Torno a casa camminando nel bosco da solo con la differenza che questa volta, vai a sapere se per risparmio o perché i rom stanziali nel bosco si sono fregati il rame, tutti i lampioni sono spenti.
Mi scopro più coraggioso di quanto pensassi perché al bivio della scelta tra l’ingresso nel bosco buio per la strada più breve ma completamente cieca e quella più lunga ma sul rassicurante bordostrada, scelgo la prima con la sola cautela di togliere dal fodero la mia assicurazione sul rientro a casa o sul fare di tutto per riuscirci, che poi vai a sapere se avrei il coraggio che a oggi non ho mai avuto.
La musica in cuffia mi accompagna ma forse è più corretto dire ci accompagna, io solo non lo sono mai.
Ogni volta che nel buio il chiaro del cielo buio ma meno buio del buio disegna in contorni di qualcosa che ha tutte le sembianze di una panchina penso che fossimo stati in due ci saremmo fermati, ci saremmo lasciati integrare nel contorno, saremmo stati buio e luce nello stesso momento, quel che siamo stati sempre.
Esco dal bosco e una musica più forte di quella nelle cuffie attira la mia attenzione, la notte è piccola per noi uacciuuariuariuà, tolgo le cuffie e entro nel cortile del locale, non ho voglia di tornare a casa, avevo ipotizzato una serata fuori che poi ha preso un’altra piega e mi ha lasciato solo, ma il bello delle pieghe è che non sono mai definitive.
Una piega è una scelta, due pieghe sono una lettera d’addio, da tre in poi sono un origami, puoi aggiungerne quante ne vuoi e sarà cigno, sarà rana, sarai tu se è foglia d’oro.
Entro nel locale e scopro che è un karaoke, una macchina del tempo mi riporta a quando era il mio mondo, quando era casa, quando raccoglievo donne con il retino semplicemente scegliendole con una dedica e loro cadevano come birilli.
Non ho voglia di tornare a casa, non avevo voglia di tornare a casa già prima, prendo una birra e mi siedo sotto il pergolato ad ascoltare strazianti tentativi di essere me, un tempo avrei strappato quel microfono, prima di anni di sigarette, di errori, di timori, avrei portato a casa la luna, la superluna, e invece stasera una birra un pergolato e la voglia di chiamarti.
Solo che poi ho pensato che avrei chiamato te.
Poi ho pensato che avevo voglia di sentire te.
Poi ho pensato che avevo voglia di sentire te.
Poi ho pensato che avevo voglia di sentire te.
E quanto vorrei ti riconoscessi da sola in quel te, non aver bisogno di lasciare briciole di pane, se mi vedessi dentro, la voglia che ho di adagiarmi sulla certezza che ti vedi chiara come fossi disegnata dalla luce che se ci sono io buia non lo sarà mai, giuro, prometto, croce sul cuore ma il tuo.
E allora con la mia birra sotto il pergolato ho capito che a me una vita non basta per dirti, per dimostrarti quanto avrei voluto allungare un braccio e trovare il tuo e intorno il buio disegna contorni che ci sembrano panchine ma non lo sono, accidenti non lo sono e basterebbe così poco perché lo fossero.
Proprio poco.
Finisco la mia birra mi rimetto le mie cuffie e riprendo la mia strada verso casa allargando le braccia e cantando ad alta voce fregandomene delle auto che mi guardano, ho le cuffie e l’alibi è che se non mi sento io non mi sentiranno nemmeno loro e se mi sentono è venerdì sera e la città perdona i pazzi perché se li aspetta, cammino pensando che la paura è finita, che siamo umani, la vita è questione di sì e di no, di arrivo, della fottuta paura di arrivare e non trovare nessuno che io non ho più.
Ora il punto è come dirti che nel buio vedevo te, come dirtelo in maniera così chiara da farti commuovere.
L'ho letto con leggerezza. tanto non volevi chiamare me :-)
RispondiEliminaMettiamola così:
Eliminase hai letto e hai letto con leggerezza, allora anche non fossi la persona che avrei -voluto- chiamare sei certamente la persona che avrei -dovuto- chiamare.
Mi riconoscerai che il tempo ha segnato una certa evoluzione delle abilità di mirror climbing :)
A tuo vantaggio, se così si può dire, c'è che quando ho avuto voglia di cercare te, ho cercato te.
(posso dirmi contento di saperti qui?)
ho smesso da tempo di valutare queste cose in termini di "a mio vantaggio". sono mirror climbing, appunto.
RispondiEliminastai bene.
mi piace anche il post sopra a tutto. quello l'ho letto con meno leggerezza e più cuore.
ah no, mirror climbing era riferito a me.
Eliminail post sopra a tutto va letto con cuore, sì.
quanto miele....troppo miele può provocare conati
Eliminalo penso anch'io. nella migliore delle ipotesi, si azzeccano le mosche
Eliminati ho sognata stanotte (più stamattina in effetti, essendo andato a dormire alle 5).
EliminaEri molto più dolce di quel commento lì e l'unica mosca azzeccata ero io.
Il fatto che tu sia ripassata proprio oggi mi lascia pensare che la forza scorra potente in te, Principessa Leyla.