15 gennaio 2014

FYI

Quello che dovevo sapere l'ho saputo nella prima fase i osservazione, quello che dovevo misurare l'ho misurato nella seconda, quanto sia buio e profondo il pozzo l'ho misurato nella terza.

La mia osservazione del tuo nuovo mondo, e in parallelo di quello dei personaggi pittoreschi che hai selezionato per allestirlo il più possibile innocuo, finisce qui.
In un punto in cui la mortificazione per lo stato in cui, inconsapevolmente, sei è direttamente proporzionale all'amore provato per te.
Fa quasi male guardarti oggi sapendo quanto lontana tu sia dal realizzare cosa ti è accaduto e quanto lontano chiunque possa essere dal poterti aiutare a non costruire una caduta da così in alto come quella verso la quale al contrario sei lanciata a tutta velocità.
Sono mesi che mi immagino la stesura degli argomenti raccolti nella mia quotidiana pratica del tuo nuovo mondo fatato, ma la realtà è che è semplicemente tutto molto brutto, abbastanza da toglier senso a qualsiasi parola, persino le mie che un senso riescono a inventarselo piuttosto che ammettere di non averlo.
E' la tua vita e come chiunque hai tutto il diritto di farne ciò che pensi meriti, che questo per il resto del mondo significhi o meno sminuirla, ridurla, ridicolizzarla o, peggio, venderla al miglior offerente in cambio di qualche altro anno di inerziale mimetismo.
Che mi servirà da lezione non rende abbastanza l'idea.

Io mi fermo qui, nel punto in cui sento di essere ancora in grado di non farla pagare a nessuno che non sia tu e quindi, per una forma di pena che mai ho provato così forte verso una tanto incontrollata fragilità, a nessuno.
Io la passeggiata dentro le sabbie mobili dovevo farla e l'ho fatta, se una cosa so fare è non sottrarmi al necessario, ora è il momento del tratto successivo nel quale tu non rientri in alcuna forma. 
Se hai ragione tu ti salverai, se ho ragione io ci vediamo tra non meno di tre anni.
Tanti te ne serviranno per finire la spinta, e poi auguri.
A te e a chiunque si trovi nel raggio dell'onda d'urto che si genererà dall'impatto tra la te stessa che nei prossimi tre anni avrai pensato di aver mostrato e quella che in realtà gli occhi degli altri nello stesso momento vedevano.
Tu non ci crederai ma ti auguro di non scorpirla mai, la distanza tra le due.
Si può vivere benissimo anche nell'inconsapevolezza e certe vite conviene non si spingano mai per nessun motivo sotto la superficie.
Mi devi molto.
In cima a tutto la possibilità di essere ancora arrogante, di quell'arroganza che ti ha accompagnata attraverso queste parole e, unica guida, ti fará da volàno da qui al giorno in cui di colpo realizzerai che se non ti ho colpita è solo perché consapevole fin dal principio del male che avrei fatto e di quanto ti avrei azzerata e che per questo, solo per questo, ho preferito lasciarti potente, al prezzo di apparire io sconfitto.
Non mi ringrazierai mai, non lo puoi capire quanto amore c'è in questo, anche in questo.
Non l'avevo mai provata, ma a sensazione e a volergli dare un contorno mi viene da pensare che sia ciò che ho sempre sentito definire Pietà senza capire mai realmente in cosa differisse dalla protezione, che fino a oggi vedevo sinonimo.
Ora lo so: differisce nel punto in cui la protezione è la scelta di riparare qualcuno dal male altrui, la pietà dal suo stesso.