8 marzo 2010

New economy

Un giorno metterò un'inserzione, vera, e invece della donna delle pulizie, del ghost writer, del personal shopper, chiederò se esiste un Personal Esposer e, nel caso, che tariffa abbia a ore.

Il Personal Esposer sarà quello che prende le cose che io spiego in due mesi di parole e di parentesi utili solo a spiegare le parentesi precedenti e le mette giù in tre frasi dirompenti che lasciano sul posto chi sta dall'altro lato del tavolo e gli impedisce di rispondermi a sua volta con mille giri di parole utili solo a nascondere quelle che il mio personale Master of Dialog War con specializzazione in Mental War ha definito "Zone di debolezza espositiva".

Ché io lo so che è quello, che mi manca.
Non la capacità di esporre, ma quella di farlo in una maniera tale da non far sì che il tutto appaia come sistema per nascondere zone di debolezza concettuale che prontamente vengono prese ad appiglio.

Come quando leggo delle analisi profondissime e complicatissime e, estratto il senso, mi dico che io la stessa cosa la penso da sempre anche se non sapevo avesse quella forma lì né glie l'avrei mai saputa dare perché fosse ascoltata con altrettanto fascino.
Allora so che le cose che dico io arrivano a metà perché perse tra le parentesi, tra i sottolivelli, tra le svolte continue e le divagazioni utili solo a me per riprendere il centro, ma chi mi sta davanti mi ha già lasciato al primo "nel senso", al secondo "mi spiego", al terzo "come", mentre se avessi qualcuno che si occupa della forma, un personale traduttore simultaneo, allora io avrei circa 5 ore in più al giorno di tempo libero, trenta cazzi in meno in culo e un notevole numero di persone in giro consapevoli che qualcosa in fondo hanno perso, o stanno per perdere, o perderanno irrimediabilmente da qui a domani quando sarà troppo tardi.

Ché a me la certezza di avere un contenuto migliore della mia ingarbugliata e logorroica forma, me la da il fatto che le uniche persone che ho accanto, che mi hanno sostenuto, difeso, che lottano con me e per me, che ritengono una perdita e non un guadagno la mia eventuale assenza, non sono persone che come me passano le giornate dentro tonnellate di parole dipinte a forma di sconcertanti e inattaccabili risposte solo per nascondere prima di tutto a sé stessi l'essere incredibilmente impantanati nella domanda, ma sono curiosamente tutte persone che nella vita utilizzano un numero di parole prossimo allo zero.
Sin tesi.

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