12 ottobre 2002

frescobarconipiattiquadrati





Stasera ho incontrato un cretino.

Mica uno qualsiasi, un vero cretino di quelli per i quali noi milanesi veniamo (giustamente) presi per il culo nel resto d’Italia.

Le aveva proprio tutte.

Vestito bene, belloccio, camicia con collettone, completo scuro ma casual, auricolare, negroni in una mano e piattino con frittata e nachos e maccheroni e pollo e lardo e olivette e funghetti e lasagne e pinguino e nutella nell’altra, e una faccia di cazzo che pochi riuscirebbero ad avere.

E come nelle migliori tradizioni faceva il pr.

Perché a Milano non puoi non fare il pr.

Ed è stato anche abbastanza semplice individuarlo.

I pr ti parlano di quello che desideri tu per i primi 5 minuti, poi in un modo o nell’altro ti propongono di andare in un locale, e se non riescono a trovare l’aggancio te lo propongono interrompendoti, non importa, ma entro le 20 al massimo hanno bisogno di avere più o meno in mente il numero di persone che si porteranno dietro per la serata, per sapere quanti soldi potranno spendere e decidere di conseguenza se concedersi il secondo “bambino” (leggi “negroni”) o no, visto che tutto il loro circo, quasi sempre, si regge su investimenti della durata di qualche minuto.

Quindi è una maschera a tempo, entro pochi minuti per forza di cose se la devono togliere.

Lui faceva l’amico del gruppo, il coglione brillante insomma, e come ogni pr che si rispetti parlava come se tutti fossero li per assistere al suo monologo senza nemmeno preoccuparsi di essersi prima presentato.

In genere sfruttano un amico in comune.

Se nel tuo gruppo c’è una persona che entrambi conoscete, lui ti tratterà come se fossi suo fratello subito, parlandoti di cose sue (sempre) e di persone conosciute (sempre)

La cosa che l’ha un po’ spiazzato è stata che alla sua semplice domanda “Stasera venite con me a ballare?” io (che non lo conoscevo) ho risposto “Sei un pr vero?”

“Come l’hai capito?”

“Se mentre stiamo parlando di tutt’altro tu rompi i coglioni per mezz’ora per tirare su gente per la discoteca, o sei uno senza macchina, ma dalla camicia si direbbe che tu ti vergogneresti di uscire senza macchina, oppure sei un pr”.

Da li in poi un veloce scambio di battute ha sancito la nostra inimicizia, terminata con la mia proposta (sempre ad alta voce) di andarcene da un’altra parte dove magari c’erano meno coglioni, proposta ovviamente riferita solo ad una parte del gruppo dalla quale lui era ovviamente escluso.

Ma in fondo me l’aspettavo.

L’appuntamento era per un amico con il quale parlare di alcuni progetti, ma lui (essendo ora d’aperitivo) si è presentato con la sua agenzia di web design al seguito, pronti ad andare nell’unico bar della zona dal quale io da sempre cerco di rimanere fuori tipo “Io non posso entrare”, vista l’indecente concentrazione di cretini che in quel bar riesce a entrare ogni sera dalle 18 alle 22, e come in ogni agenzia di web design che si rispetti, si nascondeva il rampante pr da discoteca.

Mischia, sembra li fabbrichiamo in serie in qualche stabilimento in periferia.

Usciti dall’ufficio, loro, avendo visto il famoso bar dall’altro lato della strada, senza chiedere nulla a nessuno si dirigono la, e alla mia domanda “Scusate, ma dove stiamo andando?” rispondono con il nome del bar pronunciato con un tono da calci nel culo stile “Ma che cazzo di domanda fai? C’è il xxxxxxx li, dove altro vorresti andare?”

Forse la mia risposta “Modaioli del cazzo” ad alta voce non ha aiutato l’instaurazione di piacevoli rapporti di amicizia da li a un’ora, lo capisco certo, ma del resto, se sei un cretino è giusto che ogni tanto qualcuno te lo ricordi.

Un’ora in piedi, fuori in strada, sotto il diluvio, a schivare gli ombrelli dei passanti, insieme ad altri trecento coglioni.

Difficile da credere se non si vive a Milano, ma l’ora dell’aperitivo è diventata una vera certezza.

Stai a casa.

O preparati ad avere a che fare con i peggiori, banali, squallidi, presuntuosi, spacconi, boriosi, pieni di se, arricchiti, finti ricchi, universitari convinti di essere chissachì, pubblicitari, gessati, impomatati, lampadati, ventenni, sempre al telefono, urlanti, pieni di proposte per la serata, con la vespa, single sempre per scelta, alti, mai generosi, protagonisti, milanesi.

Forza romani, fate poltiglia di questa massa di imbecilli.

Ne avete tutte le ragioni.

Tutte le leggende metropolitane di cui parlate sono vere.

Milano è questo.

Zampetti non è una caricatura, io ne conosco una decina che sono esattamente così, e non intendo dire a spanne, intendo ESATTAMENTE così.

E se durante la settimana in un modo o nell’altro si riesce a camuffarlo un pochino, alle 18 in punto di ogni cazzo di venerdì sera, a Milano le barzellette prendono vita, la rappresentazione parte, le luci si abbassano, e il peggio dei valori umani si mette al volante.

Chiedo per favore ai miei amici, quei due o tre veri, il giorno che mi vedranno con un paio di puma rosse ai piedi, di spararmi in faccia.

A certe persone, quando si rivelano, bisognerebbe impedire di fare figli in futuro.

Per lo stesso motivo, anche voi, prima o poi, sarebbe il caso che la finiste di farvi chiamare Er Lidere, Mazza, Pupo, Caròzza, Manzo, Tobblerone, Ciaccio, Fata, Mandolì….

Eh, dai, su.

Minchia.

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