18 dicembre 2001

Ho imparato che “Zucchero filato” in inglese si dice “Cotton candy”

E anche se a nessuno frega un tubo, a me fa piacere imparare anche

quelle parole li che non si useranno mai.

Tipo qualcuno sa dirmi come si dice “Polsino della camicia”? No. Visto?



Tornato a casa. L’ennesima “3 giorni” a spasso qui e la. Questa volta è toccato a Vienna. Non l’avevo mai vista. Bella. Di quella bellezza strana che solo certe città possono avere. È una di quelle città che ti spiegano che il concetto di impero non sarà certo il più democratico per quanto riguarda le persone, ma per quello che riguarda i simboli ne ha da insegnare a parecchi. Maestosa, bella, pulita, ricca, monumentale, ma contemporaneamente piccola a sufficienza per essere girata a piedi, piena di tutti quei punti che le città austriache ci hanno detto di avere per tanti anni nelle fiabe, nei valzer, nei dolci, nei teatri, nell’arte. C’è tutto. È tutto vero. È tutto così come me lo immaginavo. Per questo le città imperiali sono belle. Non devi averle necessariamente viste per immaginarle. Immagina qualcosa di maestoso, mettici qualche biga sui tetti dei monumenti, piazza qui e la qualche chiesa di quelle con le vetrate che in ognuna ti sembra di vederci un elfo che ti spia da dietro, falla attraversare dal Danubio, che pure se non lo curassero (come invece fanno) sarebbe lo stesso bellissimo solo per il fatto che è il Danubio con tutto ciò che si porta dietro, ai piani bassi delle case riempila di caffè musicali, di teatri, di musei e di pasticcerie. Ci sono anche quelle, così come mi era stato raccontato nei film di natale. Ci sono esattamente quelle pasticcerie. Forse proprio “quella” pasticceria, che è sempre la stessa in ogni fiaba di Natale e dovunque te la immagini lei si sposta. Hanno davvero quelle vetrine con i vetri a piastrelle quadrate attraverso i quali vedi davvero quei dolci che anche se non ti piacciono ti fermi a guardarli anche solo per il lavoro che ti raccontano esserci dietro ogni singolo cioccolatino sul quale qualcuno ha disegnato sempre qualcosa col cioccolato. Su ogni cioccolatino. E ogni volta che ti fermi davanti ad una di quelle vetrine ti ci fermi per un quarto d’ora solo per il fatto che è tutto così uguale all’idea che ne avevi da fermarti ad aspettare con la certezza che da quella pasticceria entro pochi minuti vedrai uscire Willy Wonka. Immaginati una città piena di quelle botteghe nel retro delle quali ti aspetti di trovarci tanti gnomi che costruiscono candele, perché vendono davvero tante candele di ogni tipo, in ogni angolo della città, forse tante quanto i dolci.

Adesso immaginala sotto natale, con i cittadini che per usanza vanno in giro con un cappello da babbo Natale, non l’intero costume, ma il cappello quello si, e ne vendono di ogni tipo, da quelli di carta a quelli con le luci colorate che si accendono davvero. Adesso immaginati tutto questo innevato da tre giorni di neve continua. Adesso immaginati anche di sentire dovunque una musica che non lo sai da dove viene, ma tra una vetrina e l’altra, la musica te la porti dietro dovunque tu vada. Adesso immaginati che ad ogni angolo di strada un signore tutto imbacuccato ti offra delle caldarroste se le vuoi, oppure delle patate arrosto, che per noi accompagnano il pollo, mentre per loro è una merenda da passeggio e per te lo diventa nel giro di una frazione di secondo. Adesso immaginati i mille mercatini di natale che la riempiono quando è festa, perché ogni volta che vado in una città cerco sempre di visitarne il mercato, posto che non solo adoro, ma che rappresenta esattamente tutto quello che ogni città è, e credimi, se vedi i mercati e li vedi bene, dentro ci vedi la gente che vive quella città, le cose che fanno, i motivi per cui le fanno, dentro ci leggi se sono felici o no, se ti accolgono volentieri o no, sei hanno storie da raccontare, se hanno idee da inventare, bisogni da spiegare, dignità su cui vivere. Adesso immaginati che in quei mercati ci trovi le bancarelle strapiene, stracolorate, strafarcite di tutti quei dolci che prima vedevi in vetrina, e immaginati i bambini che corrono alle bancarelle e si comprano quel dolce, quello li, quello che io non avevo mai visto dal vero, che non sapevo fosse così natalizio, quello che sembra finto tanto è perfetto. Immaginati i grandi che girano sorseggiando the caldo preso ad una delle mille bancarelle che vendono solo the caldo mentre i loro bambini si gustano quel dolce. E adesso immagina me, che mi fermo e ne fisso uno. E lo guardo perché finalmente lo vedo dal vero. Perché sono a Vienna, e li i bambini sono biondi con gli occhi azzurri come i personaggi di ogni storiella natalizia. E io lo fisso, perché è imbacuccato in tonnellate di cappelli e guanti che lo difedono dai –15 gradi che lo circondano e che cercano di impedirgli di divertirsi. E immaginami a guardarlo perché è la copertina di tutti i libri che ho letto da piccolo. E immaginami ad aspettare che dia quel morso, me ne bastava uno, ma quel morso io lo volevo davvero vedere dal vivo, perché era tutto perfetto, la neve, il natale, il mercato, il bambino, e quel dolce.

Che sembra essere stato inventato per essere mangiato ieri in quel mercato da quel bambino.

L'ho vista.

Quella mela rossa candita lucida infilata sul bastoncino, caramellosamente perfetta.

Esiste davvero.

Ed è davvero perfetta come tutti la immaginano.

Tanto perfetta da racchiuderci dentro un’intera città.

Se hai immaginato tutto questo fino a qui, hai visto Vienna.

E credimi è così.



Adesso immaginami la stessa sera, in giro con i colleghi.

E nataliziamente parlando…

Immaginaci a vagare tra un pub e l’altro ubriachi di rum.

E immagina me, che alle 5 del mattino sono riuscito a perdermi per la città, visto che non solo era notte, non solo ero a piedi, ma ero pure un po’ allegrotto….

E immaginami davvero contento, perché alle 5 del mattino, dopo che per la quarta volta passavo dallo stesso incrocio sperando che per illuminazione divina trovassi la strada dell’albergo, a –20, decido di mangiarmi uno degli Hot dog più gustati degli ultimi anni il quale secondo me è servito da guida, perché me lo sono gustato con così tanto piacere da passeggiare involontariamente nella neve e trovarmi a dare l’ultimo morso al meraviglioso salsiccione esattamente davanti alla porta della mia stanza.

E immagina che in quel momento finisce la mia serata viennese crollando sul letto a faccia sotto, sazio di tutto, dopo una notte davvero bella.

Perché di giorno i bimbi nelle capitali europee giocano e mangiano mele candite, e sono una bella immagine natalizia, e li guardi davvero incantato.

Ma i grandi la notte hanno parecchio più da divertirsi!

E parecchie più cose da guardare incantati.

Vienna.

Facci un giretto che ne vale proprio la pena.

Nessun commento:

Posta un commento