Quando poche settimane fa si celebrava il Monicelli incitante la rivoluzione culturale per la ricostruzione dello spirito critico come unica leva per risollevare il proprio ruolo in quel collettivo quotidiano che alla somma è vita, si era felici per aver finalmente sentito qualcuno individuare esattamente il centro del pericolo.
Quella cancellazione dello spirito critico operata da Berlusconi in tanti anni di lenta erosione, dentro il cui esito positivo risiedono non i motivi del suo successo, ma quelli che spiegano l’assenza di un possibile contrasto agli stessi, motivo per il quale lo spirito critico che necessita di ricostruzione è quello che a Berlusconi si oppone, prima che quello di chi lo sposa.
Il giorno dopo non furono pochi quelli che cominciarono a pensare e a credere (e finalmente a vedere) che solo attraverso la ricostruzione dello spirito critico all’opposizione, può passare un possibile futuro migliore come persone, che è a sua volta l’unica porta attraverso la quale può passare un possibile futuro migliore come cittadini altrimenti destinati a fine certa in un futuro che nessuna formula matematica può prevedere diverso da quello che sarà dati gli elementi attuali: un futuro umanamente distrutto e di conseguenza socialmente devastato.
Mai avremmo pensato che solo poche settimane dopo, ci saremmo trovati in un presente che davanti agli occhi e senza aver dovuto far nulla per portarcelo, ha sbattuto la realtà della vera condizione dello spirito critico, quella realtà se possibile peggiore che lo vede essere non già nemico da abbattere in quell’opposizione che si ha bisogno di vanificare, una cosa legittima e più che coerente se considerata dalla parte del potere, ma addirittura all’interno stesso della macchina di potere.
Perché che Berlusconi abbia lavorato per dissolvere ogni capacità critica in chi svolgeva ruolo di opposizione e possibile contrasto anche culturale, è cosa più che naturale e comprensibile.
Quello che mai avremmo sognato di veder venire alla luce senza bisogno di spinte, è l’opera di dissoluzione anche (e a questo punto soprattutto) della parte di spirito critico presente al suo stesso interno.
Una roba da Corea o, se più comprensibile, da quel comunismo che si dice di voler combattere anche a colpi di amici personali prodotti da quello stesso comunismo che quando schema interno è evidentemente considerato tutt’altro che pericoloso e anzi.
E allora ieri chiedevo all’amico berlusconiano cosa altro serva per vedere.
Gli chiedevo se non basti la visione della macchina di annullamento dello spirito critico rivolta non verso l’esterno, cosa che li ha sempre galvanizzati come espressione di quella forza/uomo che all’ideologia fascista fa da matrice e che quindi era inutile mostrare loro per segnalare il pericolo perché nel momento in cui glielo mostravi evidente non facevi altro che consolidare i motivi di quella stima, ma verso lo stesso interno.
Mi chiedevo e gli chiedevo cosa altro serva loro per cominciare a parlare di autoritarismo mascherato, quando di fronte a un uomo che dispone, perché l’ha creata appositamente, e quindi usa in maniera sempre più spregiudicata una macchina di annullamento del senso critico in sé, a prescindere dalla direzione dalla quale provenga.
Gli chiedevo come altro fosse in grado di spiegare, se non con il concetto di autoritarismo populista (la cui sintesi avrei poi lasciato al suo spirito critico, là dove venisse risvegliato in qualche modo), l’opera di un uomo che ha come unica urgenza quella di colpire sì lo spirito critico di chi legittimamente gli si oppone, ma oggi anche quello di chi gli si affianca e quindi, alla fine, lo spirito critico in sé come elemento.
Allora siate molesti.
Cesello in una mano e santa pazienza nell’altra, uno a uno.
L’opera è immane e il tempo è poco, si parla solo di anni in numero inferiore a quelli che servono alla macchina per completare l’opera.
Nella migliore delle ipotesi avrete davanti gente che riconosce l’orgoglio di chi non legge i giornali, nella peggiore gente che legge quelli sbagliati.
Ma sono solo stanchi, hanno davvero paura che il vicino sia un tagliagole, sono davvero convinti che esista un’italianità da difendere.
Siate molesti.
Chiedete loro, tra i neGri che hanno intorno, quanti tagliagole hanno visto e quanti bambini che giocano nei parchi.
Chiedete loro quanta cultura hanno visto difendere dagli italiani, quanti teatri hanno visto pieni di italiani, quanti siti archeologici hanno visto protetti da quegli italiani che oggi si dicono disposti alla guerra pur di non lasciare ai neGri la possibilità di calpestarli.
Dite loro che la lirica è salva grazie ai giapponesi, perché fosse per gli italiani sarebbe scomparsa già da tempo.
Dimostrate loro che l’archeologia è salva grazie agli africani, perché fosse per gli italiani alla meglio finirebbero a fare anfore per ornamento giardini dei boss (italiani).
Che l’artigianato è portato avanti dagli europei dell’est, perché fosse per gli italiani a Venezia non ci sarebbero più nemmeno le gondole.
Mostrate loro che le fabbriche italiane che vanno difese sono accompagnate in Polonia dagli stessi che ti dicono che devi difenderle dai polacchi, che le auto italiane italiane non lo sono più grazie agli stessi che ti dicono di immolarti per proteggerne l’italianità.
Che dietro ogni slogan c’è il vuoto, c’è il suo contrario e quel contrario è generato dagli stessi che ti dicono di andare a proteggere gli slogan.
Uno a uno, porta a porta, aspirapolvere ad aspirapolvere.
A ogni occasione mostrate il mondo reale, spendete ogni vostro angolo di attenzione per condividerne le osservazioni.
Sopperite, non siate gelosi di quanto avete faticato per vedere, non è il tempo.
Regalate gli occhi, prestate le orecchie senza chiedere nulla in cambio, loro sono stanchi, hanno deciso di chiuderli, non hanno smesso di averli.
Riapriteli uno a uno, ciascuno nella propria casa, ognuno apra quelli di un altro, basta una cena, un cinema, un pomeriggio al parco.
Accettate il rischio di perderli, di stancarli di più, resistete alla resistenza, è cosa ovvia in chi ha chiuso gli occhi, va capita, va accettata.
Non datevi l’obiettivo di spostare un paese, ma l’obiettivo per ciascuno di spostarne uno, uno alla volta.
Ognuno sia partito di sé stesso, campagna elettorale della propria elezione, non portatore di voce altrui ma della propria.
Se ognuno dei 30 milioni ne sposterà uno, saranno 30 milioni spostati.
Ognuno si dia il compito di prenderne uno e portarlo dove lui stesso riconosce di aver solo perso la voglia di stare.
Uno a sera, ovunque li troviate, qualsiasi cosa loro vogliano come argomento voi spostatelo su di loro.
Nessuno vi dirà mai di preferire un mondo di paura, di intolleranza, sono solo convinti che il resto sia peggio, convinceteli del contrario.
Non obbligateli a darvi ragione, è una battaglia persa.
Obbligateli a convincervi della loro, dureranno lo spazio di una consapevolezza.
Il loro credo ha invaso la vostra vita non meno di quanto sia necessario per riprendervela.
Siate arroganti come gli evangelici e spacca coglioni come testimoni di geova.
E come preti dite che lo fate per loro.
La metà di loro sono vulnerabili alla molestia religiosa e allora a dittatore dittatore e mezzo.
Amen.
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