29 maggio 2002



Torno sempre a casa contento. La stanchezza a volte è forte. La demotivazione spesso tenta. Ma poi capita che senza programmarlo prendi un aperitivo, promettendo a te stesso di andare a casa subito dopo. E poi capita ti senta dire "Due spaghetti?" e tu dica si perchè non devi decidere di uscire e andare, sei già li. E allora è si. E poi capita che con un bicchiere di vino in mano ti ritrovi a parlare. E in un attimo il pittore ti mostra tutte le sue tele, e tu sei li, in piedi in mezzo al salone con un bicchiere di vino bianco in mano davanti ad uno che ti dice guarda, guarda e guarda anche questo, hai visto come è chiaro il soggetto? E tu dopo un attimo lo vedi chiaro, è li, e gli rispondi si, è il gobbo di notredam. E capita che lui ti dica che è lui a letto con la sua donna visti da dietro, come se fossi la testata del letto e guarda questo sono io e guarda che bella lei e questo è il letto che prosegue e continua. E tu dici che è vero, ora li vedi e che ti dispiace averli scambiati per il gobbo di notredam appoggiato al davanzale di una finestra, ma tu quello ci avevi visto e puoi capire che se quello è un quadro io ci vedo quello che io ci vedo non è che puoi dirmi cosa ci devo vedere. Perchè quello è un quadro e dice quello che gli pare non quello che gli vuoi far dire tu a meno che tu non faccia realismo e tu non fai realismo. Quindi quello per me prima è il gobbo di notredam e poi siete voi due a letto. E capita che tu l'abbia visto veramente e che per dimostrarglielo glie lo mostri, glie ne descrivi i lineamenti, la posizione, le luci e le ombre, lo sguardo e la sensazione. E capita che lui lo guardi in silenzio, e pian piano, quasi a stabilirne il campo visivo nel quale trovargli la nuova collocazione si allontani sempre più dal cavalletto sul quale lo aveva appoggiato per dirti un contentissimo "E' vero. C'è" e corra a prendere gli altri per ricominciare il gioco dicendoti guarda, e guarda questo, li vedi i generali? No, dove? Qui. C'è anche un cagnolino qui guarda guarda bene cazzo è nascosto ma c'è fermo li che adesso se trovo il nero ti tiro fuori. E capita che tu lo guardi indietreggiare senza togliere lo sguardo da quella macchia di colore su una vecchia tela fino a quel momento considerata finita, quasi a trattenerne la possibile fuga. E capita che tu non capisca finchè lo vedi tornare con un barattolo di vernice nera e un grosso pennello per iniziare a disegnare il contorno di quella che doveva essere per lui la zampina. E capita che tu abbia paura di interrompere quel silenzio pazzesco che si è creato all'interno del quale senti lui sussurrare "Lo so che sei li, ti ho visto, se mi sbrigo non mi scapppi". E capita che piano piano un tratto dopo l'altro la comparsa di quel cagnolino vada di pari passo con un sorriso di involontario stupore che con altrettanta lentezza ma inesorabile precisione ti racconta di entusiasmi a te familiari ma appoggiati nello sgabuzzino dietro le scope ferme forse da più tempo. E allora ti accorgi che per un momento il tuo cervello si è fermato o a ricominciato a funzionare a seconda di come si vede la cosa. Di sicuro ha cambiato tattica. Per dirmi cosa poi... so già tutto di quello che potrei dirmi. Non sono i contenuti. E' proprio la voce che non sento più.

Perchè quelle poche volte che la sento, ultimamente mi dice delle cose davvero belle. E quel cagnolino c'era tanto quanto il mio gobbo, solo che io i mie contorni glie li ho raccontati, perchè io quello so fare, mentre lui i suoi li ha proprio ridisegnati, come se quel cagnolino fosse stato iniziato e mai finito ma pronto per essere completato a tempo debito. Tipo stasera. E forse non è che io non sappia le cose, come è probabile che la voce la senta anche, semplicemente non gli do più la credibilità che gli attribuivo prima. Magari è solo un problema di campo visivo. Magari se mi allontano un po' al posto di un gobbo di notredam ci vedo anch'io due abbracciati a letto. E torno a casa contento. Di aver per l'ennesima volta sorriso di stupore. Come quando sentivo Franco suonare. E passo serate magiche nel vero senso della parola. Felice di aver sentito di nuovo la mia voce e non per cantare, ma semplicemente per dirmi buonanotte.

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