31 marzo 2010

Perché ci vuole orecchio

Stanotte, in un momento di innegabile brillantezza, ho riso da solo per mezz’ora a una battuta che io stesso avevo pensato e non riesco a decidere se questa sia una cosa della quale rallegrarmi o no.
Una volta non avrei avuto dubbi e avrei passato la mezz’ora successiva a stringermi la mano.
Nemmeno questa ho deciso se sia una cosa della quale rallegrarsi o meno.
Sono un po’ confuso.
Che, rispetto a un tempo, è già di per sé una forma più sana di certezza e quindi alla fine per un motivo o per l’altro io la mano me la stringo comunque, che male non fa.

Chiude il momento di innegabile brillantezza il pensiero che se la psicologa di mio fratello mi dice ancora che anch’io è il caso che mi faccia vedere da qualche sua collega quando sono tre volte che le rispondo che LO SO, mando affanculo pure questa.

Echeccazzo, dai.
E se non lo sai è perché lo devi sapere… e se lo sai è perché devi far finta di non saperlo perché te lo vogliono dire loro…
Pare di stare in chiesa ma con una che ti dice “Fai solo finta, di essere sordo-muto”
(dai, non è innegabile brillantezza?)

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