15 dicembre 2009

Vespa si chiede perché, Berlusconi si chiede perché, tutti si chiedono perché. Perché?

Io la vedo a un’altra prospettiva.

In qualsiasi paese, di qualsiasi epoca, è cosa nota che dove ci sia un potente c’è, statisticamente, qualcuno che ne detesta il potere.
Senza arrivare a scomodare la lotta di classe delle fabbriche operai-padroni, né la radice stessa della democrazia, è questione molto più spicciola di qualità, in termini di società possibile, umana.

Questo non è quel “son cose che possono capitare” che tutto liquida, ma è semplicemente una presa d’atto di una condizione con la quale si convive da quando si hanno sei anni a scuola fino a quando si muore, al bar come al lavoro come nella relazione tra governanti e governati, è questione di banale regola di convivenza inevitabile tanto quanto il lato buono della medaglia.

Il fatto è che un uomo molto potente per la prima volta in vent’anni di potere senza freni ha preso una legnata sulla faccia che gli ha rotto due denti e il naso.
Al netto di qualsiasi posizione personale sull’uomo e sul gesto, questo è il fatto ed è un fatto che se paragonato a gente gambizzata per un parcheggio farebbe ridere, se non fosse tragico il fatto che il termine di paragone di gente gambizzata per un parcheggio è più quotidiano del souvenir sulla faccia di un potente e non il contrario, come dovrebbe essere nel mondo normale delle persone normali.

Se si guardasse il fatto al netto di tutto il contorno reso possibile, questo sì, dallo sfascio sociale oggetto del post (che spiega il dopo, non il gesto), staremmo parlando di una cosa che Sofri, quello giovane, scriverebbe nella sua rubrica delle non notizie.

Ma questo è il paese nel quale un boss che non conferma le dichiarazioni di un pentito è notizia dell’anno sparata a tutta pagina con la caricatura del potente che fa il gesto dell’ombrello e in un paese così, quando il potente l’ombrello lo prende sulla faccia, la stessa pagina non può che strillare allo stesso modo che è in pericolo la democrazia.

Allora qual’è l’altra prospettiva?
Quella dalla quale si vede un paese il cui problema non è tanto il non essere capace di contare gli anni di potere di quell’uomo e le volte che s’è preso una legnata sulla faccia, estraendone il risultato di un uomo che evidentemente amato lo è davvero, se in vent’anni e con tutto quello che ha combinato ha preso solo un pugno da un matto, quanto l’essere un paese che ormai ha scollinato ed è riuscito ad elevare così tanto il concetto di personalizzazione della politica da aver fatto il giro ed essere passato alla sua versione più ridotta e cioè la totale spersonalizzazione del potere più personalizzato della storia italiana.

Quando un uomo subisce una cosa da uomini ma quell’uomo è visto così tanto più uomo degli altri da averne perso definitivamente i contorni per assumere quelli di una versione superiore di uomo e cioè quelli di un uomo che è riuscito a far percepire i suoi lati peggiori come fossero i suoi migliori, niente di più alto nella scala dell’evoluzione, la vera essenza dell’impunità e dell’onnipotenza, la cosa più normale del pianeta, regolata dai parametri di convivenza più normali del pianeta, un pugno, non è accettabile, non è spiegabile, non è comprensibile.
Va cercata la ragione profonda, va indagato il termine “odio”, va santificato il livido con la stessa enfasi con la quale tre giorni prima si santificava “il reale augello”, perché tutto quanto avvenuto, quando capitato a chi è seduto su un piano superiore, non è spiegabile con i parametri normali del mondo delle non notizie ma solo con quelli della follia, del delirio, dell’odio accecante.
Per spiegare il livido dell’uomo più uomo, meno di un’iperbole lascerebbe l’amaro in bocca, costringerebbe a ridimensionare il ruolo e di conseguenza l’uomo, costringerebbe il “suo popolo” a ripersonalizzarlo.

Se quell’uomo fosse circondato da odio accecante, dopo vent’anni così sarebbe già morto, vista la percentuale di disturbati mentali più o meno latenti che compongono la società di questo paese e vista la qualità del servizio di sicurezza, unica e vera notizia dell’anno vista l’aura di leggenda che si portavano in giro evidentemente solo grazie al fatto che nessuno era mai stato così pazzo da provare a tirargli uno schiaffo e a dimostrare che era la cosa più semplice del mondo.

Questo non è più capace di fare, questo paese.
A ripersonalizzarlo e riportarlo sullo stesso piano di tutto il resto del mondo, quel mondo nel quale se sei stronzo e lo sei per vent’anni, qualcuno più stronzo di te prima o poi lo trovi e quando lo trovi e ti tira uno schiaffo, tu stai vivendo in una democrazia e sarebbe carino che tale restasse.
Perché se qualcuno è davvero sconvolto dalla scoperta che c’è chi odia il potente di turno, chiunque sia, e non è capace di liquidare la notizia con i due secondi che servono per liquidarla alla voce “Solo una volta? Cazzo allora ha davvero con se la maggioranza del paese” allora la questione della minore capacità mentale dei suoi sostenitori assume i contorni finalmente nuovi di qualcosa di più di una presunzione dei suoi oppositori.

Questa è l’unica notizia che dovrebbe essere oggetto di dibattiti televisivi.
La scoperta che il suo essere considerato, dai suoi sostenitori, realmente e concretamente al di sopra degli uomini e delle regole che la loro vita guida dai sei anni in poi, non era solo una barzelletta per vecchi comunisti.
Questi davvero credevano che non sarebbe mai potuto accadere.
Ma qualcuno, a questi, in questi due giorni, gli ha chiesto banalmente “Perché?”

Eppure quando si tratta di spiegare la morte di un “tossico”, sono capacissimi di rispolverare tutto quanto vissuto e scelto consapevolmente dal tossico fino al giorno prima come unico motivo per il quale non poteva che morire.
Cioè il meccanismo gli è talmente noto che lo usano a cadenza quasi quotidiana.
Quindi la falla dov’è?
Dov’è che un naso rotto all’uomo più contestato d’italia, diventa una cosa sulla quale interrogarsi per giorni?

Non so, ero piccolo e non lo ricordo, qualcuno mi aiuti.
Quando spararono a Reagan, anche laggiù per giorni le tv spaccarono la minchia non già su come stesse, cosa normalissima, ma con dibattiti per cercare di trovare un “perché” che rendesse l’episodio comprensibile al pubblico di porta a porta?

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