21 settembre 2013

Dispaccio dal fronte n. 8 - Meno due all'alba


Soldato Bruno operativo Signore.

Signore, alla fine c’è sempre anche l’altro lato di ogni medaglia e questo viaggio mi ha ricordato che quando si ha a che fare con l’uno non si può prescindere dall’altro.

Abbiamo lavorato per far star bene persone davvero pessime.
Ma lo stesso le abbiamo fatte stare davvero bene, nonostante abbiano passato sette giorni a trattarci come fossimo sotto di loro di tanti di quei piani che non ci veniva riservato nemmeno il rispetto dell’insulto dietro le spalle.
Abbiamo passato sette giorni a essere insultati e quando dico insultati intendo dire insultati con quella forma di disprezzo che nella storia è rintracciabile solo nei gesti con i quali i colonialisti trattavano gli indigeni.
Ma nessuno di noi ha mai risposto, mai.

Siamo 160 persone di staff, Signore.
Questa spedizione in territorio bellico è stata davvero imponente come numeri, come impegno, come movimentazioni.
Signore per darle una misura le dico solo che abbiamo fatto arrivare, per questi giorni di campagna di guerra, quattordicimila bottiglie d’acqua.
Le ha mai viste lei quattordicimila bottiglie d’acqua?
È talmente tanta acqua che ci si potrebbe rendere coltivabile il Sahara.
Mi crede se le dico che quelle poche riservate a noi dello staff che lavoravamo 20 ore al giorno, ci venivano portate via da ubriachi abituati a vivere come se il mondo fosse a loro disposizione?
Lo sa che se lei sta tirando un cavo attraverso un teatro e quel cavo occupa l’1x1000 del pavimento, ci sono persone (e quando dico ci sono intendo dire ci sono sempre, in qualsiasi teatro, in qualsiasi piazza, in qualsiasi spazio, perché è una componente statistica dell’umanità e quindi ritrovabile ovunque ci sia un campione rappresentativo) che attraverseranno la sala, pur potendo attraversarla senza toccarlo nel restante 999x1000 di pavimento, esattamente dove sta passando quel cavo solo per calpestarlo mentre lei in ginocchio lo sta stendendo e con l’unico fine di marcare la differenza tra lei che sta lavorando e loro che sono lì per divertirsi in qualsiasi modo loro intendano la parola divertimento?
Ci sono persone davvero pessime, Signore, e noi le facciamo stare davvero bene non nonostante ci insultino, quello sarebbe anche paradossalmente facile, ma MENTRE ci insultano e questo è tutt’altro che facile.
Perché siamo migliori di loro, Signore.
Non è questione di chi guadagna di più ma di indispensabilità.
Senza di loro noi questa cosa la sappiamo fare lo stesso, senza di noi loro non saprebbero nemmeno trovarsi da soli l’acqua e mi creda Signore, ci sono persone che reggono l’economia di una nazione e qui ne abbiamo un campione piuttosto rilevante, ma che messi davanti a un problema come trovare la piazza in un villaggio che abbiamo disseminato di indicazioni “Piazza” con la frequenza di un campo minato, le vengono a un centimetro dal naso e con fare arrogante le dicono che non si capisce dove cazzo sia questa cazzo di piazza e che quindi tu adesso molli quello che stai facendo e mi ci porti.
Noi non rispondiamo Signore, perché la risposta più bella è sempre “Ce l’ha attaccata al collo la piantina Signore, sta sull’altro lato del badge e le basta girarlo per scoprire che la Piazza è questa dove mi sta impedendo di lavorare”.
Quanto diventiamo giganti rispetto a loro in quel momento, quanto saliamo sopra di loro rispondendogli sorridendo.
C’è un mondo arrogante là fuori, Signore, che ci guarda dall'alto in basso.



Meno due all’alba.
Poi appendiamo quadri.

2 commenti:

  1. Anonimo15:51

    approposito di quadri, poi nella famosa cena con fiorentina da mezzo kg e boccia di vino ti aggiornerò con strabbilianti novità riguardo alle occasioni lavorative della suddetta, con gente non dico come i tuoi clienti, ma poco ci manca.
    questi erano biondi, berlli, ricchi e si sposavano - ma per il resto, ovviamente in proporzioni mooolti più modeste, mi è sembrato di vivere ugualeuguale a quello che racconti.
    per fortuna il tempo era bellissimo, la musica buona e i musicisti molto simpatici.
    lascia fare, non è poco.

    lisa

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    1. Io tra i miei musicisti c'ho avuto Jerry Calà.
      lascia fare, mi riprenderò a marzo.
      :)

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