Cioè no, è che stavo ruotando vorticosamente causa sberla dalla vita e non è che si possa pretendere chissà quale lucidità.
Poi però l'inerzia rallenta, la rotazione si ferma, ci si aggrappa un attimo a un cassetto, a un pensiero, a un presente giusto il tempo necessario perché la testa smetta di girare e martelletto e ossicini vari riprendano il loro centro d'equilibrio, si ritorna in sé e si riacquista la capacità di vedere e mettere a fuoco e ciò che si vede è che il rimpianto più grande che mi stava attaccato addosso, l'unico sopravvissuto a tutti quelli risolti, si è risolto a sua volta.
E questa è l'unica cosa che conta in un cammino come il mio, motivo per cui la cosa più surreale in tutto questo è che in questo momento sono felice perché non ne ho più nemmeno uno.
Che riguardi i vivi.
Per quelli che riguardano i morti non si può far nulla e quindi chiuso, oggi comunque ci si sia arrivati è un bel giorno perché mi ha detto di no.
Si è presa l'errore fino a oggi mio dissolvendolo e io oggi non ne ho più nemmeno uno (diciamo di esistenziali) nello zaino.
Quelli rimasti sono robetta al confronto del peso che in me aveva questo, e quindi hallelujah.
Poi però l'inerzia rallenta, la rotazione si ferma, ci si aggrappa un attimo a un cassetto, a un pensiero, a un presente giusto il tempo necessario perché la testa smetta di girare e martelletto e ossicini vari riprendano il loro centro d'equilibrio, si ritorna in sé e si riacquista la capacità di vedere e mettere a fuoco e ciò che si vede è che il rimpianto più grande che mi stava attaccato addosso, l'unico sopravvissuto a tutti quelli risolti, si è risolto a sua volta.
E questa è l'unica cosa che conta in un cammino come il mio, motivo per cui la cosa più surreale in tutto questo è che in questo momento sono felice perché non ne ho più nemmeno uno.
Che riguardi i vivi.
Per quelli che riguardano i morti non si può far nulla e quindi chiuso, oggi comunque ci si sia arrivati è un bel giorno perché mi ha detto di no.
Si è presa l'errore fino a oggi mio dissolvendolo e io oggi non ne ho più nemmeno uno (diciamo di esistenziali) nello zaino.
Quelli rimasti sono robetta al confronto del peso che in me aveva questo, e quindi hallelujah.
E quando qualcuno vi dice che non è vero che basti poco per essere felici non credetegli.
Il confine oltre il quale posizionare la felicità è la cosa meno oggettivabile del mondo e per questo non esiste una misura assoluta ma solo la propria per ciascuno, motivo per cui chi ve lo dice vi sta parlando della sua, non della vostra né dell'inesistente assoluto.
Io la mia qualche anno fa decisi di smetterla di posizionarla ad altezze cinematografiche ma irraggiungibili e decisi di affidarmi all'osservazione di chi ne sapeva più di me o che comunque portava la felicità pratica a prova dell'esattezza della misura, contro la quale quella teorica non può farsi ragione
Sono tutti anziani quelli davvero felici e ci sarà un perché se basta loro un bacio.
Ovvio, anziano non è sinonimo di stupido e quindi è chiaro che dipende da chi glielo dà e allora forse è in questo e solo in questo senso che si può dire che per essere felici non basti poco.
Nel senso che non è la misura del gesto ma di chi lo compie e allora sì, in quel senso lo penso anch'io, mai smettere di vivere in maniera da poter pensare di meritarsi il tanto.
E il tanto tra i chi è chi è capace di esserlo anche nel poco dei cosa e qui il cerchio si chiude e tornano ad aver ragione gli anziani che quel bacio lo ricambiano con una mela cotta, una torta, un programma tv visto insieme, una mano a lavare i vetri.
Chiamatela come volete ma quegli occhi lì sono felicità per nulla teorica e se ci hanno attraversato una guerra mondiale riuscendo a sposarsi sotto le bombe a fare figli a gruppi di mai meno di quattro e a riempire le tavole di ogni natale con due lire di pensione, forse di asticelle e di felicità realizzabile ne sanno qualcosa più di noi tutti supergiovani messi insieme.
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