5 marzo 2014

Delle ceneri e di arabe felici

Il filo dei non detti è una funivia che porta in cima come a valle, a seconda del tempo che fa, ti alzi presto ti prepari, bevi il caffé guardi fuori, c'è il sole prendi gli sci, ti metti in fila sali, arrivi sù c'è nebbia, ti rimetti in fila torni giù, rientri in camera ti spogli, domani ci riprovi e intanto vin brulè.
Il filo dei non detti è tenuto a rasoio dalla pietra dei Prigioni, schiavo o Atlante a seconda di chi ti osserva, a seconda di come lui si percepisce vede te, secondo il comune sentire sei più bello da irrisolto, secondo il comune sentire oltrepassi il tempo e lo spazio senza proferire parola né gesto, che non si possa dire che non si possa fare.
Il filo dei non detti segna il tempo di Penelope,senza un tradimento va avanti all'infinito, si chiama amore, anzi no promessa, anzi no speranza, anzi no fiducia, anzi no scelta, ecco, sì: scelta.
Il filo dei non detti ha due bicchieri agli estremi, un bicchiere è mezzo pieno l'altro è mezzo vuoto, da bambino ti insegnano che ciò che entra in uno passa all'altro, giochi per ore, impari per anni, funziona anche da adulti ma perché credano a una cosa così semplice devi chiamarla empatia, allora ci credono perché suona difficile, si riduce sempre tutto a questioni di autostima.
Il filo dei non detti è resistente come lenza, che fa rima con sostanza, che fa rima con costanza, che fa rima con pazienza, che fa rima con te.
In fondo al filo dei non detti il nodo in gola e l'amo.