30 dicembre 2007

Passacarte smettila.
Smettila di appuntarti medaglie sporche del sangue di altri.
Smettila di riempirti il petto con cuori che non possono più dirti se vogliono battere dentro di te o no.
Tu non muori, passacarte, è inutile che parli come se lo fossi.
Muoiono quelli che agli incroci con il destino scelgono di proseguire a piedi e da soli, non quelli che tornano indietro scortati.
C’è differenza tra uomini e caporali e quella differenza è una linea sottile quanto un “io proseguo” e un “io torno indietro con la scorta armata”.
Passacarte non basta essere iscritti all’albo, per stare nell’elenco degli eroi.
Passacarte, scrivi il tuo pezzullo inutile per la storia con i carabinieri fuori dalla porta a proteggere il tuo culo nel bunker e non fare tuo il valore delle anime di chi sulle mine, al contrario di te, ci ha camminato.
Ti faremo clap clap lo stesso e le teche porteranno sempre anche il tuo contributo, l’Italia è così, raramente specifica chi ha le mani sporche di merda e chi d’inchiostro e croissant, non temere, nella storia c’è posto anche per te e i tuoi banditi plurisequestratori e i tuoi dittatori che impiccano i froci.
Anche io, passacarte, ho impugnato una pistola, ma non vado per questo in giro a dire di aver partecipato alla resistenza.
Passacarte, recapita giocattoli, va bene così, non ti chiederemo indietro lo stipendio, anche quello è un ruolo.
Ma smettila di mettere il tuo nome su ogni cazzo di lapide che in giro per il mondo ha appesa sopra una macchina fotografica perché se su quella lapide non c’è il tuo nome è perché chi ci sta sotto la scorta non l’ha avuta nemmeno il giorno del funerale, sempre se un funerale l’ha avuto.
Passacarte, per il rispetto della dignità umana, fai silenzio.
E quando guardi in faccia un soldato, una vedova, un bambino senza una gamba, per un istante, un solo istante, vergognati quanto noi.
Non un istante di più, non un istante di meno.
Passacarte, non sarai mai, come non lo saremo mai noi, un decimo di un pelo del culo di chi è morto con una bandiera bianca in mano.
Tu a quell’incrocio sei tornato indietro.
Legittima scelta, l’avrei fatto anch’io.
Ma ricordalo sempre come lo ricordiamo noi, perché questa è la differenza tra te e chi è morto al posto nostro.
Ricordalo sempre perché sempre lo ricordiamo noi, passacarte del cazzo.

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