Itaglia e cuci
Ogni sera su raitre, all’1 cioè adesso, fanno una trasmissione sulla storia del cinema italiano.
Anzi, non è corretto, è una trasmissione sul cinema prima del digitale.
Non è la solita rassegna di registi ermetici che capiscono in tre, ma semplicemente un corso di cinema fatto 15 anni dopo.
È bellissima.
Ogni sera un argomento.
L’altra sera hanno spiegato come si sincronizzava l’audio e il video quando li si registrava su nastri diversi con apparecchi di legno, che sembra una roba da iugiiiin secchione, mentre invece può essere davvero bello da vedere, un’altra sera ha fatto vedere come si montava la pellicola a mano, lametta e colla. Non è “letterata”, ma semplicemente “datata”.
Sembrerà una cazzata, ma la scelta di far vedere l’abc del cinema non l’ha mai fatta nessuno; grandi rassegne, maratone, premi, ma mai nessuno che ti dice come si faceva quello che oggi con l’apposito softueeer il cugino pierginetto si diletta a fare con le foto del suo ottavo compleanno con lo stupore ormai nemmeno troppo frequente di parenti e amici accorsi.
“E’ un tentativo di farvi vivere l’atmosfera che si respirava durante la lavorazione dei film negli anni 50/60”.
Così la definiscono.
Ed è esattamente quello che ottengono.
E poi ogni puntata finisce con una chiacchierata tra “vecchi addetti ai lavori”, che in realtà sono registi famosi (oggi) che si ritrovano nell’unica trasmissione che da loro vuol sapere cosa facevano quando NON erano bravi.
Stasera per esempio stanno raccontano un aneddoto che parla di come con piccole truffe si autofinanziavano i film.
E loro si divertono un mondo, e li vedi che non stanno rilasciando la semplice intervista, e lo vedi che di cose da raccontare ne avrebbero un sacco di più se solo la gente considerasse importante anche il lavoro di chi taglia e cuce e non solo quello di armani.
Che come tutti, un tempo, era un semplice vetrinista.
Cos’ha lui più di te?
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