20 marzo 2002

caduta libera





Ieri tornando da Roma aspettando l’ennesimo decollo, guardavo la hostess indicare per l’ennesima volta le uscite di sicurezza che alla fine sono sempre li. Pensavo un po’ di tempo fa che qualcosina potrebbe essere diversa in quella che per le compagnie aeree è la procedura di emergenza. Mi spiego.

Ho assistito a così tante spiegazioni di procedure di emergenza che ormai non le seguo nemmeno più e mentre gli occhi vedono le hostess indicare e spiegare, la mente viaggia e si fa le sue personali rappresentazioni del “caso di emergenza”. Ho così avuto tempo di vedermele nella mente in tutte le possibili situazioni e in tutti i possibili sviluppi. Ho avuto modo mentalmente di indossare in tutti i modi il giubbino salvagente, ho avuto modo di vedermi diverse volte salvare l’intero aereo, sono riuscito un sacco di volte a dare coraggio alla persona accanto a me, ho avuto la fortuna anche di essere l’ostetrico di turno e ho fatto nascere almeno una decina di bambini che oggi portano tutti il mio nome. Immancabile l’ultima scopata che ho fatto sia nel bagno che li sul posto con la sconosciuta di turno o altre volte con quella tipina che avevo adocchiato già in sala d’aspetto. Un paio di volte l’ho guidato io in quanto il pilota era morto d’infarto e alla domanda “C’è qualcuno che sa guidare un boeing?” l’unico a prendersi quella responsabilità sono stato io che non era ovviamente vero ma tanto saremmo morti tutti lo stesso almeno mi sono divertito a guidare un aereo invece che stare di la ad urlare con gli altri. Ai momenti di alto coraggio e onore ho alternato anche un paio di occasioni in cui (forse ero un po’ stressato) me la sono fatta letteralmente addosso, ma poco interessava, visto che ogni volta che capitava quello, i miei vicini erano sempre morti tutti per infarto. Ho ovviamente subìto anch’io l’effetto “11 settembre” per il quale a volte quando si sta viaggiando in aereo e si guarda fuori dal finestrino dovunque si stia volando si vede sempre New York e quando ci si gira e si smette di guardare fuori per non vedere le torri inesorabilmente sempre più vicine si scopre puntualmente che il vicino ha uno sguardo troppo sospetto per essere un comune uomo d’affari. In alcune situazioni d’emergenza ho scoperto l’attaccamento che anche io ho verso la tecnologia, scoprendo che tra le ultime soddisfazioni che mi sono tolto prima di morire, almeno un paio di volte ho usato il cellulare a bordo e ogni volta mi sono sentito davvero coglione. Sono riuscito a farmi almeno una ventina di canne alcune delle quali insieme all’equipaggio che aveva ormai annunciato che non c’era più nulla da fare.

Diciamo che in volo sono riuscito a vivere credo l’intero panorama delle mie “situazioni d’emergenza”, al quale manca soltanto il rapporto omosessuale, sarà perché so che gli stewart non aspettano altro e NO! IL MIO CULETTO NON L’AVRANNO NEMMENO NELLA FANTASIA!!!!!

Mi sono reso conto di una cosa però. Facendomi ogni volta un film diverso, mi sono accorto che al contrario il finale era sempre lo stesso, la morte. Da un aereo che cade è evidente che lo stesso inconscio sa bene che non si esce vivi.

A quel punto da un po’ di tempo a questa parte, esauriti i possibili finali della tragedia “dentro” l’aereo, ho iniziato a valutare quello che potrebbe succedere “fuori”. Mi sono fatto una semplice domanda.

“A che cazzo serve il giubbetto salvagente?”

Cioè, (e qui chi si occupa di statistica potrà aiutarmi) se ci si trova su un aereo che ha subìto un danno di qualsiasi genere che gli impedisce di continuare a volare e lo fa precipitare, quante possibilità ci sono che le condizioni che determinano l’avvenimento e che ruotano intorno all’avvenimento stesso siano tutte così perfettamente da “botta di culo” da fare in modo che il tutto avvenga in modo che l’impatto con la superficie (qualsiasi superficie) sia così lieve da permetterti di uscire, gonfiare e salvarti?

1 su 10 milioni? Quante coincidenze devono accadere per far si che quell’aereo precipiti ma in maniera controllata, si schianti ma in maniera lieve, velocemente ma non troppo per poter così scegliere dove, in caduta ma non verticale, ecc... ecc… 1 su 1 miliardo? Quanti casi di persone vive grazie al giubbetto abbiamo nella storia dell’aerotrasporto? Al contrario, quanti ne abbiamo di interi aerei morti dopo la caduta?

Allora ecco che il mio assolutamente indiscutibile genio al servizio dell’umanità ha deciso di regalare al mondo l’ennesima prova di superiorità, sfornandoti la sua bella soluzione che magari sembrerà una cazzata (per la solita invidia…AH!AH!AH!) ma sfido chiunque a dirmi che non ne salverebbe infinitamente di più della loro “soluzione”.

Vado ad illustrare brevemente come mia abitudine (autoironicooooooo!!!!!!! AH!AH!AH!):

La soluzione è semplicissima:

Smetterla di riempire gli aerei di giubbetti salvaunosuunmilione e sostituirli con un semplice, fiducioso e democratico Tadaaaaaaaaa!!!!!……..P.A.R.A.C.A.D.U.T.E.!!!!!!!!!



Com’è…????….Stupiti????….Affascinati eh????? Lo so lo so grazie!!!!!….. innamorati????!!!!!…prego prego….lo capisco….anch’io mi meraviglio ogni volta…..



Sarebbe molto più semplice.

Meno stronzate di descrizioni che tanto non metterò in atto perché non ce l’avrò la lucidità che mi consigliano di avere e che mi sarà invece indispensabile per ricordare e fare tutto quello che loro dicono, ma soprattutto che me ne fotte di sapere dov’è l’uscita d’emergenza, se l’aero cade sufficientemente lento da poterla aprire lo scoprirò dov’è credetemi, se invece cade un pochino più rovinosamente non credo proprio che la utilizzerò.

Datemi un cazzo di paracadute che tanto non è che il giubbetto non lo dovete revisionare periodicamente quindi lo sbattimento è lo stesso.

Datemi un cazzo di paracadute e ditemi: “Dato che se l’aereo sta cadendo per come siamo attrezzati oggi tu proprio non puoi decidere ne “se” ne “come” morire, ma puoi solo decidere di sederti e aspettare, avremmo deciso di omaggiarvi di un bel paracadute tutto per voi, che a parità di materiali impiegati per farlo ci costa pure meno, in modo che se qualcuno di voi in quei trenta secondi ha voglia di tentare di arrivare a terra senza un vestito fatto da tonnellate di ferro che gli dia una mano a metterci di meno, ha la libertà di deciderlo e lo può fare”

Sarebbe così stupido? Perché quando un aereo decide che proprio non gli va più di stare in aria io devo arrivare a terra insieme a lui, alla sua velocità e con tutti i suoi pezzi intorno, che se per sfiga massima non fossi morto per la botta certo non sopravviverei all’esplosione e all’accartocciamento?

Datemi un paracadutino piccolino tutto per me, e dite “Signori, tra 30 secondi sarete una poltiglia di corpi così distrutta e mescolata che se per caso vi riconosceranno da anelli e bracciali potrebbe anche essere che vostra moglie seppellirà le vostre gambe attaccate al busto di quel prete che tiene in mano un bicchiere con le braccia di quella hostess, di conseguenza apriamo il portellone dietro e se qualcuno ha voglia di provare a salvarsi gli diamo qualche possibilità in più di quelle che possiamo garantire noi…venghino sioriesssiore…..”.

È così sbagliato? Cacchio! Se poi qualcuno aveva deciso che sarei morto lo stesso vorrà dire che non mi farà aprire quel paracadute e capiterà lo stesso.

Ma almeno per gli ultimi trenta secondi della mia vita avrò volato. Da solo e davvero libero di farlo.

Ma soprattutto alla MIA velocità.

Che se tanto mi da tanto significa 100 volte più lento di quanto avrei fatto incastrato in un boeing, il che significa che se la caduta dell’aereo fosse durata 30 secondi, la mia potrebbe arrivare a guadagnarne almeno 5 o 6.

Che se li paragoniamo a come passiamo il tempo normalmente forse non è un cazzo, ma se qualcuno mi dice di volare, io quei 5 o 6 secondi in più me li vorrei godere, nel famoso filmdellatuavita che dicono si veda in quei momenti avrei un paio di episodi in più a disposizione insomma, non vedo perché devono decidere loro che non me li merito.

Eccheccazzo.



Forse ho bisogno di una vacanza.

:)

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