Ripenso alla famosa foto di Topolanek e al commento che qualcuno fece sulla sua pubblicazione rilevando, con amara ironia, che fino a qualche anno fa per pubblicarla si sarebbe reso pixelato il pisello e non la faccia, commento che è perfetta sintesi della società attuale.
Ci ripenso leggendo oggi la curiosità del video che i giornali chiamano "Berlusconi si sgola per una sedia".
Ripenso a quel commento sulla foto e all'abitudine di osservare un fatto e notare sempre la pagliuzza di uno che non si sgola affatto e non la trave di quello che in realtà quel video racconta davvero e che forse ai tempi di mio nonno gli avrebbe fatto scuotere il capo in quel tipico gesto dato dalla rassegnazione allo sconfortante scenario dei "giovani d'oggi"
Perché io mentre attendevo, invano, di vedere la pagliuzza a forma di qualcuno che si sgolava per capire come un video così possa diventare meritevole di essere messo in prima pagina, ho visto un video di una trave a forma di un momento nel quale all'arrivo del giapponese l'unico ad alzarsi è stato il francese.
E mentre ero lì in attesa di vedere la "notizia" della richiesta di una sedia farsi immagini, ho pensato che indipendentemente dagli estremi formali ai quali può arrivare un giapponese, a me hanno insegnato che l'alzarsi all'arrivo di un ospite non è maniacalità formale da giapponesi ma banale ABC dell'educazione, una delle due tre regole minime, quanto l'attendere che tutti siano seduti per iniziare a mangiare o il rispetto a prescindere per gli anziani, quel livello minimo insomma che non richiede di spingersi agli estremi giapponesi per trovarne traccia.
E guardavo allora quei due su tre rimasti seduti senza nemmeno muovere una gamba per offrire al giapponese quantomeno lo sforzo di una nuova compostezza; l'uno, il solito abituato a muoversi in ogni contesto come fosse all'osteria del suo paesello che ieri girava tra i grandi mani in tasca a grattarsi le palle, seduto come Marlon Brando ne Il Padrino quando dice ai suoi guardaspalle che sì, il tizio è un amico e possono lasciarlo sedersi (ma soprattutto che ride come Ray Liotta in Quei Bravi Ragazzi) e l'altro elegante, sì, elegantissimo, ma altrettanto in alcun modo scomposto come se il nuovo arrivato fosse il cameriere giunto lì per portare la birra.
Guardavo quei due e pensavo a tutte le volte che a distanza di cinquant'anni ci si spacca il cazzo con il debito di riconoscenza che gli italiani hanno nei confronti di quegli americani di fronte ai quali secondo molti dovremmo scattare sull'attenti ogni volta che passa una comitiva di sandali obesi con macchina fotografica al collo, pensavo a quel debito che pare non debba estinguersi mai e guardavo quei due al limite del rutto libero di fronte all'uomo al quale quegli stessi cinquant'anni fa hanno sciolto in una nuvola di fuoco qualche centinaio di migliaia di pronipoti nel giro di dieci secondi e con un'unica sola bomba atomica.
E pensavo che non c'è G8 che tenga, non c'è allargamento che tenga.
C'è una supremazia occidentale ormai così radicata nel dna che nessun progresso culturale potrà mai cancellare per lasciare spazio ad un nuova storica immagine di un americano e un italiano che si alzano in piedi come mia nonna mi ha insegnato, cazzo, quando arriva un giapponese.
Mia nonna, quando a casa sua arriva uno in più e manca una sedia, la prima cosa che fa mentre se ne trova una è cedere la propria.
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