21 giugno 2002

Prenditi una lunga pausa e ascoltami. non lo ripeterò due volte





Direi che dopo i comment di questi giorni sull’anonimato un paio d’ore di precisazioni siano dovute.

Perché in realtà io continuo a trattare male la gente senza però spiegarne il motivo.

E dire “dovute” in un posto dove mi sono sempre augurato di non incorrere in malintesi, spiegazioni, precisazioni, mi rende il tutto ancora più difficile.

Perché è di un sito che si sta parlando, di un blog, di internet, del nulla, di parole al vento, di sfoghi personali che poco hanno da chiedere a chi li legge se non il semplice rispetto e la consapevolezza che il valore di una persona certo non può essere calcolato in funzione di una pur ricca “produzione” di parole.

Io non sono questo blog, ma certo sono in ognuna delle parole che al suo interno scrivo.

Ma la sincerità e la schiettezza che in quelle parole non dimentico mai di includere, non da a nessuno la possibilità di pensare di conoscermi.

E questo vale per tutti, non mi sto elevando a classe elitaria di superiorità intellettuale.

Chiunque abbia un posto dove esprimere se stesso, ne esprimerà sempre la parte che decide di mostrare, ma questo non significa che sia l’unica che ha da offrire.

In quel caso si che ti basterebbe per decifrare una persona, ma non è di me che si sta parlando, ma delle persone in generale.

Io in questo blog ho messo la parte di me che ho deciso di metterci, ma non è l’unica.

È certamente però sincera tanto quanto le altre che scambio solo con chi mi conosce anche “fisicamente”.

“Casa mia” la chiamo, e non a caso.

Ma certo casa mia è di più.

Ha più stanze, ha anche le foto sui muri, ha i miei vestiti sul letto, ha un frigo che parla di chi lo riempie e lo svuota, ha delle bottiglie di vino a cui tengo e delle bottiglie di champagne con le quali potrei tranquillamente riempire il serbatoio dell’acqua dei vetri della mia 500 che non ce l’ho mai messa per pigrizia e basta, ha l’acquario le cui alghe funzionano da barometro per mostrare il mio umore, ha delle rose che stranamente da due anni non fioriscono più e non lo dico stile “stregoneria” ma semplicemente come “fioriscono se le curi, come quando le curavi, insomma”, ha una libreria con pochi libri ma dei quali posso parlarti, ha un sacco di cose che se le vuoi te le puoi prendere perché se a te piacciono è giusto che le abbia tu, e solo Andrea può capire cosa intendo visto che con lui sono anni che abbiamo inventato il gioco nel quale ogni volta che esce da casa mia deve andarsene con un regalo e la sera che non sapevo come non “perdere” gli ho piazzato in mano l’amplificatore del mio stereo, e che non sia uno che se ne sta approfittando lo so con certezza ogni volta che lo guardo in viso dopo aver ricevuto l’ennesimo regalo che non avendo soldi per comprarti quello che meriti ti do quello che ho in casa io se può farti felice, ha un terrazzo trascurato ma sul quale chiunque può portare chiunque perché io mi fido di te se tu ti fidi di lui per me è ok, basta che non facciate i preziosi sulla pulizia delle sedie, che se non le lavo comunque le copro per farti stare tranquillo, ha nell’ingresso due scatoloni pieni zeppi di mio padre comprese quelle microcassette da appunti per i tuoi articoli e libri che ho una fottuta paura di ascoltare ma che so benissimo essere li ad aspettarmi al varco ma non ho davvero voglia di un colpo così duro proprio adesso che il fondo di queste parole è così bello bianco, ha un divano pieno di cianfrusaglie che potrei anche spostare ma non me ne frega un cazzo, ma soprattutto ha me dentro, perché a parte alcuni rarissimi casi, se tu sei a casa mia puoi farci quello che ti pare ma solo se ci sono anch’io, a meno che tu non sia per me qualcuno di assoluto valore, ecco perché voi due sarete sempre più piccoli di me, siete le uniche persone alle quali ho dato un posto per amarsi ogni volta che partivo per lavoro, e se era un viaggio di dieci giorni per voi erano dieci giorni di intimità e felicità durante i quali io avevo accettato l’idea che avreste potuto fare davvero qualsiasi cosa io avevo paura che voi faceste e per me questo vuol dire davvero tanto, ecco perchè io ne esco in piedi anche solo per il gesto, ecco perchè questo fa sì che la pochezza sia solo vostra.

Questa è la mia casa, con un luna park di piaceri per chi li desidera ad un prezzo decisamente irrisorio rispetto a quello che guadagni.

Il prezzo qual è?

Le regole.

Tutto qua.

Sembrano parole vuote da “casalingo isterico”, ma davvero non lo sono.

Sono poche le regole sulle quali in casa mia non transigo, davvero poche, ma sulle quali proprio per questo non transigo.

Se poi dico anche quali sono si capirà perché non accetto che non vengano rispettate.

Mi devi rispettare.

Mi devi stringere la mano.

Se io invito un amico lui sa bene che può venire con chi gli pare, da uno a cento, finchè ci si sta può entrare chiunque, ma sulla porta quando mi incrocia mi dovrà stringere la mano perché sappia che se starà bene è merito di chi l’ha portato, e io glie lo lascio tutto, ma se sbagli sarà da me che verrai accompagnato alla porta ed è giusto che tu lo sappia quando verrò a dirtelo.

Chi mi conosce sa che non me ne frega un tubo se mi hai rovesciato un litro di vino sulla moquette, perché se ho deciso di invitare 20 persone e di fornirgli tanto vino ho già accettato l’idea che le cose possono succedere, e poi della moquette me ne frega talmente poco che le macchie rimangono li come le foto rimangono sui muri, per ricordarmi che ho vissuto dei bellissimi momenti.

Ma se sono pronto a ridere su due litri di acqua sul letto, non sono minimamente disposto ad accettare che se ti dico una cosa tu non la faccia. Perché se dopo tanta libertà decido improvvisamente di fermarti in qualche modo, è perché non ho avuto scelta, e a quel punto non sempre ho tempo e modo di spiegartene anche il motivo, ma soprattutto non sempre sono tenuto a farlo.

Intransigenza? Durezza? Presunzione?

No, casa mia.

Tua solo se ne accetti le regole.

Ecco perché il blog lo definisco casa mia.

Chi lo guarda, lo legge, lo ascolta, lo apprezza, sta certamente apprezzando me.

Ma solo la parte che io ho deciso di mostrare.

Potrà farlo in silenzio, di nascosto, frequentemente o saltuariamente, non dirò mai nulla, sarebbe stupido, non avrei iniziato a rendermi “pubblico” se non fossi stato pronto ad accettarne i rischi.

Ma sarà sempre come i vicini di casa mia, quelli che dalle finestre possono vedere dentro.

Ma saranno finestre.

Attraverso le quali magari mi vedranno ballare nudo come un coglione, cosa che del resto non mi faccio problemi a fare anche in virtù del fatto che non ho cose particolarmente appariscenti che saltando verrebbero notate addirittura dall’esterno! (AH!AH!AH)...

Ma qualsiasi cosa vedranno, se saranno stati loro a venire a vederla, non dovranno dirmi nulla, perché non li ho obbligati io a venire a sbirciare.

Così considero chi mi può leggere in rete.

Ma se per caso decidi di parlare, di dire la tua, di dirmi cosa pensi, lo farai nel momento in cui deciderai di premere il pulsante comment, o mail, o guestbook, in ogni caso avrai preso la decisione di premere un pulsante che per me vale quanto il campanello di casa, e in quel momento sei tu che decidi di oltrepassare quella soglia, di conseguenza devi essere pronto ad accettarne le regole.

Qui le regole sono poche.

La prima è che a differenza di un certo tipo di buonismo fintamente democratico, qui NON c’è la libertà di parola.

Se parli male non ti farò parlare, se critichi in maniera gratuita non ti farò parlare, se offendi me o chiunque mi sia vicino non ti farò parlare, se sei un pedofilo spero che tu muoia, se mi ricorderai anche lontanamente la puttanella decisamente mi dovrai uccidere (...) prima di riuscire a parlare anche qui, se pretenderai spazio con arroganza non ti farò parlare, se lo vorrai usare come palco per discorsi che vanno contro la mia morale non ti farò parlare, se non ti firmi non ti farò parlare.

Chi vuole la libertà di parola ha un sacco di altri indirizzi a disposizione, questo è il bello della rete, ne approfitti.

Cosa cambia se ti firmi?

Ovviamente nulla, non sono ingenuo né stupido, lo so bene che chiunque può scrivere qualsiasi nome, come del resto so altrettanto bene che non è solo perché mi hai dato la mano a casa mia io sarò sicuramente al riparo da rischi.

Ma sono fondamentalmente buono come persona io, e nella gente ci credo.

Per questo do alla stretta di mano un valore forse antico, ma per me sempre valido.

Se per te non lo è non posso certo costringerti, certamente però farò di tutto perché tu sappia che se io ti do la mia vuol dire determinate cose per me.

A te la scelta se fregarmi lo stesso o no, certo non potrò fare nulla per impedirti di darmi la mano per poi fottermi.

Sono certo che alcune persone i limiti li hanno loro malgrado per un'educazione sbagliata di cui certo non possono essere ritenute responsabili, e di conseguenza non posso certo pensare di riuscire ad evitare che un percentuale fisiologica di cattiveria nella mia vita ancora vorrà scontrarsi con me, anche se in una botta sola credo di essermene smaltita una grossa percentuale di quella che mi è stata assegnata alla voce "prove da superare".

Ma posso mai vivere aspettandomela tutti i giorni?

Che palle!

Arriverà lo so, ma finchè non la rivedo non vivo sul chi va là ogni passo che faccio.

Si vive così bene fidandosi della gente… i rischi ci sono certamente, ma quanto meglio si vive sulla sponda pulita del fiume.

Le persone cattive da questa parte del fiume certamente sapranno arrivarci, ma non sapranno restarci a lungo, perché è molto più difficile, ci vuole vero valore e forza per pagarne il prezzo, ed entrambe le cose sono davvero difficili da simulare per lungo tempo.

I colpi li ho presi anch’io, certamente, e chi mi conosce sa di che parlo, ma non cederò mai sotto la pressione di quello che sembra ormai essere un trita-valori sociali sviluppato in ogni forma possibile.

Un giorno ricordo di essermi trovato a passeggiare lungo una strada nella quale si stava svolgendo un funerale.

Vidi una scena che ancora mi ricordo in maniera fotografica.

Un anziano passò per caso davanti al portone dal quale stava uscendo il corteo, si fermò assumendo la posizione dell’”anziano curioso con un sacco di tempo a disposizione che passa ore a guardare i cantieri stradali” e attese l’uscita della bara.

Nel momento in cui il primo centimetro di legno si affacciò alla luce esterna, lui in maniera riservata, silenziosa si fece da parte, si mise dietro a tutti e si tolse il cappello. Attese il passaggio, attese che tutto il corteo gli avesse voltato le spalle, si rimise il cappello e solo allora attraversò quel metro di asfalto che solo in quel momento era tornato ad essere pubblico.

Me lo ricordo così bene che se lo rincontrassi lo riconoscerei.

E ricordo altrettanto bene che anch’io quel giorno mi fermai, ma catturato da lui tutto il tempo, invidiandone il valore personale.

Non sapevo chi fosse, per quanto mi riguarda poteva essere Priebke o un serial killer, certo quel semplice gesto non mi avrebbe potuto dire altro di lui se non che era una persona con un suo valore espresso in un gesto assolutamente inequivocabile di rispetto.

Quel giorno ricordo di essermi trovato anche a pensare che se dal passato e dalla storia fossimo stati capaci di conservare le cose veramente di valore, oggi forse la scomparsa delle mezze stagioni sarebbe passata pressoché inosservata.

Ci sono uomini veri in giro, ma purtroppo sono sempre più anziani.

Ci sono persone delle quali non sei obbligato a sapere cosa hanno in casa o cosa hanno fatto nella vita per sapere che se si tolgono il cappello è per rispetto.

La firma?

Mamma quanti giri di parole…

La firma è questo per me.

Nulla di più.

Certamente so che Luca può benissimo essere Pamela, o magari la puttanella che giustamente si vergogna di usare il proprio nome chi non lo farebbe al suo posto…

Ma quanto meglio si vive senza questi sospetti?

Cosa chiedo in fondo?

Di rispettare una semplice regola che poi sono costretto a spiegare con tre pagine di parole ma solo perché non fa più parte delle cose che per natura dovrebbero far parte del bagaglio culturale delle persone.

Questo blog è una vetrina per chi non mi conosce, che io abbellisco o trascuro a seconda della voglia che ho di mostrarmi, e per questo motivo non è realistica se non per chi ha la possibilità di vedere anche il retro del negozio, dove troverà anche la macchina da cucire che ho usato per farmi il costume di scena che vesto così bene, quel retro sulla parete del quale troverà anche la cassetta del pronto soccorso con la scatola dei cerotti completamente vuota e la bottiglia del disinfettante altrettanto vuota con una cannuccia dentro.

Ecco perchè non do spazio.

Non sono ancora tornato in farmacia.

Qui non mi vendo io, vendo una bella vetrina perché sono assolutamente bravo come vetrinista di me stesso, ma il fatto che sia in rete è davvero l’unica cosa che mi accomuna alle regole e ai rischi che la rete obbliga ad accettare.

Lo so che posso parlare con una donna che in realtà è un uomo, ma se mi capita è perché dall’altra parte ho trovato uno che sta certamente peggio di tutte le parole tragicomiche con le quali mi racconto io.

Io comunque ci credo alla regola che se non fai male a nessuno nessuno ti farà mai del male, anche se ne ho pagato l’amaro prezzo in maniera abbastanza decisa, e per questo motivo mi fido o comunque preferisco vivere come uno che si fida.

Certo che se poi non ti firmi ma mi scrivi che ami farmi arrabbiare io il calcio in culo te lo do come te lo darei a casa mia, perché è come se mi lanciassi sassi di nascosto sulle finestre senza farti riconoscere per poi dirmi pure indispettito che giocavi dopo che io ti ho tirato a mia volta un sasso. Capisci che io posso anche fidarmi di tutti ma se sei tu a lanciarmi sassi io rispondo? Sono pulito ma non coglione.

Parole…parole…

Un nome.

Inventatelo, non mi frega nulla, lo so che puoi scivere quello che ti pare.

Ma se è l’unica cosa che chiedo, quando vedrò che non la fai, penserò che hai un motivo.

E non ti farò parlare.

E lo farò in maniera violenta forse, ma solo perché io davvero non sono qui per questo.

Non mi va di lottare, né di giocare di nascosto, ne di dare spazio a chi mi vuole far arrabbiare.

Le mie battaglie le ho combattute tutte e sono pronto a ricombatterle se serve, ma di persona, vere, fisiche, di sangue e sguardi, mai più quelle stupide, a quelle davvero non darò mai più spazio, e litigare con un numero ip davvero è tra le prime della lista di quelle che mi risparmierò con tutte le mie forze.

Ma ti rendi conto?

“Adoro farti arrabbiare”

L’ho visto! E infatti ci sei riuscito!

È il motivo che mi sfugge! Cazzo!

Ma vuoi vedere che se uno caccia di casa in maniera decisa uno che ci era entrato con la macchina sfasciando la porta per di più ridendo, rischia di passare pure per uno che sta facendo una brutta figura???!!!

Vuoi giocare?

Dimmi il nome.

Dammi la mano.

Se hai altri fini sei nel posto sbagliato, e questo è l’unico motivo per cui potresti non firmarti.

E io ti accompagno alla porta subito.

Perché è come se non mi avessi dato la mano.

E per me se lo fai è perché hai un motivo.

Lo so che si rischia, ma io i miei rischi li ho corsi in maniera consapevole sempre e comunque.

E ho pagato.

E ho sbagliato persone.

E ho avuto un nemico.

Molto più cattivo di me.

E non ho potuto fare altro che andare a guardarlo in faccia.

E lo so cosa vuol dire.

Quando la paura è così tanta che qualsiasi alternativa è preferibile.

E ho detto "Ho paura di combatterti ma sono pronto a farlo fino in fondo"

E lui mi ha stretto la mano.

E da quel giorno vivo pensando che lui abbia capito.

Se dovesse mai fare quello che mi ha giurato vuol dire che l’avrebbe fatto comunque.

Ma almeno io ho vissuto felice.

E mi è bastato stringergli la mano per ricominciare scioccamente a farlo.



Non ho paura.

Ho rispetto.

E lo pretendo in cambio.

Sapendo che sto rischiando.

Ma vivo meglio come vivo io.

Chi non è d’accordo se ne vada a’ffanculo.



Fiduciosamente,

Bruno Bozza.

Uomo honoris causa.

Recentemente promosso a cavaliere senza macchia e senza paura.

Non posso non suscitare antipatia.

...

...e ora tutti da me a cenaaaaaaaaa!!!!

...che è 'sto clima da funerale???!!!!

...Su! Su!

...Che i problemi sono altri.

Ora ve ne racconto un paio...

dunque... nel lontano millenovecento....

AH!AH!AH!AAAAHHH!!!AH!AH!HA!!!!!!!

.....

SCHERZAAAAAVOOOOOOO!!!!! ..:DAAAAAAAAAAIIIIIII!!!!!!!!...

...noooooooo...dove andateeeee......

...evabbè....che modi...chebruttocarattere....

iscrivetevi a buongiorno.it se pensate di trovarvi meglio.

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