Quando Feltri arrivò a dirigere Il Giornale, la prima mossa che fece fu quella di rivolgersi ai lettori per informarli che la testata avrebbe rivoluzionato la sua funzione: da fonte di informazione per i lettori a cassa di risonanza per le loro posizioni, da società-giornale-lettore a lettore-giornale-società.
Un’inversione di direzione apparentemente solo formale, ma che al contrario aveva in sé l’essenza stessa di tutto l’impianto propagandistico berlusconiano, lo stesso che in forma molto più approssimativa ci ha ammorbato per due giorni con l’intervento di incredibile valore avanguardistico su facebook rimbalzato da tutti i telegiornali come ennesima dimostrazione di quel “operaio come i suoi operai” che, cogliendo tutti impreparati, vent’anni fa lubrificò lo scivolamento verso il populismo più evidente ma nello stesso momento meno riconoscibile della storia della comunicazione politica italiana.
Perché quel messaggio su facebook, sbrigativamente ridotto a semplice capacità di utilizzo dei media moderni (Bonaiuti che tremante perché attraversato da ignorante orgoglio da padre di figlio laureatosi in ingegneria chiede compulsivamente a Vespa “Le è piaciuto? Ha visto? Le è piaciuto? Ha visto?” è una pagina di tv memorabile), è stato in realtà il proseguimento della strategia del presidente operaio.
Una strategia che ha come capacità principale quella di sapersi adattare costantemente alla forma che il culo con l’età assume man mano che i muscoli cedono per naturale invecchiamento o, se verso i giovani, alla forma che il culo in via di sviluppo tende a prendere autonomamente se non guidato da un calco adeguato intorno al quale modellarlo.
Non il capo che usa internet come un balcone qualsiasi per rivolgersi al suo popolo ma il suo esatto contrario, un servo del suo popolo che per ascoltarne la voce scende dall’auto e entra nei loro androni dicendosi in ascolto.
Non quel maldestro e immediatamente ridicolizzato dal media stesso “Plìs vìsit aur cauntri” del mai tanto ridicolo Rutelli ma, a parità di media, il suo esatto contrario.
Un vibratore del terzo secolo che si automodella in base al buco che va a riempire, roba sofisticata perché prima di tutto vuole essere incomprensibile (e quindi incontrastabile) a una superficiale analisi, che è l’unica a disposizione di chi vorrebbe contrastarne il fenomeno.
Non “son qui perché ho qualcosa da dirvi” ma “Son qui perché è qui che voi chiedete”.
Roba duepuntozero che finché avrà come contrasto Bersani che pensa che la stessa cosa si possa fare andando per due ore davanti ai cancelli di Mirafiori, potrà debordare senza controllo ancora per anni.
Da società-politico-elettore a elettore-politico-società.
Lungo questo percorso partito vent’anni fa con il famoso elmetto giallo sui manifesti, in un momento in cui l’accelerazione si è resa necessaria è stato mandato in prima linea Feltri, maestro di populismo, con il compito di portare anche Il Giornale a far parte del cassetto dei vibratori.
E così anche Il Giornale è stato ridisegnato secondo il progetto, con quell’editoriale utile a trasferire un concetto sofisticato nella testa di una critica tutt’altro che sofisticata, alla quale far percepire nettamente il passaggio da società-giornale-lettore a lettore-giornale-società.
Una rivoluzione pari davvero forse solo all’elmetto giallo.
Perché il giornale in entrambe le impostazioni si colloca al centro tra la società e i suoi componenti, ma mentre nel primo caso ha come funzione quella di portare ai suoi componenti la forma della società così da interpretarla e trasferirne i contorni, nel secondo questa missione si ribalta e il giornale, senza mutare la propria posizione tra i due elementi, si assume il compito di portare alla società i contorni dei suoi componenti.
Il popolo da ascoltatore diventa oratore, da massa passiva ad attore decisivo.
Quell’impianto che ha come fine il far credere al (suo) popolo che la politica è lì per servirli, che il governo ha come fine ultimo quello di ascoltarli e con lui i suoi media, in prima linea a svolgere la loro funzione in questa macchina di propaganda, che altro non è che quella di dimostrare sul campo la concretezza di questa promessa.
Apriti cielo.
Su una piattaforma come internet, già di per sé interamente fondata sulla convinzione che la stessa piattaforma non esista in quanto tale ma solo come forma del suo contenuto (uno dei problemi principali della rete), una mossa incendiaria quanto lo sarebbe l’entrare in un carcere, disarmare le guardie e dire ai detenuti che hanno 15 minuti di tempo per fare ciò che vogliono godendo di uno speciale permesso impunità a durata limitata, limite direttamente proporzionale però alla quantità di danni che riescono a fare.
Da quel giorno leggo Il Giornale praticamente tutti i giorni.
Non gli articoli, però.
I commenti.
C’è un “popolo” scatenato convinto davvero che un commento lasciato lì, il giorno dopo sia in parlamento per essere discusso come da promessa editoriale.
Ci hanno creduto (del resto…)
Non discuto i contenuti, non in questo caso.
Parlo della leva.
Si rivolgono non a Feltri, ma al presidente o a entrambi immaginandoli dall’altra parte del monitor vicini e impegnati all’ascolto facendo sì con la testa.
Parlano rivolgendosi direttamente a lui.
È una roba fantastica.
Nemmeno sui siti porno con la chat diretta con la pornostar c’è ancora gente che crede davvero che sia lei ad ansimare via tastiera.
Lui ci riesce.
Sono tutti lì a proporre leggi, proposte, discussioni, a partecipare a forum che loro vedono a forma di sedute parlamentari del popolo.
Io ogni giorno mi chiedo se per un giornalista della qualità (tecnica) di Feltri e con il suo percorso professionale, sia davvero così alta la sensazione di conquista quando fatta a forma di un dialogo con gente che nemmeno ha capito che no, il presidente non è davvero lì che legge, gente che non parla un italiano corretto nemmeno a sparargli, gente che più si alza l’asticella della libertà di parola e più in basso riesce a scendere con quella di ragionamento.
Mi chiedo se davvero è questo quello che sognava quando da piccolo tra l’astronauta e il giornalista decise per la seconda.
E non mi basta sapere che se lo fa la risposta non può che essere sì, perché io all’orgoglio ancora ci credo e soprattutto credo all’autostima e niente mi farà mai credere che essere osannato da gente che non sa parlare italiano sia un traguardo personale degno di essere messo sullo scaffale insieme alle coppe.
Allora mi rispondo sempre che quella soddisfazione ci sarà sicuramente, e non solo economica, ma che non può che essere la soddisfazione di chi, insieme al presidente, sa cosa sta facendo e sa quanto sia stato bravo nel materializzarlo e che sa che più sarà alto il numero degli sgrammaticati intorno, più sarà raggiunto l’obiettivo.
Allora in questi giorni sul Giornale si parla di pedofilia e chiesa e di RU486.
È un giornale sul pezzo, per il suo popolo e DEL suo popolo, del resto.
Della RU486, se ne parla attraverso un’intervista verissima nella quale una donna anonima racconta la sua esperienza con la pillola durante la quale ha sentito cessare il battito del cuore del bambino che stava uccidendo perché voleva fare un dispetto al suo ex, una donna che dopo questa scelta oggi combatte con un cancro sulla cui origine l’articolo tace perché viene usata solo come sospeso finale a interpretazione libera degli sgrammaticati di cui sopra ancora in lacrime per quel suono di battito cardiaco che non si sente più.
Ed ecco il forum:
“C'è un video che gira su internet, anche se è difficile trovarlo perchè viene boicottato pesantemente. E' un video realizzato qualche anno fa da uno staff medico in America, in cui si vede un aborto dall'interno dell'utero, Fu realizzato con il permesso della donna che abortiva, con una micro telecamera. E' tremendo e ti fa capire quanto l'aborto sia un vero e proprio omicidio premeditato. Il feto in questo video cerca addirittura di difendersi, sembra quasi che si aggrappi alla placenta per evitare di essere risucchiato. Sconvolgente. Ho deciso, e non per motivi religiosi, di non abortire mai, neanche nella peggiore delle situazioni, perchè l'aborto viola la legge più importante in qualsiasi ordinamento giudiziario. Quella che punisce chi uccide”
“E dire che mi sentivo in colpa quando ho letto come agisce il veleno per topi che ho usato in più occasioni: provoca emorragie interne al topo per cui questi, assetato, va in cerca d'acqua, libera le cantine che infesta e va a morire lontano dai nostri occhi. Fa pena a raccontarlo, vero? Ed è solo un topo! E pensare che un trattamento anche peggiore riservato a un piccolo uomo viene ritenuto una conquista civile!”
Sulla chiesa e il problema che sta attraversando, si parla della dichiarazione rumorosa di Padre Cantalamessa.
Ed ecco il forum:
“Il Papa, la Chiesa Cattolica Romana tutta intera ed il Predicatore del Papa, Padre Raniero Cantalamessa (che Dio lo protegga a lunga vita) NON DEVONO VERGOGNARSI PROPRIO DI NIENTE!! semmai sono i soliti eberei che devono vergognarsi di utlizzare ogni circostanza in cui viene fatto loro riferimento per protestare ed attaccare la Chiesa Cattolica. Checchè se ne dica, non avete riconosciuto allora e non lo riconoscete oggi che Gesù Cristo è il figlio di Dio, nato morto e risorto per la salvezza dell'umanità; lo avete insultato allora, fate con la Chiesa oggi la stessa cosa; avete tentato di ucciderlo, e alla fine ci siete riusciti, e forse riuscirete a farlo anche con il Papa primo o poi, ma ricordatevi bene che "le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa"; Cristo è risorto e la proteggerà fino alla fine dei tempi. La sua Chiesa non soffrirà meno del suo Maestro, ma alla fine risorgerà a vita eterna, mentre per gli infingardi e gli omicidi ci sarà la fornace ardente!! Amen”
“Comunque gli ebrei piagnoni, si stracciarono le vesti, quando fecero morire in croce, Gesù ed i loro piagnistei, continuano anche ai nostri giorni.”
“come dicevano in molti qui sul blog , gli attacchi provengono dalla lobbie ebraica americana ed inglese che purtroppo dopo 2000 anni e' tornata a governare il mondo finanziario e non.”
Io qualche mese fa, non che ci volesse un genio, in un post che come oggi parlava del Giornale, mi dichiarai convinto che finiti i neGri e i froci sarebbe stato il turno degli ebrei nel momento in cui avessero parlato anche loro, e suggerii cautela nel rilassarsi troppo rispetto all'assurdità dell'ipotesi dell’arrivo della più che prevedibile rinascita della deriva antisemita.
È folklore, lo so lo so, non che non lo sappia.
È sempre folklore.
Lo era anche il giuramento sul po con le corna sull’elmetto di quelli che oggi governano mezza italia con figli di papà che prima dell’elezione inventavano giochi su internet per sparare sui gommoni, del resto.
Si gioca, su, è folklore.
Che ha un suo giornale di riferimento che si occupa di fargli sempre più da grancassa e quel giornale è quello governativo, d’accordo, ma son giovani, giocano.
Sul quale si annuncia per gli “infingardi e gli omicidi” la meritata fornace ardente, ma è comprensibile, son cristiani, su.
E son metafore cristiane, lo so, dai.
Non state lì a spaccare il capello in quattro.
In fondo avete in mano la finanza mondiale e avete pure il naso grosso, sarà mica un Giornale il vostro problema.
È pasqua ed è il momento della pace e dell’amore.
Scambiatevi il segno di pace con gli stessi ai quali voi avete dato voce e libertà.
Son lì che non vedono l'ora.
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