5 agosto 2002

trop model





Alla fine con i modelli ci si cresce. Più o meno tutte le tappe della vita sappiamo come dovrebbero andare per essere considerate raggiunte.

Se per esempio vuoi provare a pensare al tuo primo bacio, la memoria dorai farla correre finchè non incontra la ragazza con la quale hai ballato al pomeriggio con le tapparelle abbassate. Prima e dopo erano tentativi e successive modifiche per migliorare la tecnica. Ma è quello il bacio dopo il quale le cose cambiano. Ed era quello perché intorno aveva tutto quello che doveva avere per essere uguale al modello che tutti hanno di primo bacio. Del resto “Il tempo delle mele” la scena l’aveva anche indicata con una discreta precisione.

Se pensi alla tua vacanza più bella?

Qualcuno ha una risposta diversa da “Quella con gli amici che siamo andati a farci del male per dieci giorni la in quel posto dove le donne erano tutte belle e potevi bere whisky la mattina che poi certo anche con la fidanzata ho fatto delle gran belle vacanze ma la spensieratezza di quella la rende la prima vera vacanza”?

Perché anche chi non crede si sposa in chiesa? Perché il giorno del matrimonio anche se fino a quel giorno hai insultato i preti te lo immagini da decenni con un sacco di marmo intorno e vetri colorati che riempiono il tutto di quell’effetto fumè che poi infatti c’è in tutte le foto. E anche se poi sarai in grado di sposarti in mille altri modi con altrettanta passione, avrai sempre la sensazione che si ha quando ci si rende conto che una delle tappe tu non ce l’hai. Anche se non credi.

La casa dei sogni di quando hai dai 20 ai 25 anni e sei un ragazzo, non è per tutti il loft quello col flipper come Jerry Calà in “Vado a vivere da solo”?

Poi io per esempio credo di avere una delle “prima casa” più belle e personali che si potesse avere in una città come Milano e con le mie finanze, e quindi, strafelice! Ma rimane il fatto che la prossima casa sarà o più piccola di questa, o per due persone, e quindi anche se fosse il loft quello col flipper, non sarebbe solo mio, e quindi ciccia.

E anche se fosse solo mio non sarà mai più il primo.

Niente, da qualsiasi parte è una tappa saltata.

Perché quel modello non ha più possibilità di verificarsi.

Ogni bambino quando pensa allo sport, ha come modello il calcio fino ai 13 anni.

Ogni uomo che ha fatto sport, almeno una stagione, anche se fallimentare tipo le mie, deve averla fatta nel calcio o comunque deve averci pensato. Se no non sei un bambino normale. Secondo il modello di bambino normale.

Il “lavoretti all’asilo per pasqua”, nella memoria di tutti non sono l’orologio a cucù fatto con le mollette a metà? Non è un modello quello? Ne abbiamo fatti a decine, ma quello è quello che si ricorda. E non puoi dire di aver fatto i “lavoretti all’asilo per pasqua” se non hai fatto l’orologio a cucù fatto con le mollette a metà.

Il tatuaggio non vorremmo tutti farlo durante un viaggio magico con amici magici?

Poi ognuno ne ha fatti mille in mille modi diversi sempre felice, ma il tatuaggio perfetto era un altro.

Il peyote in messico?

Salvare un bambino che stava per attraversare la strada facendo una capriola da un lato all'altro per fermarlo?

Spostare gli oggetti con la mente?

Esiste qualcuno che non si sia mai in vita sua immaginato a gestire un chiosco sulla spiaggia al caldo?

Chi non ha desiderato cantare “Show must go on” con quella voce li?

Anche i dolori hanno il loro modello.

Chi non ha anche solo una volta pensato al proprio funerale ma non tanto in termini di stile, quanto di curiosità nei confronti degli amici?

Che credo sia una cosa classificata come patologia di qualche genere, ma chi non l’ha mai nemmeno una volta pensato?

La cosa buffa è che tanti modelli sembrano indicare una vita monotona o banale, mentre è proprio l’opposto.

È monotona se le salti le tappe, non se le rispetti.

Poi la differenza è ulteriore quando dividi quelli che le rispettano in “quelli che le rispettano così come sono perché tanto va fatto” e “quelli che le considerano raggiunte solo quando le hanno raggiunte nel modo più divertente e personale possibile”.

Se no, si continua a provarci.

Mi sento fortunato per la quantità e per i ricordi che ho delle mie tappe.

Chi non li può conoscere come li conosco io, chiama spesso il tutto “fortuna” o “arroganza”.

Ma io so che non è così.

Ed è per quello che sono orgoglioso di me.

Io mi ricordo.

Io c’ero.

Auguro a chiunque di conquistarsele le cose.

.

Pensando ai ricordi.

Rivivendo le tappe.

Ti ho pensata.

Quando decisi di partire per andare a lavorare lontano da casa sapendo che non ti avrei ritrovata.

Quando mi accompagnasti alla nave, perché il mio viaggio all’estero per il primo lavoro doveva per modello essere fatto in nave se no non era gavetta.

E tu al porto che piangevi.

E quell’abbraccio modello “saluto struggente di fidanzati innamorati al porto con nave che parte e suono di nave in sottofondo”, io ce l’ho tra i ricordi, il saluto modello, l'ho provato.

E io che viaggio in nave contento perché se parti per cercare lavoro lo devi fare in nave.

E la natura che mi aiuta a sognare scatenando una notte di tempesta modello “viaggio lungo e difficile con affascinante tempesta notturna”.

E io che passo la notte in coperta sotto spruzzi e onde modello “troppo romantico che pensa a te con quella cornice intorno vedendomi prode e fiero di quella mia scelta”.

E tutta la notte una sola canzone a ripetizione in cuffia.

E tutti quei mesi con la stessa cassetta nel walkman, aspettando che quella canzone mi spiegasse ogni 90 minuti modello terapia perché ti amavo.

E tu che nel frattempo, modello donna che dice “ho paura che la trovi altre donne” ti scopavi fabio.

AH!AH!AH!

Ora, se ci giriamo indietro insieme ognuno a guardare la propria, chi dei due sorride?

Ho ritrovato per caso quella canzone.

E mi ha ricordato in un lampo quella tappa.

E mi ha in un lampo spiegato perché ti ho amata così tanto.

.

.

E so' cuntento 'e stà' cu te pecchè

pecchè me faje guardà' senza vedè'

e mi sopporti pe chello che so'

forse un po' di più

i' cu te ce sto buono e tu…

Ma poi del resto t'aspetterei

nun me 'mporta e' chello ca me puo' dà'

lassa che vene dimane e tu

t'accuorge ca nun t'appienne cchiù

voglio guardà'…

voglio tuccà'…

E so' cuntento 'e stà' cu te pecchè

pecchè me faje 'mparà' a nun vedè'

e resto in piedi a parlare un po'

di quello che non va

i' cu te ce sto buono ccà

Ma poi del resto t'aspetterei….


.

nel frattempo notte, tempesta, nave e un sacco di speranze.

alcune già realizzate.

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