italiane avrebbero fatto un po' fatica a sovrastare i cinquemila che le fischiano ormai finalmente ogni volta che vi si affacciano, via, si faccia il concerto dove ce ne stanno solo duecento e a chi si chiede come mai si risponda che è per la loro sicurezza e a chi si chiede allora perché non farlo dove sarebbe stato sicuro ma ascoltato da quelli ai quali era dedicato che stavan lì un chilometro più in là si risponda che la vita è adesso, che la vita è lì per loro,, che tutto quello è lì per loro, che l'italia è lì per loro, che il cuore è lì con loro, che la musica è lì per loro, gli unici che non c'erano erano loro.

Avranno avuto altro da fare.
Sono certo che il criterio di selezione per scegliere quei duecento sarà stato l'avere o meno tempo libero ieri sera per andare a essere inquadrati quando si parlava di loro.
O magari l'aver avuto nel passato una 500.
O un missile.
O il cazzo duro.
O l'italianità e l'orgoglio di patria.

Se non ce l'hanno si fottano.
Vespa li ha nel cuore, ma ha difficoltà a trovare un cavo camera lungo abbastanza per andare a inquadrarli mentre mandano affanculo lui, la Carlucci, lo stato e la Fiat che da domani sbarcherà in america e tutti noi italiani patriottici ci auguriamo che faccia una barca di miliardi.

E chi non se lo augura, terremoto lo inghiotta.

Io il canone non lo pago e mai lo pagherò nemmeno se a quello schifo di Istituto Luce del XXI Secolo ne arriva solo una parte.
Quella parte è comunque troppo.

Mi vengano a prendere, se lo vogliono.
L'indirizzo è sulla cedola che puntualmente mi mandano per ricordarmi che sono un evasore e che altrettanto puntualmente finisce nel cestino.
I programmi che guardo io sono quelli ai quali è stato imposto di automantenersi con gli spot salvo poi invitare a non metterli, quegli spot.
Preferisco comprare il triplo dei prodotti dei quali necessito delle aziende che fanno quegli spot, piuttosto che partecipare anche solo con un centesimo di euro alla cosa più propagandistica e retorica che sia stata prodotta dai filmati sulla Folgore a El Alamein a oggi.

E non lo pago nemmeno se la mia tv è perennemente sintonizzata su Rai Storia.
Il loro offrirmela gratis lo ritengo il minimo che possano fare per scusarsi per tutti il resto.

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