8 luglio 2014

Epistolare infinito presente


Prosegue da qui:

Faccio un passo indietro:
Ogni volta che si parla di berlusconismo in un discorso che ne vuole datare l'origine e che nel 99,9% dei casi sceglie l'anno del video come inizio di tutto, io ricordo che il berlusconismo non iniziò affatto con quel video e nemmeno con Mani pulite come affermi tu, ma quasi dieci anni prima.
Il berlusconismo (per come lo intendo io) iniziò una sera del 1986 quando nel cielo milanese con fondale arena di milano, comparvero degli elicotteri che, atterrando al centro del campo in mezzo a un trionfale impianto scenico con in sottofondo sparato a milioni di decibel la Cavalcata delle Valchirie, consegnarono alla città il nuovo Milan di uno che si chiamava Berlusconi.
Quell'anno fu anche l'anno in cui passarono le famose leggi con le quali Craxi permise a ai canali privati di berlusconi di trasmettere in diretta nazionale tutto il palinsesto di sogni finalmente a un metro da chiunque, sogni finalmente raggiungibili, giochi a premi economici a qualsiasi ora, tope seminude in prima serata, la milano da bere l'edonismo reaganiano e bla bla bla.
Il berlusconismo iniziò con quegli elicotteri accompagnati dalla musica di Apocalypse Now, una città che si sentì più grande di New York e una nazione che uscì (forse finalmente) dagli anni '70 e i fumogeni che li caratterizzarono.
E tutto quello, da qualsiasi parte ti girassi, aveva il volto di Berlusconi.

Cambò non solo l'entusiasmo, cambiò proprio la struttura di pensiero, si fece largo (nel senso di consenso) l'idea che il consegnarsi a qualcuno, se quel qualcuno era così palesemente capace di materializzare non il suo ma il tuo benessere, non fosse più una resa ma al contrario fosse da quel giorno una scelta illuminata, lungimirante.
Iniziò un'epoca nella quale il concetto di "delega" assunse tutt'altro senso (e peso) rispetto a quello che faceva da pilastro alla repubblica parlamentare.
Non era più un voto di fiducia, era diventato un voto di fede, quel tipo di fede che ci fa consegnare a un'entità a noi superiore l'intera nostra vita dal risveglio a quando andiamo a dormire.
Chi fu capace di una rivoluzione così totale da andare a toccare la profonda struttura del pensiero di un'intera società fino a invertirne, avviandola, addirittura la rinascita economica della nazione intera, "berlusconi" lo sarebbe diventato anche in assenza di Mani Pulite.
Capitò quello e lui su quel treno saltò, ma sarebbe bastata qualsiasi altra cosa, la strada era segnata, nessuno avrebbe potuto essere percepito più grande di lui in quegli anni.

Allora i trentenni di quegli anni capita che siano diventati genitori negli anni successivi e che in quanto tali abbiano cresciuto i propri figli in case nelle quali a ora di cena era Strisca la Notizia a fare da notiziario, a portare nelle case l'idea di giustizia, di controllo, di indagine.
Il modello era servito: se chiamio il 113 non succede niente, se chiami Staffelli il giorno dopo il comune ripara la scuola.
Micro-vittorie che incasellate una al giorno e portate in dote sulle tavole di famiglie sedute su un analfabetismo istituzionale reso virtù proprio dal senso di inutilità che quella nuova Istituzione dava alle "vecchie", hanno lavorato come gocce sulla pietra fino a cancellare quasi completamente il senso dello Stato dalla mente di una % di cittadini pari allo share di Mike Bongiorno.

E per fare un altro collegamento faccio un altro passo indietro.
Non solo il berlusconismo non è databile alla discesa in campo, ma anche il modello Grillo non è riconducibile all'Uomo Qualunque come si è portati a pensare.
C'è un passaggio intermedio che è durato così poco da non imprimersi nella memoria, ma c'è stato ed è stato un campanello d'allarme che avrebbe dovuto far intravedere cosa fosse avvenuto nell'elettorato.

Non sto a riscrivere tutto, ti incollo direttamente una ricostruzione(*):
"Nel 1997 sfidò Antonio Di Pietro, Sandro Curzi e Giuliano Ferrara nel collegio elettorale del Mugello a Livorno. Quel pupazzo c'è ancora e si chiama Gabibbo. Il simbolo del partito rappresentava il Gabibbo nascente, il Gabibbo dell’avvenire. Lo slogan elettorale era: “Più populista di Antonio Di Pietro, più pelato di Sandro Curzi e più rosso di Giuliano Ferrara. Se dovete votare un Gabibbo, votate l’originale!”. Dopo alcuni comizi tenuti in Toscana, la candidatura del pupazzo di Striscia venne ritirata in seguito al terremoto in Umbria e nelle Marche. In questa occasione la creatura di Antonio Ricci si fece seria e denunciò l'inutilizzo dei moduli abitativi costati miliardi alla Protezione Civile e rimasti seminascosti e abbandonati sui binari nel paesino di Pizzighettone, in provincia di Cremona (guarda il video). Ma quale fu la provocazione? Il “Comitato di solidarietà S.O.S Gabibbo-Terremoto" lanciò una raccolta fondi a favore dei terremotati e in pochi mesi  le somme raccolte (più di 500 milioni di lire) vennero consegnate dal Gabibbo direttamente ai Governatori delle Marche e dell’Umbria, tanto che quest’ultimo commentò così: “Il Gabibbo è più puntuale del Governo nel consegnare i soldi per i terremotati”."

A renderlo speculare al grillismo c’è persino il parallelo con la donazione a favore dei terremotati, pure la cifra è curiosamente la stessa, e la fotina con l’assegno a dimostrazione che “il Gabibbo” è più puntuale del Governo.
Gabibbo che, finché il terremoto non suggerì a Ricci l'inopportunità di proseguire, stava raccogliendo un consenso sempre maggiore che rendeva l'ipotesi di una vittoria sugli altri candidati tutt'altro che remota o fantasiosa. 

Grillo non è il proseguimento dell’Uomo Qualunque, ma di Striscia la Notizia, che è a sua volta lei sì il proseguimento dell’Uomo Qualunque.
È, in sostanza, molto più complicata e insieme molto più semplice di come la vedi tu.
Il passaggio non è Uomo Qualunque - Grillo, ma è Uomo Qualunque – Berlusconi – Gabibbo – Grillo.
Una sequenza temporale in discesa per quanto riguarda lo spirito critico, progressivamente abbassato in maniera inversamente proporzionale a quanto di sé ciascuno aveva deciso di consegnare a quel modello lì fino a farne faro della propria intera esistenza.
Una sequenza  temporale il cui filo conduttore, escludendo per ovvi motivi il primo anello, guarda caso nei rimanenti tre è sempre Ricci, autore che sta dietro il successi di Berlusconi, del Gabibbo e di quel Grillo del quale fino a ieri è stato autore.
Perché sempre lo stesso è il linguaggio, medesimi sono i destinatari, medisima è stata l'efficacia.

Come si incastra Travaglio in tutto questo?
Nel punto in cui anche la pur efficacissima opera di Striscia la Notizia diventava completamente incapace di risolvere il punto critico dei figli di quella generazione di genitori e cioè proprio Berlusconi stesso.
Male e cura si erano trovati, dopo una ventina d’anni di lenta opera di modellazione del pensiero, a coincidere.
Come ne esci?
Con un altro Capitan Ventosa ma dalla parte opposta e l’unico candidabile a quel ruolo non poteva che essere l’unico che a quel male sembrava aver dedicato l’intera vita e cioè proprio Travaglio, al quale un’intera generazione ha, con lo stesso modello di pensiero che portò i genitori a consegnarsi a Berlusconi, consegnato la delega totale del proprio spirito critico.

Non c’è alcuna analisi in tutto ciò, non è il risultato di un pensiero critico ma della sua assenza, perché assente era dalle tavole serali nelle quali sono cresciuti e dalle quali si gridava già “Dagli al politico!” guardando il Gabibbo.
Figli cresciuti in assenza di educazione all’analisi e che per questo nel momento in cui non hanno più condiviso con i genitori il nemico comune non ne hanno contestato l’impianto critico, ma semplicemente l’obiettivo.
L’impianto critico “Gabibbo” andava benissimo, solo che andava indirizzato su un nuovo e diverso obiettivo, Berlusconi appunto.
Travaglio non è documentato sui temi che tratta più di quanto lo siano “Fabio e Mingo” quando fanno i servizi sulla sanità barese, ha solo scelto di scrivere libri invece che consegnare caciotte ai sindaci, ma il pubblico che compra i libri è lo stesso che chiama loro due per consegnare una caciotta al Direttore Sanitario del proprio comune.
Entrambi si rivolgono e cercano il consenso dello stesso pubblico, Travaglio e Berlusconi parlano entrambi allo stesso modello di pensiero e questa cosa non serve un filosofo per capirla, basta osservare cosa successe nel famoso scontro da Santoro di un anno fa, un momento che le due fazioni attendevano da secoli come fosse lo scontro finale Mazinga vs Goldrake e che in barba a qualsiasi attesa di sangue e fango si risolse nei tre secondi che Berlusconi, ben più consapevole di quale fosse il campo di gioco, più veloce di Travaglio seppe sfruttare mettendo in piedi lo sketch della sedia pulita prima di sedersi.
Bam.
Anni di libri e libri su di lui e poi con un fazzoletto quello ti mette a posto e si riprende 10 punti % nonché qualche anno di soddisfazioni messe in attesa della prima vera occasione.
I lettori del FQ ancora sono lì che si chiedono come sia potuto succedere, incapaci di capire che uno sketch comico fu esattamente l’unico epilogo possibile di un duello tra quelle due figure.

Allora come si incastra in tutto questo l’ipotesi di un governo che vede Travaglio alla Cultura, Di Pietro agli Interni e Ingroia alla Giustizia?
Si incastra perfettamente se guardi le scelte di quel tipo di elettorato non come scelte filosofiche, ma come scelte basate sullo share e null’altro.
Ed è il motivo per cui le Quiriniarie diedero come esito una lista nella quale comparivano sia Rodotà che la Gabanelli, la quale solo per serietà rispose “Io faccio altro nella vita” lasciando qualche migliaio di persone smarrite nella domanda "Cioè cosa? Non fai mica quella che è contro la kasta?"
Una base elettorale che il giorno dopo le Europee gridava ai brogli usando come prova il fatto che i candidati M5S su Facebook abbiano molti più like dei “Piddini” e che quindi le % di voto non rispondessero alla realtà del paese e non sono due a fare questo ragionamento con tono serio e convinto, ma centinaia.
Una base elettorale che fa del disturbo alla Striscia la Notizia il suo unico programma politico, vedi il considerare un comico la figura più adatta per “mandarli tutti a casa”, vedi il voto negativo nella legge elettorale che altro non è che il dislike su FB o il voto negativo nei commenti di Disqus (quando la piattaforma tolse la possibilità di votare in negativo i commenti, sul FQ ci fu una rivolta che andrebbe studiata nelle università di Scienze politiche se non di Piscologia), vedi gli incontri studiati solo per dimostrare che “il Piddì vuole solo fare affari con il pregiudicato”, vedi l’irruzione nella redazione del Secolo con telecamerina d’ordinanza e video da condividere per ricevere tante condivisioni dai cittadini che acclamano cittadini, video che danno voce a "la voce dell'Innocenza" (tutta di qua, i ladri tutti di là) che sta sotto il logo di Striscia la Notizia.
Quelli di Striscia sono gli "Innocenti", quelli di Grillo sono gli "Onesti sconosciuti alle Procure", l'autore è lo stesso, l'effetto catartico anche.

Il punto non è che quando si votano le ipotesi di governo scelgono Di Pietro alla Giustizia, il punto è che in quell’ipotesi di Governo alla Difesa ci vedono Gino Strada (la noti da solo la maglietta che indossano i figli di quel genio o serve che te la evidenzi per chiudere il cerchio aperto lassù?).
Capisci che quello che tu dipingi a forma di un sofisticatissimo processo di elaborazione del pensiero che ha portato a un ventennio giustizialista, in realtà non è altro che l’estensione del circo di Striscia la Notizia nelle risate come nella rabbia.
È, purtroppo, molto più banale e tragico nello stesso momento.

Gente convinta che farsi giustizia da soli sia possibile, sia legittimo, lo fanno anche quelli di Striscia e funziona meglio della giustizia ufficiale.
Il giustizialismo, anche se in maniera sbagliata, riconosce nella magistratura il punto di riferimento.
Questi vanno direttamente nelle redazioni a punire chi si è reso colpevole di diffamazione e non ci vedono nulla di strano, nulla di psicotico, nulla di illegittimo perché c'è un partito e c'è un giornale che ogni giorno dice loro che hanno ragione a farlo se lo Stato non lo fa per loro.
E' proprio un'altra cosa rispetto al semplice antiberlusconismo o giustizialismo e non è per nulla una bella cosa.

*: Fonte

10 commenti:

  1. Marcello20:40

    ...perchè non è vero che se chiami il 113 la scuola fa in tempo a crollarti in testa e a seppellirti e se chiami il gabibbo mettono a posto la scuola....

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    1. Personalmente ogni volta che ho composto il 113 ho ricevuto aiuti dei quali posso solo esser grato.
      Probabilmente lo stesso potrei dire se avessi chiamato il Gabibbo, ma nei casi in cui ho composto l'altro numero lo ritenevo poco adatto a occuparsi del problema.
      Ma in effetti vai a sapere, magari sono io che ne sottovaluto le potenzialità e chi può escludere che facendo molto molto ridere la persona che rappresentava il mio problema, il vendicatore rosso avrebbe risolto persino meglio quelle situazioni.

      Non so, forse volevi ti rispondessi seriamente avendo tu letto il parallelo 113 - scuole cadenti e avendo quindi pensato io abbia scritto che in caso di scuola pericolante è 113 il numero che devi fare, solo perché li hai letti nella stessa frase.
      Ma non so com'è un certo Ucci Ucci mi suggerisce di non star qui a perdere troppo tempo.

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  2. Onorato dalla dedica di un intero post, appena avrò giornate un po' meno convulse (stanchezza mentale a palla) vedrò di continuare il discorso, che sta diventando sempre più approfondito e interessante :-)

    Nel frattempo, fresco di giornata, uno stimolante aggiornamento sulla questione da cui tutto cominciò (il primo "discorso principale"):

    http://www.corriere.it/sport/14_luglio_11/balotelli-foto-fucile-twitter-29120272-08c6-11e4-89ec-c067e3a232ce.shtml

    Avevi proprio ragione: è solo perché è piccolo e nero.

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    1. Vedi?
      Tu ce l'hai con lui perché è neKro, se fosse stato chessò Accassano non ci avresti trovato niente di strano nel suo imbracciare un fucile, tanto è ovvio che avendocela coi neKri di sicuro pensi pure che i teròni sono tutti armati.

      eh.

      :)

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    2. Anonimo20:36

      Non ti sembra troppo comodo spostare il piano da serio a scherzoso solo perché -finalmente- ti sei reso conto di avere torto...

      eh.

      :(

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    3. Kretino.

      Per una foto così (e, soprattuto, una "dedica" così), in un paese attualmente tanto poco razzista da eleggere per ben due volte consecutive un presidente afroamericano peraltro nonostante l'incapacità ampiamente dimostrata nei primi quattro anni (e ogni giorno più palese a tutti), gli avrebbero quanto meno mandato a casa le teste di cuoio armate fino ai denti, dato che da quelle parti a pubblicare cose del genere è spesso gente che poi passa ai fatti nel giro di mezz'ora. In un paese tanto razzista e cattivo come l'Italia, invece, ci permettiamo di relegarlo tra le notiziole buffe, press'a poco nei dintorni dei gattini di Civati, senza neanche pretendere un pubblico buffetto dal Coni, dal Milan o da chiunque altro. Curioso, se si pensa che da 'ste parti ce l'hanno tutti pregiudizialmente con lui...

      P.s.: il discorso "E Cassano?" comincia a puzzare tanto da "E Obama", sai? ma tanto.

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    4. Anonimo00:13

      Dion, puoi anche aver ragione...però apostrofarmi con Kretino mi sembra esagerato

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    5. Ovviamente era rivolto a Bruno (cfr. "neKro"), come tutto il resto. Ma penso, e spero, che l'avessi già capito. Altrimenti, in effetti...

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    6. Su su, Dion, che l'hai capito che il discorso Acccassano era sarcasm(issim)o.

      Non l'avevi kapito?
      Ohibò.
      :)

      (no vabbé ma qui altro che amarcord...m'hai rispolverato "E Obama"!
      L'altro giorno ritrovi il primo commento, ora mi ricordi E Obama...
      Ho trovato chi può farmi da biografo!

      Appropò, testiamo subito: ti ricordi mica dove ho messo le punte di ricambio della penna della tavoletta grafica?
      Devo cambiarla e non mi ricordo dove ho messo il sacchettino dopo che, avendolo perso la volta precedente, una volta ritrovato lo misi in un posto dicendo (questo me lo ricordo) "Lo metto qui così mi ricordo di averlo messo qui"....
      Ecco, ti ricordi mica qui dove?
      :)

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    7. Eh, Bruno, ti auguro davvero di cuore che Dion sappia ritrovarti quelle punte, ma temo che con la fatidica frase "Lo metto qui così mi ricordo di averlo messo qui" tu abbia attivato il cugino di primo grado dell'omino delle shuco (quel piccolo disgraziato che si frega sempre gli adattatori per le prese shuco per portarli nella sua stanza nell'ennesima dimensione; cosa se ne faccia non lo so, ma ormai deve averne fantastiliardi di pezzi, lì dentro).
      Ecco, 'sto cugino qua è quello specializzato nel fregarsi le cose che son state messe "lì" perché così ci si ricorda di averle messe "lì", e la quantità di roba che ci dev'essere ormai dentro a quella sua stanza fa vacillare la mente solo al pensiero...
      ;o)

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