28 novembre 2001

Il paradiso poteva attendere



Si, lo so che non sono certo il primo.

Ma io il mio blog l'ho aperto ora.

E non mi frega se sono passati anni.

Io gli omaggi a chi ammiro li posso fare solo ora.

E lui lo ammiro davvero.



A te Massimo.

Per chi non l'avesse mai letto:



Lieve, più forte dell'arroganza. Massimo Troisi era un essere umano leggero, lieve, forse stonato in un'epoca ed in una società dello spettacolo dove imporre la propria presenza, essere arroganti, è il comportamento di moda. Massimo sapeva stare al mondo rendendo gradevole la vita dei suoi amici e della gente che gli era cara senza sfiorare mai gli altri con le sue angustie. Del suo "cuore malato", operato a Houston per la seconda volta ancora recentemente, non parlava mai, al massimo ci scherzava sopra facendo il verso alle parole di una immortale canzone che talvolta intonava cercando di imitare Sergio Bruni. Si era fatto conoscere come comico meno di vent'anni fa con il gruppo "La smorfia", composto, oltre che da lui, da Enzo Decaro e Lello Arena, ed aveva raggiunto il successo con "Non Stop", una di quelle trasmissioni-laboratorio della RAI inventate da Bruno Voglino dove nascevano spesso artisti che duravano molto più di una stagione e comici non schiavi di una battuta o incapaci di andare oltre i due minuti di esibizione. Erano comici spesso inventori di un genere, lettori ironici del quotidiano, o interpreti sarcastici della società in cui vivevano. Fu la stagione, oltre che di Troisi, di Benigni, di Verdone, di Grillo. Sono passati soltanto 15 anni e sembra un'eternità. La TV schiava dell'audience, la TV commerciale ha disintegrato anche la capacità di far ridere intelligentemente. E non dico questo perchè Troisi, come gli altri che ho citato, erano indicati come "comici di sinistra", cosa che oggi apparirebbe un peccato. "Scusa, ma da che parte potevo stare? - mi disse una volta Troisi sorridendo - Songo nato a San Giorgio a Cremano e al pizzicagnolo che ogni mattina mi dava pane e mozzarella io dicevo sempre di aver fede, perché ai poveri ci pensa Dio. Pover'omme. Un giorno, stanco di segnare sul quaderno dei crediti, mi disse 'non sarebbe meglio, aspettando Dio, che a saldare il conto passasse tuo padre?'". Nel cinema fu una rivelazione con "Ricomincio da tre" un film del 1981 dove c'erano tutti i dubbi e le disillusioni della sua generazione, ma anche tutto il suo senso della vita, la sua filosofia basata sull'arte di accontentarsi, forse anche un po' della sua famosa pigrizia. Fu questo il sentimento che Massimo apprezzava come una cultura, più che il timore di non riuscire a ripetersi, a convincerlo ad aspettare più del previsto prima di dirigere "Scusate il Ritardo". Amava le donne e lo sport e voleva aver tempo per queste due passioni. "Chi l'ha detto che non è serio amare due donne nello stesso momento e perder tempo per fare la formazione della propria squadra?". Quando il Napoli vinse lo scudetto fu memorabile l'intervista a cui mi costrinse nella trasmissione organizzata per l'occasione facendo finta di essere l'unico napoletano a non aver avuto la notizia e commentandola sorpreso con tutti i luoghi comuni che riguardano il calcio e le interviste. Ricordo ancora come un incubo gioioso le puntate intere in cui Massimo e Benigni occupavano "Blitz" il programma domenicale che 10-12 anni fa facevo su Raidue. Come i grandi del neorealismo sapeva cogliere il particolare delle cose, delle situazioni, perfino i tic delle persone e trasformarli in una introspezione ironica. Eduardo De Filippo mi disse una volta che era un comico di domani con le radici nel passato. Sotto la sua pigrizia nascondeva però talvolta una volontà di ferro. "Il postino di Neruda", il film terminato sabato scorso con Philippe Noiret, lo aveva inseguito per anni, dopo aver scoperto il libro di Skàrmeta, un autore cileno del quale mi aveva chiesto ogni dettaglio. Forse per una volta ha voluto controllare il suo cuore per riuscire a portare a termine un progetto amato. Se la storia è andata così, è stata una delle poche volte che ha permesso al suo raziocinio di prevalere sulle sue passioni. Ci mancherai tanto, Massimo.



Gianni Minà (articolo apparso su L'Unità 2 di Domenica 5 Giugno 1994).









Io l'ho fatto migliaia di volte.

Quando l'ho visto fare a lui mi sono sentito felice.

E ho capito che se l'ha pensato anche lui, vuol proprio dire che si può fare.

Basta crederci.



A te Massimo



Grazie a: http://utenti.tripod.it/drandrea/

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