26 settembre 2013

Parlami di te, di quello che facevi

Anche a quarantun'anni arrivano momenti in cui la telefonata di una mamma è diversa da qualsiasi altra telefonata.
Non devi scusarti, sono io che ti ho mandata via.
Non devo scusarmi nemmeno io per averlo fatto, andava fatto per salvarci tutti.
Stiamo dove stiamo e sfioriamoci così, quando serve, non una volta in più, non una volta in meno.
E se serve una volta in tre anni sia una volta in tre anni, non una volta in più, non una volta in meno.
Non credo di esser stato un figlio perfetto, ma sono così e questo ti è capitato.
Ma in fondo nemmeno tu sei mai stata una mamma perfetta, ma sei così e questo mi è capitato.
Se quando piango so che da qualche parte ci sei, saremo stati capaci di essere qualcosa nonostante il resto e quando il resto è il nostro resto, allora siamo stati capaci di essere così, di essere quello che ci è capitato di essere.
Ed essere quello che ci è capitato di essere è una cosa davvero difficile, certe volte, e se ci riusciamo vorrà dire che siamo stati bravi nel nostro incredibile viaggio.

Grazie per avermi chiamato.
Lo desideravo proprio, ma non avrei mai potuto farlo io.
Sono uno che dice ciò che pensa e fa quello che dice, fino in fondo.
Non ho altro da offrire al mondo se non la mia capacità di pagarne il prezzo, anche quando è alto.
Ma del resto c'è un prezzo che non sia alto?

Certo che sono solo, io sarò sempre solo anche in mezzo a una folla, non vedi?
La solitudine non è una condizione di prossimità ma di condivisione, di equilibrio.
E stare in equilibrio con me è una cosa troppo complessa per pensare di incotrarla facilmente, costruirla artificialmente o, peggio, chiederla.
E' quello il prezzo che pago per essere l'unica cosa che sono capace di essere, una persona onesta.
Non è facile in un mondo di lupi, ma ogni alternativa a questo per me non sarebbe vita e allora sia questa con tutta la fatica che chiede, ma almeno è vita o quello che per me le si avvicina di più.
Esisterà al mondo qualcuno che di questa cosa qui avrà prima o poi voglia di prendersene cura, di maneggiarla con carezze, di non ferirla sempre così tanto e ogni volta di più, di volermi bene prima di amarmi, come dice chi ne sa.

Grazie per avermi chiamato, lo desideravo proprio.
Non entrarci anche tu.
E' il cuore del male e ne abbiamo già abbastanza.

Se devi pensare a me, pensa a quando nel locale ti cantavo questa canzone ed ero un gigante che teneva in pugno il mondo.
Perché in fondo e comunque vada io questo sarò sempre e tu con me.

Nessun commento:

Posta un commento